Sono un cesso. E mi sento pure pesantemente sfigata, ecco.
Ieri mattina, dopo l'ennesima emicrania devastante, mi sveglio con la consapevolezza che la mia stagione lavorativa è ormai conclusa. Apro gli occhi, anzi no, ne apro uno e mi accorgo che dall'altro non ci vedo una cippalippa. "Ma porc, mi sarà venuto un ictus, lo sapevo". Arranco fino al bagno e scorgo allo specchio il mio viso deturpato da una puntura di zanzara di dimensioni tali da non farmi aprire l'occhio sinistro. Ottimo, penso mentre cerco di non inciampare nel gatto.
Decisa a morire sul divano tutta la mattina, mi sovviene improvvisamente (dopo due ore, ma viste le mie funzioni cerebrali è sembrato un fulmine a ciel sereno) che deve venire il tecnico della Telecom a installare la linea telefonica. Che bello, dopo un anno e mezzo di chiavette che non prendono e io che giro come una rabdomante con il portatile in mano alla ricerca della fonte di vita (un segnale decente), finalmente qualcosa di buono in questo buco di mondo. Dopo aver ricevuto numerose rassicurazioni "Tranquilla, da me ci hanno messo pochissimo, un intervento e via" e "sono stati puntualissimi, ci è voluto davvero un attimo", il mio pessimismo è salito alle stelle e già da settimane ripetevo il mantra: "sicuramente qualcosa andrà male". Quando il tecnico ci ha comunicato che i fili del telefono non passano perché a quanto pare il tubo è ostruito da chissà quale schifezza cementosa, non mi sono neppure scomposta. Il CdM ha dichiarato di odiarmi e attualmente compie riti apotropaici ad ogni mio respiro in sua direzione.
Punizione divina: nottata febbricitante con lo stomaco che sembra un calzino rivoltato. Ma tutto sommato me lo merito, vedo il mio medico talmente tanto spesso che ormai posso tracciare un grafico del suo indice di gradimento settimanale. Oggi, tra l'altro, era gravemente in discesa e la cosa mi preoccupa. Sarà anche che a metà visita, dopo aver ricevuto l'ennesima telefonata delirante, era talmente esaurito che si è sfogato con me raccontandomi storie raccapricciante di gente che sente l'occhio fare "cric" ogni volta che si gira (e io per poco non mi sento mancare mentre lo dice) e di come in generale si pretenda da lui onniscienza e disponibilità 24 ore su 24. Ha ragione dottore, annuisco, mentre gli porgo il braccio per farmi misurare la pressione. Ormai pare deciso che proveranno a mettermi un holter pressorio. Il CdM sta già dando craniate contro il muro in vista del gran giorno e della gran notte che lo aspetta, con me che ogni mezz'ora bestemmio perché la macchina infernale mi stringe il braccio e sento la morte imminente che mi attanaglia. Perché io non sono ipocondriaca, no, e non mi lamento mai, assolutamente.
Ieri mattina, dopo l'ennesima emicrania devastante, mi sveglio con la consapevolezza che la mia stagione lavorativa è ormai conclusa. Apro gli occhi, anzi no, ne apro uno e mi accorgo che dall'altro non ci vedo una cippalippa. "Ma porc, mi sarà venuto un ictus, lo sapevo". Arranco fino al bagno e scorgo allo specchio il mio viso deturpato da una puntura di zanzara di dimensioni tali da non farmi aprire l'occhio sinistro. Ottimo, penso mentre cerco di non inciampare nel gatto.
Decisa a morire sul divano tutta la mattina, mi sovviene improvvisamente (dopo due ore, ma viste le mie funzioni cerebrali è sembrato un fulmine a ciel sereno) che deve venire il tecnico della Telecom a installare la linea telefonica. Che bello, dopo un anno e mezzo di chiavette che non prendono e io che giro come una rabdomante con il portatile in mano alla ricerca della fonte di vita (un segnale decente), finalmente qualcosa di buono in questo buco di mondo. Dopo aver ricevuto numerose rassicurazioni "Tranquilla, da me ci hanno messo pochissimo, un intervento e via" e "sono stati puntualissimi, ci è voluto davvero un attimo", il mio pessimismo è salito alle stelle e già da settimane ripetevo il mantra: "sicuramente qualcosa andrà male". Quando il tecnico ci ha comunicato che i fili del telefono non passano perché a quanto pare il tubo è ostruito da chissà quale schifezza cementosa, non mi sono neppure scomposta. Il CdM ha dichiarato di odiarmi e attualmente compie riti apotropaici ad ogni mio respiro in sua direzione.
Punizione divina: nottata febbricitante con lo stomaco che sembra un calzino rivoltato. Ma tutto sommato me lo merito, vedo il mio medico talmente tanto spesso che ormai posso tracciare un grafico del suo indice di gradimento settimanale. Oggi, tra l'altro, era gravemente in discesa e la cosa mi preoccupa. Sarà anche che a metà visita, dopo aver ricevuto l'ennesima telefonata delirante, era talmente esaurito che si è sfogato con me raccontandomi storie raccapricciante di gente che sente l'occhio fare "cric" ogni volta che si gira (e io per poco non mi sento mancare mentre lo dice) e di come in generale si pretenda da lui onniscienza e disponibilità 24 ore su 24. Ha ragione dottore, annuisco, mentre gli porgo il braccio per farmi misurare la pressione. Ormai pare deciso che proveranno a mettermi un holter pressorio. Il CdM sta già dando craniate contro il muro in vista del gran giorno e della gran notte che lo aspetta, con me che ogni mezz'ora bestemmio perché la macchina infernale mi stringe il braccio e sento la morte imminente che mi attanaglia. Perché io non sono ipocondriaca, no, e non mi lamento mai, assolutamente.