Sgosh autunnale

Sgosh autunnale

giovedì 20 gennaio 2011

POST PATETICO E EVITABILE (MA LO PUBBLICO LO STESSO)

Sto impazzendo. Ho appena trucidato un panettone che era sopravvissuto al Natale, riversando su lui la rabbia e la frustrazione di questo periodo così nefasto per poi sbranarlo con famelica disperazione.

Lo so, non si fa così. Non ci si guarda indietro contando sulle dita delle mani le cose che si sono lasciate per strada, ma vorrei che qualcuno mi capisse.

Un anno fa la mia vita era completamente diversa. Correvo continuamente. Lavoravo tutto il giorno cercando di guadagnarmi uno spiraglio in pausa pranzo (che viste le abitudine dei miei ex datori di lavoro non era scontato). Uscivo la sera dal lavoro e mi barcamenavo a stento con il resto della mia vita che comprendeva pulizie nella casa dove vivevo con la mia famiglia, trasferte del CdM, una pseudo vita sociale. Abitavo in una casa molto grande e piena di gente, tra Mutti e Bruders e visite del compagno della Mutti, degli amici del Bruderino, di zii che abitano lì di fronte e attraversata la strada mi aspettava pure mia nonna, sempre pronta a riempirmi le tasche di qualsiasi cosa. Era snervante a volte, soprattutto quando il tempo per me latitava e io agognavo due secondi di pura pace meditativa. Uscita di casa, comunque, ero a pochi passi dal mare, dal centro storico, dai principali centri di vita della comunità della Ridente Cittadina (non che di vita ne abbia molta in inverno, ma confronto ad altri posti a caso è una metropoli).

Quando mi sono trasferita in Paesino Sperduto della Romagna sapevo che andavo a perdere i miei appigli storici, ma contavo molto sul fatto che lavorando ancora lì avrei avuto modo di tenermi in contatto con tutto questo ogni giorno.

E invece stipuffi.

Un anno dopo sono qui seduta al tavolo della cucina-sala-ingresso, in un casa che conta due stanze (ma due preziossimi bagni) e che non è mia, a cercare di guadagnare un modo per arrivare a sera. Il CdM per un mese sarà impegnato in lavoretto provvisorio, ma necessario al mantenimento di quella specie di indipendenza che abbiamo tanto cercato e avendo un solo mezzo di trasporto egli se ne va ogni mattina con la mia Sacra Auto in cerca di una fonte di guadagno. Io resto qui da sola a trucidare panettoni. Non posso uscire, perché sono a piedi e qui non c'è neppure un centro storico. In ogni caso, anche se potessi andare a zonzo non avrei soldi da spendere in nessun modo fatta eccezione per i rifornimenti alimentari, che per ora mi sono ancora concessi. Il CdM mi ha fatto gentilmente notare che ho abusato delle ore di Internet mensili che abbiamo a disposizione sulla chiavetta, dunque per pubblicare questo post mi collegherò furtivamente e incollerò il tutto in fretta e furia senza badare all'editor che sbarella. Non aprirò la chat, guarderò in fretta le mail e allo scadere dei minuti tornerò al mio ferro da stiro. Quando il CdM leggerà il post mi sgriderà, perché non sto reagendo come dovrei e così mi sentirò persino in colpa.

Detto ciò, se incontro qualcuno che mi fa presente che l'importante è che ci sia la salute gli faccio fare la fine del panettone.

(Ti prego, fa che mi chiamino a lavorare. Ho incontrato un albergatore insostenibile, che mi renderà la vita impossibile e con cui sento che ci sarà odio reciproco eterno, ma tutto purché io non debba stare chiusa qui tutto il giorno a guardare la polvere che scende sui mobili in attesa della prossima sfiga da raccontare – e anche questa me la sono tirata)

martedì 18 gennaio 2011

AUTISMO

E' ufficiale, la mia voglia di uscire di casa e sbattere il muso contro altre persone è defunta. Ignoro il motivo per cui ogni persona che incontro deve ricordarmi, per esempio, che il mio ex capo sta giustificando la nostra uscita di scena con frasi celebri quali "Li ho mandati a quel paese" oppure "Finalmente mi sono liberato di loro!", che non solo non aumentano la mia fiducia nel prossimo, ma fanno crescere in maniera esponenziale gli istinti omicidi che mi pervadono.

E poi diciamoci la verità, la gente ultimamente delira. Prima mi vengono rivelate cose spiacevoli sulle opinioni della mia migliore amica durante la cena di San Silvestro, ma io sposo con convinzione la filosofia che permette a chiunque di sfogarsi su chicchessia tra le proprie mura domestiche, se non altro per esorcizzare il male di vivere che pervade un po' tutti. Non c'è niente di male a "sfanculare" un po' le amiche tra le braccia del proprio moroso, purché questo abbia la decenza di rimanersene muto come le convenzioni sociali richiedono. Ma tant'è.

Ieri il CdM ha iniziato un lavoro che lo terrà impegnato qualche settimana con la mia Sacra Auto (la sua, ahinoi, è risultata ad una visita specialistica nientepocodimeno che da buttare). Certo, l'idea di rimanere in casa a osservare la muffa che cresce rigogliosa sui muri è allettante, ma poichè pure io devo cercare un'occupazione e inoltre esistono parecchie commissioni da portare a termine, ho deciso di caricarmi le spalle e cominciare i miei pellegrinaggi in treno e a piedi. Lo so, è una notizia di incommensurabile impatto emotivo e forse avrebbe dovuto essere introdotta meglio e me ne scuso.

La scorsa mattina arrancavo carica di borse per le vie della Ridente Cittadine, pronta ad affrontare l'ultima tappa del tour in farmacia prima di parcheggiarmi dalla Mutti, quando mi ha sorpassato l'auto di ExAmica. Perché ExAmica?

Breve digressione. ExAmica è stata "amica" per sette anni in cui:
- mi ha criticata per ogni singola scelta di vita
- mi ha criticata per ogni mio atteggiamento o modo di fare/essere
- ha strenuamente sostenuto che non sono in grado di tirare su di morale nessuno, in quanto il mio supporto suggerisce il suicidio
- mi ha rinfacciato di non essere andata alla sua laurea triennale perché ero in ospedale per una visita preoperatoria
- per ripicca non è venuta alla mia laurea ed è venuta alla mia festa dicendo "vengo perché ho bisogno di parlare dei miei problemi" e dicendo che i miei fiori puzzavano
- mi ha costretto ad andare alla sua laurea specialistica spingendo per avere una festa regale
- non è venuta alla mia laurea specialistica e mi ha portato in seguito dei fiori appassiti
- quando è stata lasciata dal ragazzo storico, mi ha accusata di essere potenzialmente interessata ad ogni singolo uomo le girasse attorno, pronta a sfilarglielo alla prima occasione
- quando è stata lasciata dal ragazzo, ha dato il suo numero a tutti i ragazzi con cui parlavo
- quando ho conosciuto il CdM e ho cominciato la relazione, è inorridita dal fatto che persino io avessi trovato qualcuno
- quando ha conosciuto il suo attuale grande amore, mi ha detto che doveva allontanarsi da me, perché la mia vita "da vecchia" la deprimeva e le mettevo ansia
- quando sono andata a convivere, mi ha detto che lei non poteva farlo perché la sua era una storia passionale e piena di imprevisti
- quando l'ho vista l'ultima volta stava mettendo su casa
- mi ha candidamente confessato di trovarsi mille volte meglio con la mia migliore amica.
Queste e tante altre cose mi hanno indotto, come dire, a darmela a gambe. Avevo anche pensato di mandarle un sms con scritto "Ti ho vista,come stai?", ma l'idea di spendere 15 cent in momenti di carestia mi ha fatto desistere.

Le donne sono terribili. L'avermi vista in orario che un tempo era lavorativo, senza la mia adorata auto, coperta di borse nel freddo e nella nebbia, deve aver fatto breccia se questo ha suscitato persino l'impulso di scrivere non a me per sentire come stavo, bensì alla mia migliore amica (ora anche sua) che ero stata avvistata. Peccato che la mia migliore amica abbia risposto a me anziché a lei, facendomi ben intendere che sono un interessante caso di cui parlare.

Io comprendo di essere un caso umano, le cui gesta vanno narrate e tramandate di generazione in generazione, ma è ora di finirla. Un po' di discrezione, che diavolo. Se sentite parlare di me, non riferitemelo. Controllate i destinatari dei vostri sms, non è difficile. Voglio rimanere ignorante a leccare le pareti del mio guscio autistico, e lasciatemi in pace, per pietà, che tutta questa sincerità/sbadataggine ormai mi hanno sensibilmente stracciato le budella.

venerdì 14 gennaio 2011

IL MIO PRIMO POST

Sono disoccupata

Ebbene sì, da 15 giorni la mia vita è cambiata. Non ho più una benemerita cippa da fare. Fino a maggio probabilmente sarò sospesa in uno stato di nullafacenza sociale quasi vergognoso. Dopo anni di alternanza studio/lavoro davanti a me ho per la prima volta una quantità notevolissima di tempo da trucidare. Cosa farò? Intanto ho comprato un libro di grammatica tedesca, con tanto di esercizi da svolgere e diligentemente li sto eseguendo su un apposito quadernino. Io non ricordo niente di tedesco, a malapena l'ho studiato alle superiori. Una mia compagna di università ha così commentato:
"Ma come, a lezione ti portavi la settimana enigmistica e ora ti metti a studiare????"
Purtroppo lo sdegno nelle sue parole non può trapelare dalla loro semplice trascrizione...

(2 marzo 2005)

Ed eccomi qui, quasi sei anni dopo, nella stessa identica situazione di allora. Ho persino riesumato il libro di grammatica tedesca e ricominciato a studiare l'inglese. Con la differenza che ora vivo fuori casa e che a quasi 30 anni l'idea di tornare a fare la stagionale (cosa del tutto inevitabile, perché di rischiare di stare a casa mesi e mesi senza percepire nulla di nulla non se ne parla) mi provoca tutta una serie di sintomi tali da rendemi bisognosa di un neurolettico.

Ieri mi ero illusa di trascorrere un paio d'ore spensierate nella sala d'attesa del mio medico sbavando sul finale di Harry Potter - L'ordine della Fenice. Invece appena entrata e constatato che sostavano lì millemila persone, ho fatto giusto in tempo a chiedere "chi è l'ultimo" che il CdM e io siamo stati travolti dal vortice. L'ultimo era proprio uno dei contanti della ditta dove lavoravamo, dunque è iniziato un tour di "Ma lavorate ancora lì? Ah no? Come mai? Eh, lo sapevo io... quell'uomo è inaffidabile... avevo già sentito in giro queste voci... è pazzesco... e in giro ragazzi non si trova niente, niente di niente... avete capito, niente!" e così via dalle cinque e mezza fino alle sette e mezza, esposti alle orecchie curiose di una sala gremita di gente e bacilli.

Poi finalmente si è aperta la porta e il nostro turno è arrivato. Appena presentato il referto del pronto soccorso (codice giallo, wow) il mio medico mi domanda: "Ma perché non hai ancora fatto una colonscopia?". Oh, già, perché? Perché dopo due clisma opachi in cui mi hanno gonfiato e riempito l'intestino attraverso un tubo sistemato ad hoc che mi faceva sentire un canotto ancora sgonfio, e una citoscopia nella quale mi hanno risalito l'uretra con una sonda mentre io proferivo parole in lingue sconosciute e considerato che presto mi aspetta un altro piccolo, ma scomodo intervento, non ho avvertito l'impellente bisogno dell'ennesimo sondino esplorativo dove non batte il sole? Cavolo, questa mia renitenza ai viaggi attraverso il (mio) corpo umano è deplorevole. Certo, attraverso una fase di rinnovamento, e la chiusura verso il mondo esterno non giova all'umore e alle possibilità future, ma così mi sembra un po' eccessivo.

Una bella colonscopia a chi se lo merita mai eh.

martedì 11 gennaio 2011

UN GIRO IN BARELLA TI FA BELLA

Il Signore il settimo giorno si riposò. Io ho pensato bene di passare 4 ore stesa in barella.

Venerdì sera, dopo che un giorno e una notte di pianti erano piacevolmente trascorsi, sono uscita dalla doccia e coliche addominali insopportabili mi hanno colpita come un fulmine a ciel sereno. Il CdM, avvertendo in lontananza dei lamenti indefiniti sullo sfondo di “The Big Bang Theory”, è accorso in bagno trovandomi stesa sul tappetino. Poiché stentavo a riprendere coscienza del mondo esterno, il CdM ha allertato la Mutti e al suo arrivo, dopo che il dolore aveva preso una forma sanguinolenta, mi hanno caricata in macchina e portata al pronto soccorso. Non aspettavo altro.

D'altronde chi non vorrebbe trascorrere un tranquillo venerdì sera coricata su una barella, con una flebo attaccata al braccio e una dottoressa che a tradimento, pronunciando una frase melensa come “diamo un'occhiata al sedere”, ti infila senza indugio il fatal dito nel pertugio? Lo so, è tutto molto poetico. Ho trovato la situazione veramente molto appropriata al mio vissuto attuale.

A mezzanotte, mentre una dottoressa ravanava ancora tra le mie stanche viscere, guardavo il soffitto pensando “Quasi quasi anche una bella visita dall'otorinolaringoiatra...”.

Dopo di che è cominciata anche la mia prima settimana da disoccupata. Ah, no, scusate, ancora non sono disoccupata, perché l'amabile ex capo non ha trovato il tempo per licenziarci ufficialmente. Ha però trovato il tempo di assumere un'altra persona che da ieri troneggia al mio posto. Povera ragazza. Sindacati, aiutatemi voi, a questo punto nessuno mi può più salvare.

giovedì 6 gennaio 2011

CHIUSO PER BESTEMMIE

In un mondo ideale, dove pony alati colorati volano garruli nel cielo terso e bambine felici saltano amenamente la corda nei prati senza dover evitare escrementi animali e non, oggi sarebbe andata così.

Ci saremmo seduti a quella scrivania e il capo avrebbe detto: "Ragazzi, siete stati veramente in gamba a sopportare tutto ciò per mesi ed è comprensibile che dopo diversi mesi a bocca asciutta il vostro self-control abbia ceduto. Per questo motivo intendo non solo saldare con voi il mio debito, ma anche cominciare il nuovo anno sotto una nuova luce, mettendovi finalmente nella condizione di lavorare serenamente. Complimenti Aus, per aver aperto quest'ufficio nonostante il caos più totale e aver tirato avanti stoicamente per più di  un anno nella nebbia più fitta e complimenti CdM per  esserti prestato come taxi per mia moglie e i miei figli per mesi, non posso sdebitarmi con il denaro ma avete tutta la mia stima e riconoscenza".

In realtà, all'ora indegna come solo le otto di un giorno festivo potevano essere, le parole del capo sono state soltanto "Ragazzi, non posso più tenervi qui, lunedì vi licenzio definitivamente perché il rapporto si è irrimediabilmente rovinato. Entro marzo però vi pago (spero). Intanto assumerò un'altra persona che mi gestisca l'ufficio, con voi non è veramente più il caso. A presto ragazzi, statemi bene, bye bye".

Wow. Chissà quanti denti possono ancora cadermi...

Aprirò di nuovo la bocca soltanto quando sarò sicura di aver riacquistato un linguaggio inoffensivo.

martedì 4 gennaio 2011

ANNO NUOVO VITA LARGA

Sto facendo di tutto per godermi almeno l'ultima settimana di "ferie" in attesa del giorno fatidico, ma le mie notti trascorrono agitate e piene di incubi.

Ho sognato già diverse volte il 10 gennaio.

In un sogno entravamo in ufficio e il mio capo era tumefatto, smagrito, in mutande e canotta su una sedia a rotelle con una gamba rotta. Ci ignorava per diverso tempo finchè non diceva la fatidica frase: "Ragazzi, è finita, tutto ciò che posso darvi sono 264 euro". E a quel punto iniziavo a insultarlo pesantemente.

In un altro invece le cose andavano in maniera più soft. Il capo si scusava, ci abbracciavamo tutti in un mare di lacrime amare e ci auguravamo il meglio per il futuro.

In un altro ancora erano botte da orbi e di parole ce n'erano ben poche da decifrare.

In mezzo a tutto ciò ho anche sognato che mi trovavo a casa della Libby con i suoi genitori, Dr J, il CdM e la Mutti. Dr J aveva cucinato una montagna di cibo argentino su cui io sbavavo copiosamente (non ho idea di come sia il cibo argentino, ma dettagli), però ogni volta che mi veniva riempito il piatto di pietanze succulente mi distraevo un secondo e puff! Tutto mi spariva dal piatto. Tutti negavano di avermi rubato il cibo e io mi sono svegliata frustrata e umiliata.

In queste feste ho decisamente mangiato troppo e tutto ciò si ripercuote sulla mia vita onirica.

Ah, il 2010 è finito a tono con il resto dell'anno. Ci siamo trovati a casa della mia migliore amica e del suo compagno e c'erano quintali di cibo. Mentre ci abbuffavamo il discorso è capitato su un'amica comune che si era fatta male di recente cadendo per evitare di pestare un escremento di cane e il compagno della mia amica è saltato su dicendo:
"Quale amica, quella psycho?"
Non capendo a chi si riferisse ho detto qualche nome che potesse essere adattato alla parola psycho, finché non sono giunta a lei, quell'amica che lui non ha mai potuto sopportare e che dopo avermi fatto sputare i sorci verdi mi ha liquidata dicendo "peccato che non ci vediamo più, ma tu mi metti angoscia con la tua vita da vecchia e preferisco uscire la tua migliore amica". A quel nome lui si è illuminato:
"Ah no, lei non è più psycho, tu l'hai superata!"
Momento di perplessità generale.
"Mi hanno raccontato delle cose..." e quel punto la mia amica è sembrata un tantino allarmata e ha cercato di zittirlo, al che lui, che non è propriamente un uomo di tatto ha esclamato "Ma dai, sei stata tu a dirmelo che quest'anno è stata parecchio isterica e fuori di testa... è stata peggio lei dell'altra vostra amica!".

A quel punto potevano succedere due cose.

In un mondo ideale mi sarei potuta alzare e battermi per la mia dignità spiattellando al carissimo uomo che la sua morosa, nonchè migliore amica, anziché consolarmi del fatto che ho perso 5 mesi di retribuzione nel nulla con un affitto da pagare (sì, lo so, sono monotematica, ma al momento è questo che mi affligge, tra due settimane magari parlerò in lacrime delle mie vene varicose), si è altresì incarognita ricordandomi che lei doveva pagare le tasse di condominio con la sua tredicesima (ah già, dunque le mensilità perdute sono sei e non cinque, grazie per avermelo ricordato) e poi, sedendomi, nello sbigottimento generale, mi sarei potuta versare un alcolico e berlo a canna.

Nella realtà, invece, ho fatto vagare lo sguardo sulle varie cibarie, mi sono servita di un'altra tartina e ho mandato giù pensando "Wow, come sono caduta in basso quest'anno". E leccandomi le dita ho lasciato morire la conversazione.

Quest'anno non voglio non né dimagrire, né essere più buona, né imparare a fare un arrosto senza carbonizzarlo. Ritorno ai miei vecchi buoni propositi: voglio diventare stilita.