Sgosh autunnale

Sgosh autunnale

lunedì 6 giugno 2011

VIVA MORTA E ANCHE X

Mioddio. Mi sono dimenticata come si fa a scrivere.

A b c d e non mi ricordo che altro. Il problema è che l'insonnia si è impossessata di me, e con essa tutti i disturbi ad essa correlati. Intere notti a contare pecore, mufloni, ovini, bovini, suini e modellini di salsiccia, sempre puntuale poi all'impietoso appuntamento con il mio lavoretto estivo con una faccia, ammettiamolo, sempre più inguardabile. Il mio medico mi ha prescritto melatonina ed erbe varie, di cui mi sono impasticcata abbondantemente fino a supplicare affinché non mi sopprimesse in qualche modo. Attualmente mi ha prescritto un ipnotico, e dopo aver letto il bugiardino ho perso i sensi. Dopo 24 ore di emicrania folle, numerose divinità invocate, l'ideazione malsana di almeno 27 modi per decapitarmi e terminare l'agonia e un numero vergognoso di pasticche prese, non mi pareva il caso di essere ricorverata nel reparto tossicomani.  Il giorno dopo però, in preda di nuovo all'insonnia e alla disperazione crescente, ho rosicchiato un quarto di pastiglia, immaginando che mi avrebbe stesa come un colpo ben assestato sulla nuca. E invece niente: caprini e agili felini mi passavano davanti a frotte, senza alcun risultato onirico soddisfacente. Se stasera non dormo apro il gas e respiro a fondo, vediamo cosa succede.

In albergo la disorganizzazione regna sovrana. La stagione si avvicina al clou e ancora siamo sprovvisti delle figure essenziali, come per esempio un capo sala che non sia uno psicotico fuggito da un qualche manicomio criminale come l'ultimo che avevano cercato di assumere. Ho avuto solo un paio di conversazioni illuminanti con questo tizio inquientante. Nella prima lo invitavo ad accomodarsi mentre aspettava l'arrivo della titolare, cosa che lui ha prontamente fatto, cominciando a ridere da solo a crepapelle in mezzo alla hall guardando il soffitto. Nella seconda cercavo di decifrare il suo foglio in cui mi aveva segnato gli extra di un tavolo.
"Di che tavolo sono questi extra?"
"Di quel tavolo in fondo a destra."
Sguardo allibito da parte mia. "Dovresti essere un po' più preciso, io non sono in sala"
"Sono un maschio, una femmina e due bambini"
"Ehm, è un po' vago... non hai segnato un numero di camera?"
"Non hanno una camera"
"Questo è un albergo, se sono in sala devono avere una camera."
"Sono ospiti."
"Ospiti di chi?"
"Non lo posso sapere"
"Dovresti chiederlo... comunque, ricominciamo."
"Sono un maschio, una femmina e due bambini"
Per fortuna di tutti, dopo averlo sorpreso a girare intorno all'albergo parlando da solo e ribaltandosi dalle risate, è stato rispedito da dove era venuto. Avanti il prossimo psicopatico.

Nel mio specifico reparto regna il caos più totale. La mia capa non vuole avvisarci dei turni in anticipo, in quanto ritiene che dobbiamo essere sempre pronte ad essere in servizio. Ha già preso la sua prima stangata sui denti quando una sera ha tentato di rintracciare la mia collega per comunicarLe che l'indomani, giorno in cui doveva essere libera, sarebbe dovuta essere invece al lavoro. La mia collega si è rifiutata di rispondere al telefono, così alle 21, mentre io ero ancora sommersa di lavoro e ne avrei avuto per almeno altre due, mi ha informata che la mattina dopo avrei riattaccato alle sette. La mia risata satanica con cui le comunicavo che non se parlava non le è piaciuta, e da allora si rifiuta di informarci persino sui nostri giorni liberi.

Le giornate trascorrono velocemente (a dispetto delle mie nottate). Uno dei camerieri ha il vizio di tirarmi per le guanciotte cicciotte ogni volta che gli passo davanti, la ragazza che usano come tappabuchi rischia di morire di asma ogni volta che ride, il cuoco l'altro giorno ha tentato di appendermi un salmone sfilettato alla reception a mo' di harbre magique. Ho visto più gente malata di mente in queste settimane che nei nove mesi di tirocinio al centro di salute mentale.

Non che a casa la follia sia minore. Il CdM attualmente si diletta con due lavori, pertanto la casa è abbandonata a se stessa e prevedo di doverla derattizzare in autunno. L'altro giorno il CdM mi ha comunicato che non aveva più calzini da indossare. "E quindi?" gli ho risposto chiedendomi se la lavatrice fosse emigrata per l'orrore di vivere con noi. "Quindi niente, ho usato un paio dei tuoi".

Non sono più padrona del mio tempo, della mia casa e nemmeno dei miei calzini. Che triste storia.