Sgosh autunnale

Sgosh autunnale

lunedì 28 aprile 2014

L'Urlo


Quest'anno sono tornata ufficialmente in front-office.
Abbiamo dovuto partecipare ad un corso e alla domanda "cos'è per te il cliente", mentre tutti rispondevano cose tipo "è la mia famiglia" oppure "è qualcuno da coccolare" (boh, la follia), il mio unico pensiero era "è colui che mi straccia costantemente le budella".

Lo so, è terribile. Questo lavoro mi ha avuta. Specialmente se le colleghe si guardano bene dal mollare la sedia del back office e io sto in piedi 8/9 ore di fila al giorno e non mi sento più i piedi. E vorrei strapparmi le orecchie.



Qualche sera fa, colta da un istinto suicida improvviso, decido di chiamare una cliente con cui per email c'era stata qualche incomprensione con le mie colleghe, nel tentativo di chiarire dopo che le mie colleghe, per 4 interi giorni,hanno ignorato volutamente le sue insistenti email.
Preciso che la cliente ha prenotato una vacanza nelle due settimane centrali di agosto e ha rotto talmente tanto le scatole da accordare non so come uno sconto di 1000 euro, ulteriormente ribassato di 150 euro da lei stessa nell'ultima mail.
La chiamo e con la voce più dolce che mi esce le spiego che altri 150 euro mi sembrano difficili da accordare e non riesco a finire la frase che parte con un lento ma inesorabile piagnucolio.
"Cosa mi sta dicendo? Io mi ero già accordata con la sua collega... non esiste che ora mi facciate pagare 150 euro in più! (veramente paga 1000 euro in meno, ma dettagli) Lei sa cosa vuol dire questo? Mi costringe a non fare le ferie? (veramente no, ma se vuoi venire in altissima stagione come minimo dovresti pagare!) No no lei non ha idea dei sacrifici che ho fatto per organizzare questa vacanza (suvvia, sacrifici... manco hai mandato la caparra). Ho mio marito in cassa integrazione e due figli, lei sa cosa significa?? (sì, che normalmente se non si hanno i soldi non si prenotano 2 settimane di ferie nel periodo di altissima stagione) Ho dovuto litigare in ufficio per ottenere proprio queste due settimane (e ti credo, fai la morta di fame e poi a  Ferragosto vai in zona vip come se ti fosse dovuto)... Ecco, sa cosa le dico? Le bambine hanno già capito tutto... che non si va in vacanza! Dovrebbe venire qui e vedere le loro facce sconvolte... ecco ora una sta piangendo (ma per favore, possiamo essere più patetici???). Questa telefonata mi ha sconvolta, io ora non so più cosa dire (ma magari signora, stia zitta!!)... 150 euro in più io non li pago!"
Dopo 20 minuti di lacrime e sangue ricevo una telefonata dal capo, arrabbiatissimo perché le linee risultavano tutte occupate e io non rispondevo al telefono. Mi intima di richiamare la signora e di accordarle il prezzo pattuito, e che non venga mai più in mente a nessuno di fare figure del genere con i clienti (ma dico io, stiamo scherzando??? Siamo all'apoteosi).
La richiamo con la sensazione di dover vomitare, lei si tranquillizza e mi chiede come funziona per il parcheggio. Le spiego che quello interno ha un costo totale di 120 euro e lei mi risponde "oh, capisco, me lo prenoti pure... tanto non sono 120 euro che mi cambiano la vita!". 
E il cliente dovrebbe essere la mia famiglia?? Piuttosto preferisco essere orfana e sola al mondo! E per quanto riguarda le coccole, io farei partire solo randellate, a destra e a manca finché non cadono tutti a terra senza denti. 



Sono adatta a stare in front-office, certo.

Ieri entra una famiglia nel bel mezzo della merenda che organizziamo per i bambini. Mi mostra il viso pasciuto della sua bimba e con aria grave mi dice "passavamo di qui e la bambina ha fame, non è che posso farle fare merenda?". Sconvolta dalla faccia tosta, le rispondo che la merenda è per gli ospiti dell'hotel e lei piccata mi risponde "Allora mi faccia un preventivo". Dopo un preventivo lungo e complicato le domando se ha piacere di vedere una stanza e lei mi risponde "No, la bambina ha fame, devo proprio scappare e trovarle una merenda! Arrivederci!". 

Gente, ma che problemi avete? Siete diventati tutti pazzi? Dall'Italia non emigrano più solo le persone, ma anche migliaia di cervelli?

Il cliente è qualcuno che deve farsi curare, ve lo dico io.

Non arriverò mai al 13 settembre senza essere denunciata e/o arrestata per qualche crimine orrendo, è poco ma sicuro.

mercoledì 16 aprile 2014

L'apertura per Pasqua 2014

Un albergo che apre tra due giorni per i ponti di primavera.
L'unica albergo dei quattro della catena che si accinge ad aprire i battenti.

La direzione oppressiva e minacciosa.

"Siamo sicuri di tutti i reparti, al 100%. Tranne che del vostro."
"Se dovessero arrivare recensioni negative per questa Pasqua, farete i conti con il direttore."
Quattro donne molto diverse. 

F., 41 anni, una vita da single incallita, scrive post-it ogni minuto e combatte la tendenza all'esagitazione. 

Una donna alta, magra, riccioluta entra in ufficio parlando a fatica e con le mani che tremano visibilmente.

C., 30 anni, 2 figli e un compagno, perennemente in corsa tra lavoro e famiglia, sempre al telefono o alla guida, perfettamente multitasking.

Una donna si affaccia al balconcino dell'ufficio con i capelli raccolti a caso in cima alla testa, occhiaie profonde sotto gli occhi azzurrissimi, la sigaretta in mano e urla alla strada: "Aiuto!!!".

V., 32 anni, vive con la mamma, una tendenza a lavorare con una precisione maniacale, salvo poi distrarsi un attimo e commettere l'unico errore che le costa un rimprovero colossale.

Una donna dal caschetto rosso e occhiali neri si affaccia in ufficio e vedendo le facce delle colleghe, gira i tacchi e fa per andarsene.

Ausdauer, quasi 33 anni, vive con il CdM e due felini, vestiti sempre coperti di soffici peli e la verve di una spora.

Una donna rotondetta dai capelli castani pettinati a caso entra in ufficio sbottando: "ragazze, io non ho mica voglia!!".

Telefonate ogni secondo, email a valanghe, calcolatrici che fanno il fumo sotto le dita di quattro donne in preda al delirio pre-apertura. 

"L'apertura per Pasqua 2014"
Dal 18 aprile nei migliori cinema

"Non ce la faremo mai"


martedì 1 aprile 2014

Liebster Award

Per partecipare al LIEBSTER AWARD quello che si deve fare è: 


  • Ringraziare chi ti ha nominata
  • Rispondere alle sue dieci domande
  • Nominare almeno 10 blogger con meno di 200 followers
  • Comunicare la nomina
  • Proporre dieci domande a cui debbono rispondere i blogger nominati

Data la scarsità di tempo e dati i secoli trascorsi dalla mia fervente attività sul blog, mi fermo al secondo step. Quindi, grazie Aldabra per avermi nominata e ora rispondo alle tue domande!

1) Qual è  il tuo libro preferito?
"Pomodori verdi fritti al caffé di Whistle Stop" di Fannie Flagg. Mi piacciono le storie così, con personaggi curiosi e definiti, con cittadine americane piene di stranezze e buoni sentimenti, senza tanti fronzoli sulle vicissitudini storte della vita.

2) La canzone che canticchi più spesso è...
Ultimamente non canto, ma mentre sono sommersa di lavoro ogni 3 minuti porco pesantamente, a volte con una lieve tonalità in la minore. 

3) Non riusciresti mai a...
Se doveste stare a sentire me, io non riuscirei mai a fare niente. Eppure ogni tanto mi tocca almeno provare....

4) Qual è il lavoro che vorresti fare?
Mah, mi andrebbe bene anche il mio lavoro, se solo potessi dedicarmi solo ed esclusivamente al back office e non parlare mai più direttamente con clienti che ogni 4 nanosecondi hanno un problema, vogliono la chiave, non riescono a fare pipì, hanno il bambino con la febbre, non piace loro camera, non vogliono fare la scale, sentono odori strani provenire da ogni anfratto, non sanno cosa fare se piove, urlano se si guasta per due ore l'aria condizionata o se l'ascensore è troppo lento, urlano se la camera non è pronta e loro la attendono da ben 4 minuti e mezzo, urlano se sul buffet non hanno trovato la cotoletta per il bambino... und so weiter.
5) Hai un rimpianto?
Sì, non aver accettato uno dei tanti lavori che proponevano a tutti gli studenti diplomati in anni pre-crisi per andare all'università. Epic fail!! 

6) Qual è la città più bella che hai visitato?
Nella mia vita ho viaggiato talmente poco che non so proprio cosa rispondere.

7) Il viaggio che vuoi fare?
A settembre, disastri permettendo, mi piacerebbe andare in Austria o a Londra. Qualcosa di poco impegnativo a livello di viaggio, che francamente patisco anche solo l'idea del fuso orario o di ore chiusa in un aereo dove, ahimé, sono certa che potrebbero scoppiarmi le orecchie.

8) C'è una cosa che hai fatto di cui sei orgogliosa?
Sì, me la sono sempre cavata, nonostante tutto.

9) Hai trovato un senso nella vita?
No, lei ha trovato un senso in me?

10) O almeno sai dove andare in vacanza quest'estate?
Questa domanda è cattiva però, non si fa!



giovedì 27 marzo 2014

IL PONTE


E' lunedì mattina e la sera prima, collegandosi ansiosamente da casa, la collega ha scoperto che ci sono da smaltire qualcosa come 250 mail, tra cataloghi e preventivi da inviare entro la mattinata. Entriamo in ufficio pronte al nostro lunedì davanti al pc ad infinitum, ci sgranchiamo le dita, beviamo un sorso di acqua e... ohibò! Che succede?? La connessione non funge?! Di lunedì mattina è la tragedia più grande che possa capitare.

Lanciamo una voce agli altri uffici, dove tutto pare funzionare a meraviglia. Poiché il venerdì l'ufficio è stato lasciato in ultimo dalla collega, che notoriamente in fatto di pc e cavi è un vero disastro e ha sicuramente staccato prese e alimentatori random, mi lancio nel tentativo disperato di rimettere in sesto il modem. Spingo cavi, riattacco alimentatori, prego in lingue che non conosco posseduta dal panico di dover trascorrere la mia vita in quel dannato ufficio. Niente. Imprecazioni dagli uffici vicini cominciano a diffondersi nell'aere, la tensione corre nel corridoio attraverso telefonate roventi alla Telecom, al nostro tecnico informatico e probabilmente anche al Papa. Il compagno di una collega ci informa che anche a Bologna stanno riscontrando problemi analoghi, forse si tratta di un black out regionale. Il tecnico informatico, giunto con il suo kit emergenze, fa la spola di ufficio in ufficio, raccontando che già nella serata di ieri la sua connessione casalinga sembrava collassare e che anche altri hotel in mattinata stanno registrando problemi. Che il mondo stia per finire?

Mentre sta controllando il nostro modem, alza lo sguardo verso di noi e tuona: "Ma chi ha fatto questo??".
La collega ed io ci guardiamo, e neghiamo, neghiamo, neghiamo ancora. "Qualcuno di voi ha collegato questo cavo LAN alle due estremità, vedete? Avete creato un ponte nel vostro modem che ha mandato in tilt tutta la connessione dell'albergo!". E di tutta l'Emilia Romagna vero? Santo cielo, no. Noi non abbiamo fatto nulla, era già tutto così. Il capo irrompe nell'ufficio dichiarando il nostro ufficio una vera vergogna, e prendendoci in giro senza pietà, mentre noi neghiamo, neghiamo, neghiamo.

In realtà, a pensarci bene, potrei aver collegato io il cavo. Potrei, ma non ne sono sicura. E chi può dirlo? Nessuno ha visto niente. Nessuno ne saprà mai niente. Io sono innocente, e i miei occhioni languidi ne sono stati la prova lampante. Chi mai potrebbe dare la colpa a me, che sono sempre così silenziosa e l'unico momento in cui apro la bocca davanti agli occhi del capo è per mangiare qualcosa all'ora di pranzo?

Ok, temo di essere stata io. Magari per quel dannato ponte sono stati riscontrati problemi anche a Dallas, Buenos Aires e Shangai, ma per carità, non ditelo a nessuno. Io sono una brava persona. No???



venerdì 21 marzo 2014

Ausdauer's Anatomy

No, non sono un chirurgo, dunque non trascorro felicemente le mie giornate sventrando gente e godendo profondamente nel farlo. Anche se, lavorando a stretto contatto con la gente, spesso e volentieri vorrei poterlo fare.


Ogni sera, da un po' di tempo a questa parte, in casa Ellouin-Aus ci si dedica a questo telefilm, snobbato per 10 anni e di cui ora, ahinoi, non possiamo fare a meno. Dalla prima serie all'ottava (dunque non spoilerate, che tanto mi sono già spoilerata ampiamente da sola leggendo su Wikipedia), bavosamente catturati dalla tensione emotiva del telefilm con i chirurghi più sfigati della terra, i quali, inspiegabilmente, riescono a farmi sentire una sfigata alla seconda di fronte a tutte le loro innumerevoli disgrazie. 

Perché loro sono sempre fighi, perfetti, in forma, nonostante non facciano altro che lavorare.
Non dormono per 48 ore dopo aver effettuato interventi di dieci ore filate, ma non hanno un capello fuori posto e nemmeno l'ombra di un'occhiaia sotto l'occhio sempre vigile. Io, per contro, dopo un paio di turni in chiusura/apertura, ho la faccia di una che è appena stata riesumata da un sarcofago millenario e non potrei mai pronunciare la parola "anastomosi", dal momento che a stento riesco a dire il mio nome senza sbavare.
I suddetti interventi di 10 ore filate vengono condotti senza esitazioni, senza uno sbadiglio, senza un "ommioddio devo andare in bagno". Io, che invece sono veramente una donna senza midollo, se mangio al volo una pasta con zucchine a pranzo dieci minuti prima di entrare in sala conferenze per un corso, devo scappare dopo pochi minuti vinta dalla vescica strabordante. 


E hanno tutti un fisico perfetto, scolpito, nonostante trascorrano giorno e notte in ospedale nutrendosi di cibo spazzatura propinato dalla mensa ospedaliera. Hanno sempre nel piatto panini giganti, patatine fritte, cibo unto e bisunto. Io dopo 4 mesi di pranzi e cene in hotel, senza la possibilità di fare il benché minimo addominale, ho le fattezze dell'omino Michelin.
Senza contare che vivono in quel dannato ospedale, poi tornano a casa e la loro dimora è linda, il frigorifero pieno, il bagno sempre agibile. A casa mia, dopo qualche settimana di lavoro ininterrotto, possono essere rinvenute forme di vita alternative e avventurarsi per fare la doccia è un'esperienza solo per cuori impavidi. 


E non solo: ogni minuto libero che hanno nella loro esistenza lo passano a copulare come ricci libidinosi. Hanno cinque minuti di pausa tra un intervento e l'altro? Si accoppiano.
Tornano a casa dopo 38 ore di turno in ospedale? Uniscono i loro corpi nell'estasi suprema dell'amore (cit).


Un paziente muore? Pazienza, c'è la saletta per i riposini, in cui spero vivamente che ogni tanto cambino le lenzuola.

Shonda Rhimes, non me la racconti giusta. Voglio un telefilm realistico sulle condizioni psicofisiche in cui versano le persone di cui si abusa sul lavoro. Voglio un telefilm dove una Aus, devastata da un turno di 140 check in, ottiene un primo piano sull'occhio crepato, il ghigno sardonico sulle labbra e l'unico capello bianco, grosso come un tronco di pino, che spunta gridando vendetta. 

venerdì 14 marzo 2014

Piccola Ausdauer non cresce

Ambulatorio del medico strapieno, un solo posto a sedere che lascio libero per educazione, data l'età media dei presenti. Una vecchietta stringe il suo bastone urlando una serie di malanni e di vicissitudini mediche tristissime, l'altra vecchietta cerca di attirare la sua attenzione con altrettante mirabolanti storie di interventi al cuore e sofferenze indicibili, ottenendo come unica risposta "signora, non la sento e non posso risponderle, sono sorda!". Incurante di ciò una terza vecchietta, sentendosi minacciata nell'ego da coetanee più acciaccate di lei, si inserisce nella conversazione agitando un altro bastone. Poiché, ahimè, mi è giù successo di ricevere bastonate da vecchiette inviperite, esco dall'ambulatorio e mi siedo sul gradino dell'entrata, per godere di aria fresca, sole e pace.
La porta si apre di continuo e si sente: "La ragazza è andata via? Ah, no, è qui!". Alla quarta volta, dopo un'ora di sosta sul freddo gradino, decido di rientrare. Le ore passano, tutti gridano il proprio dolore, si comincia a cronometrare il tempo medio di ogni visita e a commentare negativamente chiunque si trattenga più di qualche minuto. Cerco di leggere il mio libro, ma la voce della vecchietta che narra il suo intervento al cuore mi trafigge i neuroni. 
Dopo due ore e mezzo rimaniamo in pochi, ma lo sconforto dei presenti è grande.

"Tu non ci metti molto di sicuro" mi guarda la signora torva, dimenticando che comunque vada, io sono l'ultima dei presenti in fila. Scuoto la testa e lei mi fissa. 
"Hai un sacco di pazienza..." mi dice con finta aria benevola.
"Beh, non posso fare diversamente..." le rispondo alzando le spalle.
"Quindi oggi niente scuola?"
Scoppio a ridere. "Ho finito la scuola da 13 anni signora... comunque grazie!". 
La signora non sembra affatto convinta. "Mah, mi sembri tanto una ragazzina."
"Eppure..."
Guarda l'orologio, guarda me e sbotta: "E' l'una, ma la mamma ti avrà già preparato qualcosa..."

Ma magari signora!! 15 anni in meno, pappa pronta tutti i giorni, pur di saltare la scuola mi sparo tre ore e mezzo di ambulatorio medico, torno a casa e siccome sono tanto balata la mamma mi ha preparato il mio piatto preferito, dopo di che posso pure lasciarmi cadere sul divano e guardare un po' di telefilm. La cosa migliore, dato che il mio metabolismo adolescenziale me lo permette, posso mangiare quel che mi pare, quindi la mia merenda sarà una bella piadina fontina e prosciutto scaldata alla piastra, e non ingrasserò di un grammo per questo. E per sabato sarò addirittura magicamente guarita per uscire con le amiche.

Sì sì.

Ah, no, dannanzione, ho quasi 33 anni, se solo mi prendo un raffreddore rantolo per una settimana, con 39 di febbre devo comunque prepararmi il pranzo e la mia merenda sarà soltanto qualche grammo di frutta. Magari signora, magari!!


martedì 11 marzo 2014

Insonnia, che passione!

Ho letto che in Italia nove milioni di persone soffrono di insonnia. Mah, nel raggio delle mie conoscenze, pare che esista soltanto io.

A chiunque io dica che passo gran parte delle mie notti tra un risveglio e l'altro, tentando di dormire un numero sufficiente di ore per la mia sopravvivenza non tanto fisica quanto cerebrale, mi risponde:

- "no guarda, io la sera sono talmente stanco che crollo e non mi sveglio fino al mattino" (io invece che magari non dormo da giorni, sono talmente riposata che non vedo perché dovrei dormire... specialmente quando capita che in 24 ore ne ho lavorate 17 o più e ne ho dormite al massimo 3 - in quel caso è evidente che non dormo per l'eccessivo riposo)

- "non so di cosa parli, mi addormento come un sasso in tutti i luoghi, in tutti i modi, in tutti i laghi" (e io invece con tappi nelle orecchie, buio completo, CdM che cerca di non respirare per non muovere nemmeno un cm di coperta, mi sveglio per qualsiasi flatulenza di zanzara)
- "prova con una bella camomilla e una tisana rilassante... io se sono un po' agitato poi mi addormento in 5 nanosecondi" (e io invece ottengo come unico risultato che vado in bagno 8954 volte in più durante la notte).

Non parliamo del CdM, che non è che dorme: lui defunge. Una volta che si è addormentato è come se fosse totalmente privo di vita: un giorno mi sono sentita male, ho arrancato fino al bagno sbattendo ovunque soffocando grida strazianti di dolore, accendendo luci e porcando senza fine... dopo aver quasi perso i sensi in bagno per 20 minuti, sono tornata in camera pronta a scusarmi per averlo svegliato in preda alla morte imminente e invece lui dormiva come se nulla fosse successo. L'indomani, appreso l'accaduto, ha avuto anche il coraggio di chiedermi con aria di rimprovero: "Ma perché mai non mi è hai svegliato??!". Perché eri MORTO, santo cielo. 



La cosa peggiore dell'insonnia è vedere intorno a te il resto del mondo che dorme che se non ci fosse un domani. Ricordo ancora una delle notti peggiori della mia esistenza: avevo 8 anni, era la notte di Capodanno. Mio fratello dormiva come ogni bambino normale, i miei genitori svenuti nel letto con ancora la tv accesa. E c'era Marisa Laurito che urlava, faceva il trenino, aveva quella voce terribile... ero sola con la Laurito che si sgolava, non lo dimenticherò mai. Che sia cominciato tutto da lì? Ancora oggi quando sento la voce della Laurito ho una crisi di ansia.

Se potessi esprimere un desiderio, non sceglierei di diventare la donna più ricca del mondo. No, voglio essere la donna che dorme 10 ore filate a comando, in mezzo ad un concerto di martelli pneumatici, con la terra che si squarcia sotto di lei e il sole che la arrostisce a 180° come se fosse un tenero arrosto.
In pratica, a pensarci bene, vorrei essere il mio moroso. O uno di questi due animali.










lunedì 10 marzo 2014

Nonna


Mia nonna non è mai stata una donna piena di tentacoli e a labbra protese, pronta a risucchiare nel vortice i nipoti ogni volta che le capitavano a tiro. Anzi, poiché le capitavamo a tiro tutti i giorni abitando proprio davanti a casa sua, di baci e abbracci da mia nonna credo di non averne mai ricevuti.

In compenso la sua missione era nutrirci. Ad oltranza, di qualsiasi cosa, a qualsiasi ora del giorno, possibilmente con cibi dalle calorie direttamente proporzionali al suo amore per noi.



D'estate il Vater ci svegliava verso le 6,30 e nessuno allora si scandalizzava perché dei bambini piccoli erano fuori a correre per i campi alle 7 del mattino. Anzi, mia nonna approvava. Alle 7 la sua casa odorava già di soffritto e non credo potrò mai dimenticare l'odore della sua cucina. 
A pranzo già pronto, usciva poco dopo per fare la spesa e al suo rientro, alle 9, suonava il campanello della bicicletta al grido di "bambini, è arrivata la merenda!". Focaccia, prosciutto cotto, pizza al pomodoro, Ritz, yogurt da bere: si entrava in casa pieni di entusiasmo, si spalancavano le fauci e si divorava tutto. Mia nonna ci guardava uscire di casa sorridendo: nipoti a pancia piena, nonna felice. 

D'inverno, ammalarsi si traduceva sempre nel posto d'onore sul divano della nonna, che preparava con cuscini e coperte da cui non ci si doveva alzare se non in caso di impellente bisogno e lì venivano serviti tisane preparate ad hoc, cibarie varie, succhi di frutta, medicinali all'occorrenza. Tutti i bambini rientravano a scuola un po' debilitati dall'influenza, noi dopo una settimana di cure dalla nonna tornavamo in classe belli freschi e floridi come dopo una settimana in montagna.

Rifiutare il suo cibo era impensabile. Verso i 13 anni il mio appetito è diventato incontenibile, con sua enorme soddisfazione, e da quel momento non è stato mai più possibile pronunciare frasi come "no, grazie, non mi va" oppure "nonna, sono piena". Quando uscii dall'ospedale dopo un intervento e con la precisa indicazione di seguire una dieta leggera nel post-operatorio, mi aspettò al varco con un piatto enorme di lasagne e rimase offesa per giorni perché non potei nemmeno toccarle. Non mangiare qualcosa da lei amorevolmente preparato per noi, era come rifiutare il suo amore.

Ci fu il periodo in cui ogni santissima mattina, alle 6,30 preparava quintali di budini e alle 7 cominciava a chiamare tutti a rapporto per la distribuzione delle cibarie. Che fosse domenica, che fossimo in vacanza, che io ormai fossi grande e la mattina volessi dormire, non aveva alcuna importanza. Alle 7 il citofono suonava implacabile e guai ad accampare scuse come "sono in pigiama, vengo più tardi". Il budino era pronto, perdio!! E andava mangiato, subito, possibilmente sotto la sua supervisione. 

Dalla mia adolescenza in avanti, ha tenuto d'occhio ogni mio movimento, arrivando persino a seguirmi in bicicletta per km per assicurarsi che non mi stessi mettendo in qualche guaio, che non fossi finita a drogarmi per le strade, che non stessi per rimanere incinta di qualche vagabondo alla pericolosissima età di 14 anni. Mi faceva domande trabocchetto, e poi si confrontava con la Mutti con fare autoritario per dimostrarle che sì, per fortuna aveva preso lei in carico la situazione!



La sua salute non è mai stata buona: il suo peso era notevole, soffriva di diabete, aveva innumerevoli acciacchi di cui non mancava di lamentarsi. Tra un lamento e l'altro, mentre ti offriva il pranzo/la cena/la merenda/spuntini di vario genere e natura, potevi salvarle l'umore soltanto proponendole la cosa che amava di più al mondo: un bel giretto all'ipermercato. Una volta presa la patente ho spesso usato questa tattica per rifiutare qualche dolciume e renderla comunque felice. Un minuto prima lamentava un'impossibilità assoluta al muoversi, il minuto dopo sfrecciava con il carrello tra le corsie comprando ogni ben di Dio. Era talmente felice che finiva sempre per regalarmi quelle due cose che mettevo nel mio cestino e che cercavo di nascondere per potermele comprare da sola.

Quando l'anno scorso sono venuta a vivere nella sua vecchia casa, proprio di fianco a lei, ogni volta che entravo da lei mi facevo tritare qualcosa per fare un soffritto e lei, che magari un minuto prima stava piagnucolando per la sua condizione, si rianimava e mi riempiva un contenitore da surgelare.
Ogni giorno mi chiedeva cosa avevo preparato da mangiare per il CdM e se mi vedeva uscire a cena da sola, magari per vedere delle mie amiche, mi guardava piena di disapprovazione, perché lasciavo mio "marito" solo e senza cibo mentre andavo a divertirmi. Faceva retromarcia con la sua sedia a rotelle, e scuotendo la testa di allontanava mordendosi la lingua.

L'ultima porzione di soffritto l'ho usata qualche settimana fa, e ogni volta che entro in casa sua la cosa che mi rende più triste in assoluto è che l'unico odore che si sente è quello dei miei panni stesi ad asciugare. 

Non ho mai creduto in queste cose, ma mi piace pensare che ora lei sia in un immenso supermercato, a riempire carrelli su carrelli, con quel sorriso che aveva sempre quando sapeva di aver comprato qualcosa di buono che avrebbe messo sul fuoco di lì a poco. 

(Nonna, mi sono messa a dieta e ho perso 5 kg... so che mi guarderesti accigliata come facevi sempre quando eri contrariata, e poi mi offriresti qualcosa di ipercalorico, come le tue famose cotolette, assicurandomi che sono fritte in un filino di olio e che la carne mica fa ingrassare...) 





venerdì 7 marzo 2014

Sono mesi che digito su "nuovo post"

e non scrivo mai una parola.

Adesso basta, è ora di rompere il silenzio. Il blog racconta una storia, il blog è catarsi, il blog deve risorgere!

Tra meno di 10 giorni rientro al lavoro dopo la pausa invernale. Ci saranno lacrime, sangue, esaurimento. Cosa me lo fa pensare? E' una settimana che la mia collega mi chiama inveendo, singhiozzando e spargendo ogni volta una ventata di morte e distruzione di sogni e belle speranze. La serenità è utopia. Io che non muoio di ansia è utopia.

Sono stata dalla dottoressa nuova (il mio adorato dottore è purtroppo stato trasferito) ed era la prima volta che entravo nell'ambulatorio con il mio bel fardello. Tre ore in sala d'attesa dove ho sentito tutti e dico tutti i fatti privati di quelli che erano in ambulatorio. Il pover'uomo prima di me doveva fare uno spermiogramma per controllare il numero dei suoi spermatozoi: quando è uscito nessuno riusciva a guardarlo in faccia.
Quando sono uscita io, dopo aver raccontato per 20 minuti la mia triste storia, le facce in sala d'attesa erano compassionevoli. "Ciao e auguri" mi ha detto una signora, facendomi sentire una vera sfigata.

Tra i mille cambiamenti avvenuti in questi mesi di disoccupazione, c'è stato anche il mio definitivo esilio dalla casa materna. Dove un tempo c'era una cameretta piena di maialini, libri, e dove per anni ha regnato un assetto da studio matto e disperatissimo...




.... ora c'è questo, futuro vano scala e salotto della casa di mio fratello.


Qualcosa mi dice che non tornerò mai più a vivere con la Mutti.

martedì 28 maggio 2013

Non sono pazza!! (- 110 giorni)

Parte la musichetta di The Sims 2 e il mio cellulare vibra. Sto già porcando pesantemente, è il giorno di apertura dell'hotel, mi devo sparare chiusura/apertura come battesimo di fuoco (ovvero fine turno ore 23, inizio nuovo turno ore 7,30), sono tesa come una corda di violino e sto sbattendo lardelli a destra e a manca nel tentativo di scaricare la tensione. Convinta che sia per la 437829478329578429milionesima volta la mia Collega1 che mi telefona, rispondo quasi ruttando:

"Pronto!"
"Parlo con Ausdauer?"
"Sì" (o almeno con ciò che ne resta)
"Sono C. dell'assicurazione, ti chiamo a proposito dell'incidente del 21 maggio"
"Ho avuto un incidente?"
"Sì, abbiamo avuto il tuo numero di targa in merito ad un sinistro..."
Oh Cristo, santissimi salami prosciuttati, lo sapevo. Lo sapevo! Non sono più in grado di intendere e di volere... ho avuto un incidente, forse ho stirato qualcuno sull'asfalto e nemmeno me ne sono accorta. Perdonatemi, perché non sapevo quel che facevo... Aiuto aiuto aiuto, sono una povera mente malata priva di controllo sulle sue azioni.
"Un sinistro che ho causato io??"
"Abbiamo pochissime informazioni in merito, ma risulta che tu abbia urtato una moto"
"Santa Madonna!" e neuroni imbizzarriti disegnano scenari in cui la mia Sacra Auto sfreccia per la Ridente Cittadina seminando morte e distruzione.
"Hai avuto un incidente il 21 maggio?" mi chiede perplessa l'assicuratrice.
"Non che io sapppia... me lo dovrei ricordare... posso sapere dove è successo?"
"Come ti dicevo, abbiamo poche informazioni. Il tal R.M. ha segnalato il tuo numero di targa e c'è la questione della privacy..."
"Beh, capisco, ma se questo tizio sostiene che sono coinvolta nei suoi fatti, magari dovrei sapere dove e come sono entrata nella sua esistenza..."
"Dunque, vediamo... il sinistro è avvenuto a Bari!"
"Ok, mi sento di escluderlo!!"

Mio caro R.M., grazie per avermi fatto dubitare della mia salute mentale, cosa che peraltro metto in dubbio già quotidianamente anche senza il tuo aiuto. 

Non sono pazza!! Non sono pazza!!!

lunedì 20 maggio 2013

Le risposte che vorrei poter scrivere (- 118 giorni)

Quando inizio il turno e comincio a leggere le email del giorno di solito mi viene la morte.

"Buongiorno,
siamo 2 adulti e 4 bambini, ci servirebbe una camera ampia, magari due comunicanti, dal 10 agosto al 17 agosto. Chiediamo la Vostra migliore offerta, perché come vedete siamo una famiglia numerosa e ci sta la crisi e altrimenti non possiamo fare le vacanze quest'anno"
Gentilissima Famiglia,
comprendiamo benissimo che ci sta la crisi, pertanto ci permettiamo di suggerire le seguenti soluzioni:
- chiedere una camere unica anziché due, dal momento che come sanno anche i rospi, due costano di più
- organizzare le ferie in un periodo che non sia quello centrale di altissima stagione
- un uso oculato degli anticoncezionali
- stare a casa propria se non ci sono i fondi per pagare le vacanze.
Sperando di esserVi stati utili, porgiamo cordiali saluti.

"Grazie del Vostro preventivo. Intendiamo confermare la camera come Vs preventivo, ma Vi chiediamo di scontarci € 50,00 sul totale in quanto per Voi non sono niente, ma con quei soldi noi ci paghiamo l'autostrada per venire da Voi."
Gentilissima Famiglia,
siamo a ringraziarVi per la Vostra conferma. 
Cogliamo l'occasione per suggerire di rimanere a casa Vostra se vi mancano € 50,00 per pagare l'autostrada, perché nessuno Vi costringe a trascorrere le Vostre vacanze a 800 km.

"Chiediamo un preventivo."
Gentilissima Famiglia,
anche noi ci permettiamo di chiedere qualcosa:
- chi siete?
- cosa volete?
- quando lo volete?
- è troppo difficile rivolgersi ad una struttura dove lavorano persone in carne ed ossa senza utilizzare la modalità di richiesta che di solito schifa anche la graffetta di Word?
In attesa di una Vostra gentile risposta, ci auguriamo che preferiate rimanere a casa.

"Ho due bambine di 2 e 4 anni e volevo sapere quando verrà riempita la vostra piscina, perché non vorrei che l'acqua fosse troppo fredda"
Gentilissima Famiglia,
non sappiamo quando arriverete, ma ci premureremo di raggiungerVi in piscina con secchi di acqua bollente, qualora le Sue bambine non dovessero gradire la temperatura dell'acqua. 
Nel frattempo le auguriamo che un colpo di vento Vi causi una dissenteria tale da farVi rinunciare alle ferie.

"Prima di ricevere qualsiasi preventivo gradirei sapere se mio figlio di un anno e mezzo può partecipare al Mini Club durante il giorno e se avete un servizio di Baby Parking durante l'ora dei pasti"
Gentilissima Famiglia,
se il bambino di un anno e mezzo Vi dà tanto disturbo, suggeriamo di darlo in adozione ad una famiglia che si prenderà cura di lui come si conviene e che magari non soffrirà eccessivamente di doverlo portare con sé durante le ferie. Sconsigliamo di perderlo accidentalmente in autogrill, in quanto azione passibile di denuncia alle autorità.
Cordiali saluti

Odio tutti.


lunedì 13 maggio 2013

Panico e paura


Tra 11 giorni apre l'hotel. 

Non sono mai stata granché felice di iniziare la stagione lavorativa, ma quest'anno proprio mi stenderei sulle rotaie in attesa di essere fatta a brandelli. Ecco.



Intanto perché dopo 6 anni ritornare ai 120 giorni no-stop senza giorno libero, con in più diverse ore giornaliere sul groppone e una casa da gestire, mi dà l'idea che la mia vita stia finendo. Morirò di stenti, me lo sento.
In più il CdM non ha trovato un altro lavoro che non fosse trascorrere quattro mesi interamente in hotel, senza mai poter nemmeno pensare di fare una passeggiata insieme, una serata insieme, un solo pasto insieme. Certi giorni non ci incroceremo nemmeno, se non per un fugace saluto sul materasso (e non pensate male, a stento abbiamo il tempo per dormire. 
Insomma, ne ho una voglia che mi ucciderei. L'ho già detto?

Ho iniziato il 18 marzo con questa ragazzetta di 26 anni come direttrice, spocchiosa come pochi altri al mondo, convinta di essere l'unico essere vivente dotato di bellezza e intelligenza in questo emisfero. E' la prima volta nella mia vita che, lavorativamente parlando, mi sento un genio. E nonostante i miei quindici anni di esperienza sul campo ho abbastanza sale in zucca da comprendere che, non bramando ardentemente chissà quale postazione di comando, sono un soldato semplice: faccio quello che devo, ma senza nemmeno troppo entusiasmo. Non mi spreco, a dirla tutta.
Di fatto, il fenomeno dell'anno si è rivelato un flop imbarazzante. Ne so più io di lei che a stento mi interesso di quello che faccio. In nemmeno un mese è riuscita a farsi detestare da chiunque compreso il capo, che non ha esitato a degradarla e ora viene considerata più o meno alla stregua di una pianta grassa da piazzare sulla scrivania. 
I turni con devo condividere con lei ormai mi hanno frantumato le ossa del cranio, perché le craniate contro il muro sono continue e obbligatorie.

"Amica, hai notato le mie tette oggi??". A me lo chiede, che notoriamente sono la persona più disponibile a parlare di tette del circondario. A me che piuttosto che voltarmi per notare quanto il reggiseno del giorno abbia generosamente donato un paio taglie, mi infilerei la calcolatrice in gola. 
E' piuttosto inutile che introduca con me il discorso moda e fisico da paura, dal momento che vado in ufficio puntualmente con felpa e scarpe da ginnastica per camuffare i rigogliosi rotoli che  proliferano. 
Penso di non tollerare più i suoi discorsi su quando è stata nominata capo supremo del mondo alberghiero a soli 22 anni, di come si è laureata a pieni voti conseguendo il titolo di "unica laureata al mondo in economia del turismo" (naturalmente senza studiare troppo, è tutto nel suo DNA) o di quanto in passato lei sia stata amata e idolatrata dalle sue sottoposte (tutte cose smentite dalle sue ex colleghe, che a quanto ho potuto capire, la volevano bruciare al rogo).
Per quanto io sia la prima a dichiarare che odio lavorare, non ho mai conosciuto nessuno che in 5 ore di lavoro riesce a concludere quello che normalmente si organizza nella pausa tra un turno e l'altro, al passaggio delle consegne. La sua voglia di lavorare è talmente impressionante, che qualche giorno fa si è presentata in ufficio con in mano una tartaruga, raccolta dalla strada appositamente per poter trascorrere un pomeriggio ad accudirla, anziché lavorare.
Il giorno dopo la vedo entrare con la faccia da morte imminente e mi dice "da quando ho toccato la tartaruga  sto così male... mal di testa, febbre, mi sento gonfia." e io, distrattamente "credo che sia una reazione allergica molto grave... conoscevo uno che... beh, è un po' che non lo vedo". Cinque minuti dopo le era magicamente passato tutto. 



In tutto questo, lei e l'altra collega a cui io devo far riferimento (ebbene sì, pure io sono stata degradata dalla nuova gestione, ma onestamente non me ne frega nulla... io ho come unico obiettivo nella vita arrivare a settembre senza essere internata) non fanno che accapigliarsi, insultarsi, tirarsi i capelli e lanciarsi anatemi usandomi come punto di sfoga, mentre l'ultima arrivata, saggiamente, a stento rivolge la parola al trio idiota che si è formato e che mi vede al centro a parare i colpi. 

Tutto questo per dire che trascorrerò 120 ameni giorni alla sola compagnia di:

- una a cui devo guardare le tette e di cui devo svolgere il lavoro mentre lei gioca a Green Peace
- una che mi usa come secchio dentro cui vomitare l'odio che ha nei confronti dell'altra
- una che mi rivolge la parola solo per ribadirmi che trova la situazione ridicola, puerile e nauseante. 

Mi strapperei la cellulite a morsi in questo momento, se non mi scocciasse sporcare la cucina. 


martedì 5 marzo 2013

Spesso il male di vivere ho incontrato

Ho mal di stomaco da settimane. Direi anche un po' più di un mese ormai. E non mi passa dannazione, né con le medicine, né con pensieri ameni quali "che belli il sole, il cuore, l'amore".

Qualche psicologo potrebbe supporre che il mio dolore fisico emerge a causa di un dolore più intimo. Mi chiederebbe di raccontare la mia storia ed ecco che ad un certo punto forse troverebbe la causa inconscia del mio male. Le mie difficoltà digestive come trasposizione fisica della mia difficoltà a digerire il fatto che tutto ciò in cui speravo è svanito nel nulla, che sto per ricominciare l'ennesima stagione in albergo e la cosa non mi va giù. Quindi l'ansia che ne deriva mi provoca il bruciore, la sensazione di non poter mandare giù altro. E blablabla.

Al diavolo la psicosomatica. Mi è più consono sposare l'idea che la mia fine sia vicina. Sfogliando pagine e pagine di Internet ho scoperto di avere più o meno altre tre ore di vita, dunque tanto vale salutare tutti e brindare alla liberazione dal male. Io sono una mangiatrice di piadine e cappelletti, il mio stomaco DEVE funzionare. E se non funziona, sicuramente è successo qualcosa di orribile.

Di fatto, la chiamata per il lavoro non arriva. Nonostante le promesse di cominciare tra febbraio/marzo, ancora non ci sono notizie e io sono a casa da ben sei mesi. Mesi in cui non posso dire di essermi annoiata, anzi. Diciamo che però sto perdendo un po' i colpi.

L'altro giorno ho chiesto al CdM di impastare la pizza per la cena domenicale con i miei, dopo di che gli ho esplicitamente chiesto di mettere l'impasto in una ciotola di plastica e lasciare il tutto a lievitare in forno coperto da uno straccio.
Due minuti dopo ----------------> RESET.
"Metto su le patate al forno" e accendo il forno a 220°. La scultura che ne ho ricavato avrei voluto conservarla per esporta ad un museo di arte moderna. Il CdM, dopo aver reimpastato, ha preannunciato la morte di tutti entro breve, a causa delle sostanze rilasciate durante la fusione e che sicuramente hanno contaminato il forno. La Mutti ha esclamato "Ma va là!!" servendosi di un generoso pezzo di pizza.

In più ieri ho preso la mia prima multa. E non andavo sparata come uno shuttle per le vie della Ridente Cittadina, e non ho nemmeno parcheggiato sulle scale del Comune in segno di protesta. Ho semplicemente dimenticato di pagare il parcheggio. Che io sia maledetta! Ops, deve essere già successo.

venerdì 15 febbraio 2013

Ausdauer vs Tecnologia

Io la tecnologia la amo.

Amo il mio pc, amo Internet, amo i videogiochi, amo il mio Smartphone, amo le fotocamere, amo un po' meno la TV (ma Sky mi ha cambiato la vita) e guai a togliermi tutte queste cose. Almeno ne sono consapevole e non predico a vanvera che sono tutti strumenti del demonio. 
Quello che non amo affatto è spenderci dei soldi.

Ho un pc comprato dal Suocero, senza che lui lo sappia naturalmente. Se doveste incontrarlo, il pc l'hanno comprato dei miei amici. 
Ho lo Smartphone più sfigato della terra, quello che costava meno in assoluto e che vale ancora meno. 
Connessione, Sky, installazioni e formattazioni varie sono cose che ritengo non mi competano. Per mia fortuna esiste il CdM.

E comunque sono un disastro, diciamocelo pure.

Prima si è fusa la batteria del pc. Poi tre alimentatori. Un ferro da stiro morto di infarto improvvisamente durante una sessione lunga di stiraggio selvaggio. Il microonde che mi abbandona senza un minimo di preavviso. E di nuovo la batteria del pc che mi lascia. Mi sembrava tutto normale.

Due mesi fa però è iniziata la rivolta generale.
Hard disk del pc bruciato, con conseguente perdita di TUTTI i dati e dei miei salvataggi di 3 anni e mezzo di The Sims.
Fotocamera perduta nella quarta dimensione il giorno di Natale. Tutti l'hanno vista, nessuno è più in grado di ritrovarla.
A quel punto anche la SD della fotocamera rimasta decide di danneggiarsi irrimediabilmente. E intanto che ci siamo, anche quella del telefono. Perdo centinaia di foto.
Mi faccio prestare la fotocamera dal CdM e mentre carico delle foto sul Pc risorto con un nuovo hard disk, la Melissa si lancia sul tavolo facendo precipitare la fotocamera, che muore sul colpo.
A quel punto penso di essere arrivata al culmine della disfatta, e mi distraggo tanto quanto basta a far cadere il mio Smartphone da 50 cm. Sopravvissuto da un volo dal  balcone, questa volta si è frantumato lo schermo. 

Sto valutando cosa fare. Dal momento che non sono abbastanza in forze economicamente, a questo punto mi conviene darmi alla vita Amish. Una bella cuffietta che incornicia il mio viso rotondo mi donerebbe.

martedì 12 febbraio 2013

Politically incorrect

Normalmente sono per il rispetto delle idee altrui, la tolleranza, il non inveire contro ragionamenti che non mi appartengono.

Poi un giorno suona il telefono e quando rispondo scopro che è una nuova futura collega che mi propone di organizzarci per andare ad un corso per il lavoro insieme. Con riluttanza accetto e le propongo le varie opzioni: passo a prenderti io, vieni tu qui, andiamo con la mia macchina, andiamo con la tua, andiamo a nuoto, inventiamo il teletrasporto.... quindi?? Dopo tanto tentennare mi dice chiaramente che non ha l'auto, ergo la devo andare a prendere e scarrozzare allegramente andata e ritorno. Ma non importa, avrei preso comunque la mia auto, onde evitare di restare prigioniera su mezzi altrui con persone che non conosco e che, mi sia perdonata l'asocialità estrema, al momento vorrei evitare di conoscere. Anche perché ho già trascorso 8 ore in compagnia della mia giovanissima nuova direttrice, e dire che dopo due ore avrei voluto metterle le mani al collo e stringerestringerestringere è un eufemismo pallido e insignificante. Sono una brutta, brutta persona.
Comunque sia, la passo a prendere di buon'ora, non dopo che ella mi ha fatto notare che partire con un'ora di anticipo le pareva eccessivo. Mi dice: "non preoccuparti, ho io il navigatore" e partiamo alla volta dell'ignoto. Avendo io preventivamente consultato il Santissimo Google Maps, procedo per 30 km e poi mi oriento all'incirca dichiarando che, se il mio istinto non mente, dovremmo esserci quasi. Lei mi esorta a proseguire, il navigatore non mente. Proseguo 10 km finché, elargendo larghi e soffici sorrisi, mi permetto di chiederle di controllare la destinazione, non fosse mai che la direzione presa ci portasse direttamente a strapiombo sullo Ionio... "Oh scusa, anziché puntarlo verso CittàDelCorso l'ho puntato verso 60kmAncoraVersoLeMontagne!". Sorrido pazientemente, con il canino che scende pericolosamente verso il basso.

Si può cercare di fare conversazione? Altrimenti metto su la scritta Taxi e all'arrivo magari mi paghi il dovuto. 
"Dunque, è la prima volta che fai questo lavoro vero? Che facevi nella vita?"
"Lavoravo da 10 anni nella stessa agenzia, sai, un posto a tempo indeterminato, dove mi trovavo pure bene... ma sai com'è, ho voglia di cambiare..."

Aneurisma.
Qualcosa che scoppia nel mio cervello.
E poi un flash.


Ci sono io che sono attaccata modello cozza alla scrivania della ditta maledetta di ascensori. Ho un contratto a tempo indeterminato, ma non vengo pagata da mesi e in più il mio capo scrive lettere in un italiano imbarazzanti firmandosi con il mio nome. Eppure non voglio schiodarmi, perché so benissimo che là fuori il mondo è ancora più brutto, che dovrò di nuovo vivere facendo la stagionale, che ritornerò ad essere Cenerentola e che nessun topolino verrà mai a salvarmi facendomi un bel vestito per il ballo. Starò qui gratis tutta la vita, vi prego, non licenziatemi, non voglio tornare a quella vita orrenda, lasciatemi morire su questa scrivania, berrò l'acqua della mia bottiglia dove il mio capo spegne quotidianamente le sue sigarette e disimparerò l'italiano, non voglio fare la stagionale, non vogliooooooooooo

Un respiro. Due respiri. Tre respiri.

Scendi dalla macchina. Ti mollo qui, in mezzo alla strada, in un posto che non so nemmeno dove sia. 
Quattro respiri. Cinque respiri. Sei respiri.
"Wow, sei coraggiosa, complimenti! Vedrai che questo lavoro ti piacerà!".

Pio Pulcino! Abbattetemi. 

mercoledì 6 febbraio 2013

Gossip


No, io non faccio gossip. Lo fanno gli altri su di me.

Ho un problema di base ultimamente. Non so usare facebook. In questi mesi avrei potuto usarlo per:

- far seguire a tutti i lavori della mia nuova casa, con tanto di rassegna fotografica
- condividere con tutti la scelta dei miei mobili
- postare ogni giorno uno stato pietoso sul terribile eco che lancia il mio conto corrente
- rendere partecipe l'umanità della disoccupazione che mi attanaglia e di tutti i colloqui sostenuti
- ammettere al mondo che non ho assolutamente voglia di tornare al lavoro e che la mia carriera lavorativa è un fallimento
- aggiornare il mio stato ogni due ore nel momento cruciale del trasloco, con annesse bestemmie e foto di ogni singolo scatolone 
- usare la geolocalizzazione per documentare al popolo i miei spostamenti
- fotografarmi in tutti i luoghi, in tutti i modi e in tutti i laghi per testimoniare che esisto
- scrivere ogni lunedì e mercoledì uno stato in tedesco come divertentissimo sfoggio linguistico post-corso avanzato di lingua

e invece no. Ho avuto la brillante idea di rendere pubbliche soltanto le foto delle mie gatte (che io trovo bellissime, cuore di mamma) e ho condiviso qualche aggiornamento su amene attività quali la mia ultima passione ritrovata, i puzzle. Diciamo che come esperimento antropologico ha prodotto dei risultati.

Commenti quali "bella la vita eh?" uniti al vociare cittadino che bisbiglia sul fatto che io sia sempre su facebook hanno mostrato come le persone abbiano percepito la mia vita come puro e semplice cazzeggio quotidiano. Un certo numero di frecciatine palesano anche una profonda invidia nei confronti della mia vita da nullafacente.
Il gossip della Ridente Cittadina e oltre si concentra sul fatto che la mia vita sia solo e unicamente concentrata sulle mie gatte. Diverse persone ritengono che la mia vita sia squallida e priva di altri interessi, ad eccezione dei puzzle che testimoniano ulteriormente come io non abbia contatti con il mondo esterno. 
Qualcuno nutre dei forti dubbi sulla mia persona, in quanto non ho dimostrato al grande pubblico di avere contatti sociali, ammesso che ce ne siano.

Amo solo i miei gatti e ho dimenticato in un angolo polveroso il povero CdM? In questi  mesi non ho fatto altro che fare puzzle e fotografare felini? Sono una pericolosa serial killer? Sono stata lobotomizzata?

Per non lasciarvi dubbi, vi lascio solo un paio di foto delle mie gatte.




martedì 29 gennaio 2013

L'uomo malato in casa


Riuscite a immaginare niente di più terribile? Al momento io no.

Il CdM si è ammalato. Disgrazia! Quando ho espresso il desiderio "Vorrei finalmente il CdM a casa per un weekend" non intendevo il CdM marcescente a letto che sparge muco e germi come un idrante. Devo spiegarmi meglio la prossima volta.

Nel weekend generalmente approfitto della sua assenza da casa per pulire casa. Sono una vera casalinga ormai, mi sobbarco di tutti i lavori perché sono disoccupata e lui va a caccia tutto il giorno per portare a casa un cinghiale per cena. "Amore, mi mancherai tanto, a stasera" e appena lui esce imbraccio la scopa e comincio a pulire. Che donna amorevole vero? 
Macché. Sfido chiunque a pulire casa con lui tra i piedi.
La camera no, non la posso pulire perché lui dorme. E quindi non posso passare l'aspirapolvere per non turbare il suo sonno.
Poi magicamente si sveglia e allora mi dirigo verso la camera, ma... non vorrò mica passare lo straccio vero? Perché lui deve scegliersi ancora i vestiti. 
Mi sposto per aprire le finestre in cameretta e lui è lì, posizionato davanti al Pc... devo pulire proprio ora che lui si sta formattando il telefono?? 
Allora mi sposto in bagno armata di disinfettante e... ma insomma, un povero uomo non può avere accesso al suo bagno se un bisogno urgente lo sorprende come un ictus fulminante?? 
A quel punto penso di poter cominciare dalla cucina... illusa! L'uomo di casa ha fame e anche sete, e pertanto andrà a scovare dalla dispensa la cosa che più si sbriciola e mentre si verserà del succo qualche goccia finirà inevitabilmente su qualche superficie. Perché un uomo che ha fame mica può mettersi a sfidare la forza di gravità.


In genere ci impiego dalle 6 alle 12 ore per pulire una casa che alla 13esima ora fa schifo esattamente come prima.
La solita donnetta isterica.

Comunque, durante il weekend la fronte del CdM scottava e le mie orecchie, oh le mie orecchie! Le mie orecchie bruciavano.

"Sto male..." "sì amore" "sto morendo..." "sì amore" "sto malissimo..." "lo so amore" "coff coff ma senti quanta tosse?..." "lo sento amore" "sniff sniff ma hai sentito che raffreddore??..." "ho sentito amore" "non ce la faccio più..." "sì amore, dormi!!" "mamma mia che sofferenza..." "eh, anche la mia amore" "soffro... ti ho già detto che sto male e soffro?" "Ah, davvero??? Dopo 36 ore non avevo capito."


Avete mai avuto la sensazione di volervi strappare le orecchie e tirarle contro a qualcuno? Ecco.
Un continuo sottofondo. Ogni colpo di tosse sottolineato da un lamento. Ogni soffiata di naso per la quale occorre un sostegno morale. Rantoli sommessi o più forti a seconda della distanza che c'è tra l'emittente e il ricevente. 
Difficile non comprendere chi ad un certo punto sceglie di fare harakiri.


(Amore, so che leggerai e verrai da me con la faccia tutta imbronciata dicendo "uffa, sparli sempre di me... coff coff e io sto male", quindi ricordati le cose carine che hai detto che ho fatto per te nel weekend, e che io non ricordo... ma tu ricordale perché sono indiscutibilmente il segno del mio ammmmmmmore!)









lunedì 28 gennaio 2013

Ci sono persone che quando saluti pensi "beh, chissenefrega, non le rivedrò mai più".

Della stagione scorsa non ho ricordi né positivi né negativi. Trascorsa come una doccia scozzese, nulla di più. Niente da segnalare, se non che il mio capo alla fine dei conti mi faceva un po' pena. Un uomo depresso, sicuramente un po' sfortunato, incapace di sfogare le sue frustrazioni in un modo migliore che non fosse quello di cercare di far sentire più stupidi possibile i suoi dipendenti. Ma detto sinceramente, ho avuto di meglio a cui pensare.

I nuovi gestori dell'albergo, per i quali dovrò cominciare a lavorare a breve, si sono finora rifiutati di farmi avere contatti di nessun tipo con il mio ex capo. Suppongo non abbia piacere di rivedermi e che gli risulti pesante dover mostrare ad una sua ex dipendente, trattata fino alla fine come una cerebrolesa, che è dovuto soccombere al volere altrui e cedere tutto ciò che aveva, ovvero il suo lavoro da 37 anni. Di fatto sono ancora disoccupata anche per questo motivo e dopo aver conosciuto le mie nuove colleghe, sono ben contenta di essere ancora lontana da quell'ambiente. Solo otto ore con loro mi hanno fatto salire l'ansia da ritorno alla prigione come se stessi per scontare le mie ultime ore di vita. Non ho trovato altri lavori che potessero garantirmi un introito tale da poter mangiare, il CdM continua con due lavori alla retribuzione di mezzo e io ogni giorno mi mangio un pezzo di fegato pensando ai 130 giorni continuativi di lavoro a non meno di 8/9 ore giornaliere che mi aspettano da maggio a settembre.Quando 8 anni fa ho aperto il blog, amavo questo lavoro perché credevo che per me ci sarebbe stato altro nella vita, e che forse lo avrei rimpianto. Adesso che mi si continua a rifiutare la possibilità di cambiare, posso dire che lo detesto con tutta me stessa. Dieci anni trascorsi a sognare il momento in cui, varcata la soglia dei 30, avrei potuto godere del più classico lavoro lunedì-venerdì tutto l'anno, un qualsiasi lavoro con uno stipendio mensile - ferie - diritti, e invece sono legata a questo dannato lavoro che va contro ogni regola e legge stabilita per la tutela dei lavoratori. Questo tocca a me, che 5 anni fa avevo deciso che ora di darci un taglio e non assecondare più queste realtà malate. E per di più vengo punita con sempre più violenza dal destino che mi ha voluta ingorda: se me ne sono andata da un lavoro annuale litigando con la mia capa di allora per via degli orari da incubo, quella che sarà la mia capa di ora mi ha già prospettato un'estate che in confronto l'orario di prima sembrava quasi sindacale. Mi sta bene, così imparo a voler difendere i miei diritti.  Ma sto divagando... mi farò venire un infarto da esaurimento nervoso quando sarà il momento. Ancora sono disoccupata e ora che il trasloco è praticamente terminato, la casa è stata sottoposta alle prime visite di eventuali futuri inquilini.

Ero d'accordo con il padrone di casa che sarei stata con lui a far vedere l'appartamento finché non fosse scaduto il contratto, dal momento che lui non sapeva del nostro trasferimento anticipato. Così un sabato mattina mi sono presentata di buon ora e con un gran sorriso, mentre i candidati si presentavano alla porta e io decantavo le virtù dell'appartamento (lasciato volutamente in penombra, vista la muffa che lo ricopre ormai interamente, ma dettagli). Convinta di aver adempito al mio dovere, stavo per tornarmene a casa quando il padrone mi ha chiesto di rimanere per un altra persona interessata che sta arrivando. Mi ha detto anche il cognome, piuttosto comune, che non ha fatto scattare in me nessun campanello di allarme. Ad un certo punto, poiché tardava, mi ha detto che si trattava di una persona piuttosto nota nella Ridente Cittadina. Ho fatto spallucce, tanto io sono asociale. Non ho sussultato nemmeno quando mi ha detto che si trattava di un albergatore: cervello anestetizzato dal freddo probabilmente, perché cognome più albergatore dovevano già avermi fatto capire. Infine mi dice il nome dell'albergo: quell'albergo! Quello di cui sopra. "E' stato un piacere, ma ora ti saluto" gli ho detto. Ma non me ne sono andata e dopo un paio di minuti me lo sono trovato davanti, l'ex capo, che quando ha capito che l'ex inquilina ero io è diventato pallido come la neve a chiazze rosse come la Pimpa. Una bella immagine, dopotutto. "Che dire, hai visto no, come mi sono ridotto".
Ho fatto finta di non sentirlo e gli ho rifilato un discorso molto poetico sulle magiche proprietà della tenda della doccia che gli ho lasciato in dotazione. Non mi interessa come si è ridotto lui, ho già abbastanza giramento di balle per me stessa. Forse mi ha fatto addirittura tenerezza, anche se, devo ammettere, l'idea che proprio lui potrebbe abitare nel mio nostro primo nido d'ammmmore, quella casa che tanto abbiamo amato, mi dà un po' i brividi.

Comunque sia, adoro la nostra nuova dimora, letteralmente. Fatta su misura per pantofolai come noi, piena di angolini relax e per le gatte. Mi aggiro per le stanze con aria soddisfatta e soprattutto il sabato, quando è reduce di una bella strigliata, mi  rotolerei sul pavimento come fanno le mie gatte quando sono felici.

E a proposito di casa e gatte, ecco uno scorcio del salotto. Trovate la Melissa! :D




giovedì 17 gennaio 2013

Habemus domus!

Fino a tre mesi fa la mia cucina era così:



E ora invece è così:



Il 19 dicembre abbiamo fatto micie e bagagli e ci siamo trasferite nella nuova dimora. In tempo record oserei dire. In compenso il trasloco sta durando quanto l'intera ristrutturazione, o quasi. 


Sepolti in casa? Dilettanti. In 35 mq siamo riusciti ad accumulare roba che ora non sta nemmeno in 90 + soffitta + la mia vecchia camera a casa dei miei che funge da magazzino + un capanno che ci ha prestato mia nonna. Quintali e quintali di roba. Circondarsi di oggetti per allontanare i problemi come fanno gli accumulatori seriali? Diciamo che un suocero che mi ha procurato detersivi per lavare i pavimenti per i prossimi 30 anni probabilmente ha contribuito in qualche modo. 
In più l'organizzazione è stata forse carente. I primi mesi ho tenuto dei corsi esclusivi per il CdM, dai titoli evocativi quali "Perché inscatolare cose anziché caricarsele in spalla", "Il teletrasporto sarebbe bello, ma non esiste" e "Magliette dei Metallica scolorite, sformate, bucate: che cosa ce ne facciamo?". Il CdM non ha superato l'esame finale, ma è solita vecchia storia: il ragazzo ha la testa, ma non si applica.
Di fatto, lavorando il CdM 7 giorni su 7 e dovendosi dividere tra due diversi lavori part-time, non ha potuto condividere con me la grandi gioie che un trasloco può donare. Le avrei condivise volentieri, a dire il vero. 
Anche perché le mie possenti braccia sono solo coperte di ciccia molle, che non è di grande aiuto quando devi salire e scendere tre rampe di scale con grossi carichi. 


Comunque sia, ce l'abbiamo quasi fatta! Le cose che non so bene che ruolo debbano avere nella nostra vita sono state ammassate senza un criterio negli spazi esterni alla casa, quindi mia mamma ha i capelli dritti in testa, io non ho idea di cosa sia stato gettato alla rinfusa e ogni giorno scopro di non trovare qualcosa, continuo a perdere documenti essenziali per la casa e viviamo tutti felici e contenti. Amen!

mercoledì 12 dicembre 2012

A NATALE PUOI

Puoi per esempio, essere con un piede in una casa e un piede in un'altra, e soprattutto non avere un euro per godere appieno dello spirito del Natale.

Ma andiamo con ordine. Gli ultimi tre Natale sono stati una serie di drammi e sfighe di proporzioni inimmaginabili, quindi quest'anno quando ho tirato fuori l'albero dalla scatola ho temuto il peggio.



Comunque sia, la mia giornata di oggi, sarà l'ultima che passerò tranquillamente in questa casa. E' la fine di un'epoca.
Ho ancora in mente quando siamo entrati qui dentro la prima volta e abbiamo sognato che diventasse la nostra casa. Qui è iniziato tutto: la convivenza, l'indipendenza, la lotta per la sopravvivenza, l'arrivo delle micette, l'invasione della muffa assassina che ricopre ormai ogni cm di parete.

Oggi finiscono i bagni della nuova casetta, domani avrò gas e acqua e lunedì arrivano i mobili. Ci siamo. Il trasloco è imminente. Ciao ciao appartamento! Ti ho voluto veramente bene, ma la muffa mi fa paura. Una mia amica qualche giorno fa mi ha raccontato di aver visto una puntata di CSI dove veniva trovato un cadavere talmente intossicato dalla muffa che solo a toccarlo trasudava invitante robaccia verde. Se non guardo CSI un motivo ci sarà: immaginate quali notti liete mi accompagnano.

La nuova casetta ha tutto il pavimento dissestato, proprio come noi che la abiteremo. La sento già mia.
La cosa buffa è che lì io ci sono cresciuta. Ho trascorso lì tutte le mie estati, in calzoncini corti e con la mia immancabile scuola di lumache. Ore e ore le ho trascorse sui gradini che ora hanno tolto, a parlare e giocare con mia zia e il Bruderone. Quante ore a nasconderci dentro gli scatoloni, a giocare in giardino, a osservare i macchinari.
Fino al 1998 quella che ora è una casa era il laboratorio con annesso negozio in cui i miei nonni vendevano uova al dettaglio. All'epoca non avrei mai immaginato che sarebbe diventata la mia dimora, anche se da anni accarezzavo l'idea che la mia famiglia la riportasse in vita in qualche modo. Quella è stata la prima casa dei miei nonni, quella in cui sono nati i loro tre figli e che hanno smesso di abitare a metà degli anni '60. E' un pezzo di storia che continua con me. Mi sento responsabile.

Soprattutto perché mia nonna non ha mancato di sottolineare al CdM: "Ricordati che quella è stata una casa fertile! Ci sono nati tre figli!". Il CdM ha deglutito e io ho pensato che se non dovessi riuscire nell'intento, prenderò un altro gatto.