Sgosh autunnale

Sgosh autunnale

giovedì 17 novembre 2011

NO VABBE', SGOSH!

Primo giorno di lavoro. Mi faccio strada verso la reception, dove c'è un signore che mi guarda con aria interrogativa. "Sono la nuova collega" dico. "Ah, non ne sapevo nulla" mi risponde, e io mi sento già enormemente rassicurata e inserita nel mio nuovo ruolo.

Nell'imbarazzo totale, cominciamo con le domande di routine.
"Ehm... di dove sei?"
"Ah, sono originaria della Ridente Cittadina, ma abito al Paesino Sperduto ora".
"Uhm... dove?"
"Mah in una delle viuzze dietro al famoso bar di prostitute sulla statale... non so se hai presente..:"
"Uhmmmmmmmmmmmm... quale via?"
"Una via nuova, misconosciuta, che sia chiama Via Dalle Balle..."
"Uhmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm... a che numero??"
"57... perchè? conosci la zona?"
"Io abito esattamente lì davanti."
Perfetto. In due minuti ho scoperto che:
a) il mondo è veramente piccolo
b) non sono esattamente un esempio di integrazione nella piccola comunità dove vivo.

Dopo 16 giorni di rodaggio, ieri capito in turno con la collega meno conosciuta fino a quel momento. Per rompere il silenzio inizio con una serie di domande di routine, tipo "come sei capitata qui?". Lei comincia a raccontarmi che nel 2008 ha fatto la sua prima stagione lì nella Ridente Cittadina sezione Vip. Non del tutto interessata, chiedo comunque dove ha lavorato e lei mi risponde "Ho lavorato presso la Famiglia dei Pazzi nel Tale Albergo". 

Brivido e flashback. Il mio ultimo giorno dentro l'albergo storico, 8 settembre 2007. Lei è la persona che hanno preso al mio posto l'anno successivo. Sono basita, il mio mondo è sempre più piccolo. Da lì mi fa una breve carrellata dei personaggi di quella famiglia, delle stranezze di quel posto e poi timidamente mi chiede con vocina sottile sottile "Dunque tu conosci anche Jack?". Io? Oh, no, io non lo conosco affatto. Solo colleghi di lavoro per sette anni, e almeno 5 di tira e molla sentimentale terminati improvvisamente con la candida e provvidenziale entrata in carica del CdM. In fondo sono fuggita dall'albergo storico anche per non avere più niente a che fare con lui, e guarda un po', 4 anni dopo mi trovo fianco a fianco con una donna palesemente interessata a lui. Dopo circa due ore la vedo che ride con imbarazzo e mi dice "Sai, sarà molto divertente quando lo racconteremo alle altre...". Alle altre?? No ti prego... non mi dirai che... "Quest'estate avevo un appuntamento con lui..."
Oh no.
"Le altre non ci credevano, sai, lui è bello..:"
Oh no.
"è più giovane di 10 anni..:"
Oh no!
"Abbiamo passato una serata bellissima, al ristorante ha pagato lui e poi in macchina a parlare fino alle 4 di notte..."
Le ha spezzato il cuore, lo sento.
"Le altre già mi prendevano in giro... Poi è sparito... un ragazzo così bello e bravo, ma così pieno di complessi! Pensa quando diremo a tutte di questa simpatica coincidenza!"
Gesù!! Ho annuito e le ho propinato la frase più trita del mondo: "Credimi, è stato meglio così. Ehm, devo finire di tradurre il menu, sai, con il francese ho grossi problemi.."

Tutto questo è già una tragica fatalità, ma quante probabilità c'erano che lei terminasse il tutto dicendomi che gli ha anche proposto di presentarsi per lavorare all'ENORMESTRUTTURASULMARE?

No vabbè, SGOSH.

mercoledì 26 ottobre 2011

GNUS

Non che io mi annoiassi a starmene a casuccia mia, al caldo, a inseguire la Lucilla per mettere il collirio e a nominare tutti i santi del Paradiso mentre questa mi dilania le carni senza pietà alcuna, oppure a cercare di dare un senso ad un casa lasciata a se stessa per sei lunghi mesi. Però un pomeriggio ho pensato che magari mandare qualche curriculum qui e là non mi avrebbe causato danni permanenti al tunnel carpale, e ho riesumato la Sacra Lista con gli indirizzi di tutti gli alberghi della zona. Tanto per provare. Ridendo e scherzando ho inviato qualcosa come 600 curriculum.

Tre ore dopo circa, mi suona il telefono. "Sono la proprietaria dell'albergo ENORMESTRUTTURASULMARECONCENTROBENESSERE, è interessata ad un colloquio?". Ah beh, se volete provo a venire, ma non so nemmeno se una come me la fate entrare. "A domani, certo".

Mentre con falcata contadina, grattandomi la pancia con vigore, entravo lì dentro con la faccia di una bambina che non ha mai visto un albero di Natale illuminato, pensavo: "Qui dentro ci sto come un cavolo a merenda". Dieci minuti dopo, zero frasi per intero pronunciate, la proprietaria appuntava un grosso OK di fianco al mio nome.

Ho ancora sei giorni per realizzare cosa mi aspetta per i prossimi tre mesi.

L'albergo ha 240 camere, un centro benessere, due sale congressi, una piscina scoperta, tre bar e non so quanto altro. Voglio un navigatore, perché come minimo il primo giorno vado in bagno e una volta uscita dalla porta non sarò più in grado di trovare la strada verso la reception.

Lavorerò sei giorni la settimana, compresi i sabati, le domeniche, Ognissanti, l'Immacolata, Natale, Santo Stefano, Capodanno e l'Epifania. E' stato bello avere un compagno e una famiglia, manderò a tutti una cartolina che mi rappresenti come ero prima che il vortice mi divorasse.

Come mi ha raccomandato la proprietaria, il segreto sta nell'inserirsi nel loro team storico della reception. Si tratta di sette donne, e sapete che cosa possono fare della Aus sette donne affiatate? Polpette, saporitissime e tenerissime polpette. Non è che le altre donne mi trovino antipatica,  è che generalmente mi detestano. L'ultima volta che sono stata data in pasto ad un branco di femmine ho passato tre mesi e mezzo di inferno. Sono in una botte di ferro.

Al primo giro dell'albergo da sola, la Aus riuscirà a tornare indietro o la ritroveranno dopo mesi, affamata e priva di memoria, a mangiare l'intonaco dei muri spinta da un insperato senso di sopravvivenza? L'isolamento sociale e lo stress quanto ci metteranno a distruggerne nuovamente il sistema nervoso? Per quanto riguarda le colleghe, sento che inimicarsele sarà più facile del previsto.

Brindiamo alla precarietà del mondo di Ausdauer, dove tutto è sempre appeso ad un filo e il baratro è sempre sotto di lei che l'aspetta con gorgoglii di trepidante attesa.

venerdì 7 ottobre 2011

TIRANDO AMENAMENTE PORCHI QUI E LA'

Che la fortuna non stesse esattamente dalla mia parte l'avevo già intuito da un po', anche se non sono una persona così sagace.

La prima avvisaglia l'ho avuta a sei anni. Mia zia mi convinse a fare i buchi alle orecchie, comprando il mio atto di coraggio con una vaschetta di gelato. Mi presentai a questo signore di mezza età, e l'idea di decenni di esperienza mi tranquillizzò a tal punto che quando sbagliò clamorosamente l'altezza del buco non piansi nemmeno per lo stupore. Ricordo ancora questo simpatico orafo che ripeteva "mi dispiace tantissimo, è la prima volta che mi capita in trent'anni di carriera" e che mia zia quasi consolò per il dolore causatomi, mentre io ancora mi beavo nella mia ingenuità.

In seguito ci sono stati altri episodi degni di nota. Per esempio, avevo nove anni quando il dentista si convinse a togliermi l'incisivo superiore, dichiarato morto da quando all'età di cinque anni ero scivolata sui sandaletti nuovi sbattendo il muso per terra. Il dente era nero, per cui non esitò a spruzzarmi di un anestetito blando e mi disse "basterà tirare un po', non sentirai nulla". Io sentii che mi strappavano le gengive, ma con gli occhi lucidi e sgranati non dissi nulla per paura di essere considerata una piagnona. Il dentista estrasse un dente che non era affatto morto, ma aveva una radice ancora intera e mi rivolse lo sguardo più colpevole di cui ho memoria. "Ho strappato un dente vivo ad una bambina" ripeteva a mia madre, che invece si complimentava per la stoicità di sua figlia (irrimediabilmente perduta negli anni in seguito all'acquisita progressiva sfiducia nei camici bianchi-verdi-azzurri-multicolor).

A 18 anni sono rimasta a casa da scuola un mese per una sospetta mononuclesi. Mi fecero rifare gli esami del sangue sei volte: cinque volte sbagliarono il tipo di esame, una volta all'infermiera cadde la provetta. Avevo un braccio che parevo un'eroinomane e i miei primi veri istinti omicidi.

A 23 anni mi preparavo al mio secondo intervento in laparoscopia e ingurgitavo quei due litri di soluzione purgante inviando sacramenti a destra e a manca e giurando che mai più avrei voluto vedere una bottiglia di quel vomitevole liquido in tutta la mia vita. Ventiquattro ore dopo, con l'intestino lindo e lo stomaco ormai digeritosi per l'attesa, un medico mi disse che l'intervento era rimandato e che avrei dovuto ricominciare la preparazione intestinale entro qualche giorno. Mangia in un quintalozzo di lasagne per consolarmi delle mie disgrazie.

Martedì mi hanno messo l'holter pressorio. Un aggeggio giusto un tantino angosciante: ogni 15 minuti esatti suona e ti avvisa che devi fermarti, rilassarti e che sta per partire la misurazione. Il che, oltre ad essere di una comodità opinabile (specialmente se stai guidando e sei in curva), mi mette in una condizione di ansia perenne. L'esame consiste nella misurazione della pressione arteriosa  nell'arco di 24 ore. La notte le misurazioni sono silenziose e hanno una frequenza di mezz'ora, frequenza che ti lascia il tempo di addormentarti per sfinimento e svegliarti dopo 25 minuti in preda allo stritolamento del braccio. Se per caso la misurazione non va a buon fine la ripete dopo 2 minuti. E si raccomandano di svolgere le normali attività quotidiane senza farsi condizionare, il che mi sembra una discreta presa per i fondelli. Ebbene, il mio apparecchio è andato in crash dopo circa 21 ore di misurazioni estenuanti e una notte completamente insonne. Con la bava alla bocca sono giunta dal medico che doveva consegnarmi il tracciato per sentirmi dire: "Signorina, è davvero molto strano quello è successo. Si tratta di un caso rarissimo che succede ogni migliaia di misurazioni, ma pare che qualcosa sia andato storto. L'esame non può essere ritenuto valido a causa delle rilevazioni errate delle ultime ore, dunque dovrà ripeterlo."
 
Ebbene, in questo momento ho di nuovo il maledetto apparecchio al braccio, la pressione alta ad ogni misurazione e di sicuro ho guadagnato un posto di riguardo all'Inferno in seguito a tutte le carinerie che ho pronunciato negli ultimi giorni.

Che le divinità abbiano in gloria tutti tranne me, mi raccomando.

martedì 20 settembre 2011

LO SCATAFASCIO

Sono un cesso. E mi sento pure pesantemente sfigata, ecco.

Ieri mattina, dopo l'ennesima emicrania devastante, mi sveglio con la consapevolezza che la mia stagione lavorativa è ormai conclusa. Apro gli occhi, anzi no, ne apro uno e mi accorgo che dall'altro non ci vedo una cippalippa. "Ma porc, mi sarà venuto un ictus, lo sapevo". Arranco fino al bagno e scorgo allo specchio il mio viso deturpato da una puntura di zanzara di dimensioni tali da non farmi aprire l'occhio sinistro. Ottimo, penso mentre cerco di non inciampare nel gatto.

Decisa a morire sul divano tutta la mattina, mi sovviene improvvisamente (dopo due ore, ma viste le mie funzioni cerebrali è sembrato un fulmine a ciel sereno) che deve venire il tecnico della Telecom a installare la linea telefonica. Che bello, dopo un anno e mezzo di chiavette che non prendono e io che giro come una rabdomante con il portatile in mano alla ricerca della fonte di vita (un segnale decente), finalmente qualcosa di buono in questo buco di mondo. Dopo aver ricevuto numerose rassicurazioni "Tranquilla, da me ci hanno messo pochissimo, un intervento e via" e "sono stati puntualissimi, ci è voluto davvero un attimo", il mio pessimismo è salito alle stelle e già da settimane ripetevo il mantra: "sicuramente qualcosa andrà male". Quando il tecnico ci ha comunicato che i fili del telefono non passano perché a quanto pare il tubo è ostruito da chissà quale schifezza cementosa, non mi sono neppure scomposta. Il CdM ha dichiarato di odiarmi e attualmente compie riti apotropaici ad ogni mio respiro in sua direzione.

Punizione divina: nottata febbricitante con lo stomaco che sembra un calzino rivoltato. Ma tutto sommato me lo merito, vedo il mio medico talmente tanto spesso che ormai posso tracciare un grafico del suo indice di gradimento settimanale. Oggi, tra l'altro, era gravemente in discesa e la cosa mi preoccupa. Sarà anche che a metà visita, dopo aver ricevuto l'ennesima telefonata delirante, era talmente esaurito che si è sfogato con me raccontandomi storie raccapricciante di gente che sente l'occhio fare "cric" ogni volta che si gira (e io per poco non mi sento mancare mentre lo dice) e di come in generale si pretenda da lui onniscienza e disponibilità 24 ore su 24. Ha ragione dottore, annuisco, mentre gli porgo il braccio per farmi misurare la pressione. Ormai pare deciso che proveranno a mettermi un holter pressorio. Il CdM sta già dando craniate contro il muro in vista del gran giorno e della gran notte che lo aspetta, con me che ogni mezz'ora bestemmio perché la macchina infernale mi stringe il braccio e sento la morte imminente che mi attanaglia. Perché io non sono ipocondriaca, no, e non mi lamento mai, assolutamente.

giovedì 15 settembre 2011

Questo caldo ha rotto le balle

Ore 5 del mattino. Il CdM, in ferie da qualche giorno dopo 3 mesi lavorati senza neppure un giorno libero, decide finalmente di raggiungere il letto. La Aus invece dorme già da diverse ore, ma si sveglia sententolo entrare.

"Amore, domani a che ora ti svegli?"
"Hmmmmm... non so... hmmmmm..."
"Mi sveglieresti alle nove?"
"Hmmm sì, ok... ronf"

Ore 9. La Aus, rimembrano la conversazione di qualche ora prima, si accinge a scuotere il CdM.

"Amore, sei sveglio?"
"Hmmmmm."
"Sono le nove!"
"Hmmmmm."
"Ma cosa devi fare stamattina?"
"Devo andare a prendere il gatto".

"... amore?? Quale gatto?"
"Ho sognato che mi chiedevi che cosa devo fare stamattina... e io ti ho risposto... hmmmm"
"Guarda che te l'ho appena chiesto cosa devi fare, non stavi sognando."
"Ah no?"
"No, di quale gatto stavi parlando?"
"Hmmm che cosa c'entra adesso il gatto!??!"


Bene, qui in casa Ellouin-Aus stiamo benissimo. Io domani torno al lavoro dopo 4 giorni liberi, avuti perché le mie condizioni di salute mi stanno facendo impazzire. Ieri sedevo davanti al laboratorio analisi di fianco ad una nonnina incazzosa di 80 anni: lamentava i miei stessi problemi e una serie di esami medici che ha dovuto subire, che sono gli stessi che toccheranno alla sottoscritta.
Già da ieri sera mi è partita l'ansia da "ommioddio, devo tornare al lavoro, non ce la faccio, sto malissimo". E naturalmente sono passata da "l'ictus sopraggiunge" a "mi sta per venire un infarto" senza nemmeno passare dal via. 

Alcune settimane fa qualcuno ha avuto la brillante idea di misurarmi la pressione al lavoro. Vediamo, chi è stato... ah già, la mia simpaticissima capa. Il suo misuratore da polso mi segnalava una pressione da ictus imminente, dopo di che ho cominciato a sentirmi in punto di morte e ho trascorso una serata da incubo. Mi sono ripresentata dal medico dichiarandomi già morta, ma poichè mi ha semplicemente chiesto di tenermi monitorata, da allora vivo con il bracciale del misura-pressione perennemente al braccio. E ogni volta che sale di un paio di unità sento già le mie coronarie sgretolarsi.

E nel frattempo deliro.

"Amore, sai che ti vedo ogni giorno più bello? Oddio, quindi mi sta calando la vista sempre di più. Ecco, lo sapevo, ho il glaucoma."

martedì 30 agosto 2011

TRAINSPOTTING


Se dovessi rinascere, vorrei essere questo gatto. Queste pose ritraggono la Lucilla nei suoi momenti di stress maggiore, quando la vita sembra schiacciarla con il peso delle sue responsabilità. Gli altri momenti della usa giornata, ovvero quelli in cui mi distrugge sistematicamente la casa, ho preferito non lasciarli alla testimonianza fotografica, sperando che la memoria si affievolisca e io possa dimenticare drammi inerrabili come lo sbrindellamento delle mie adorate tende. Il CdM ed io, comunque, stiamo godendo molto di questo felino. Quando la sera ci abbandoniamo stremati sul divano guardandoci l'ennesima puntata di "Er - Medici in prima linea" e altro non desideriamo che accarezzare un micino peloso ronfante, dobbiamo fare i conti con un gatto flatulento che corre come un pazzo aggrappandosi violemente alle nostre ciccette in vista e facendoci sentire meno soli.

L'estate dicono stia volgendo al termine, e voci di corridoio sussurrano che anche io sia alla frutta. Anzi, al caffè. Forse posso azzardare di essere persino all'ammazzacaffè, ma non vorrei sembrare troppo melodrammatica.
Di fatto, sono diventata una specie di Christiane F. ai tempo d'oro. Dopo essermi recata ancora una volta dal medico in preda alla disperazione e aver esordito con "Dottore mi aiuti, sono una donna distrutta", mi trovo a leggere le inverviste di Vasco Rossi e e pensare: "Dilettante!". Ho tutto quello che una persona che ha a che fare otto ore al giorno per sei giorni la settimana con gente assurda, si augurerebbe di non avere. Come io possa pensare di poter resistere fino a novembre (novembre?! ma rinchiudete questi albergatori assassini), non è contemplato, visto che la mia facoltà di pensiero si è volatilizzata nel mese di luglio, quando la spia "batteria scarica" si è palesata sulla mia fronte. Da allora ogni giorno è soltanto una lunghissima agonia intervallata dall'assunzione di pastiglie che non so ancora se servono a qualcosa.

"Signorina, può mandare qualcuno a uccidere quella maledetta zanzara che mi tormenta?"
"Io voglio arrivare prima dell'orario del check in signorina, quindi veda di convincere le donne delle pulizie a cacciare gli occupanti della stanza ad un'ora decente, che quando arrivo voglio riposarmi!"
"Senta, lei deve trovare una soluzione per questa camera, io e mio marito non possiamo dormire insieme, non siamo compatibili!"
"Non ho alcuna intenzione di pagare, né di partire, finchè non avrò parlato con la titolare, non mi importa se è già arrivato il cliente successivo... faccia come creda, ma io non muovo dalla stanza!"

Gente, ma sparatevi.

E non parliamo della mia titolare, in lacrime durante un litigio con i clienti e di fatto acida come l'Idraulico Liquido. Ormai la mando a cagare ogni 10 minuti in maniera più o meno palese, e questa ancora mi tedia con i racconti della sua irregolarità intestinale. Dopo una settimana in cui non abbiamo fatto altro che ringhiarci contro come cani rabbiosi, ho seriamente sperato che mi chiamasse in ufficio e mi dicesse: "Le cose non stanno andando bene, direi che non appena cala un po' di gente non ti rinnoviamo il contratto". Tanto ormai ci ho fatto il callo alla disoccupazione. Invece no, hanno visto che sono dannatamente capace di farmi pagare anche i conti più discussi senza battere ciglio, e poiché hanno dovuto comunicarmi che il mio contratto diverrà ancora più penoso a partire da metà settembre, improvvisamente la gentilezza si è impadronita di tutti quelli che sanno che presto, come si suol dire, mi defloreranno allegramente.

L'ottimismo mi pervade, è evidente.

martedì 9 agosto 2011

LA TRADIZIONE

Nelle coincidenze numeriche ho un fede incrollabile. E oggi è il famigerato nove agosto.

Per la prima volta dopo settimane, stamattina mi sono svegliata serena e relativamente riposata. Una sensazione dimenticata, una boccata d'aria in questa nera fuliggine, un raggio di sole dopo la tempesta. Considerato che credo di essere vittima di quello che comunemente chiamano "esaurimento nervoso" e sono depressa/nervosa/drogata, avrei dovuto immaginare che la sveglia fosse il preludio della tragedia.

Alle 6:58 il portiere già mi attende sulla soglia con l'aria nevrastenica che lo contraddistingue. Con il respiro spezzato dall'angoscia mi comunica che nella notte sono arrivate due persone in anticipo di un giorno, che lui è riuscito a sistemarli (incredibilmente, visto che in genere non è in grado di far fronte ad alcuna necessità che non sia la consegna delle chiavi) e che però c'è da sbrigare questo e quello, e già mi girano vorticosamente perché sono sulla porta e quest'altro furbo, arrivato senza prenotare, mi aspetta con l'aria impaziente di chi ha atteso una notte intera il mio arrivo e non può aspettare un secondo di più. Il portiere però, distrutto dall'ansia che l'ha tenuto sulla corda otto ore, ci tiene a farmi sapere che ieri sera la mia collega se ne è andata senza contare i soldi della cassa, e che mancano sette euro che lui non è riuscito a trovare da nessuna parte. Mentre questo per la centesima volta ripete che lui non perderebbe soldi per alcun motivo al mondo, l'altro mi ricorda che mi sta aspetatndo e vuole concludere. Sono le sette e dieci e sono già presa d'assalto.

Sistemo il cliente, tranquillizzo il portiere (che se non fosse stato calvo, dalla disperazione si sarebbe strappato tutti i capelli), e dopo mezz'ora comincio i miei lavori di routine. Nel tentativo di registrare i clienti arrivati nella notte, mi accorgo che ho inserito nel programma le date errate e di conseguenza mi si sono sballati tutti i conti di fine giornata e i numeri progressivi delle schedine dei clienti. Comincio a sistemare tutto e mi crasha il programma. Nel frattempo mi giungono i giornali e i camerieri cominciano a chiedermi il menu del giorno dopo. Mentre distribuisco i quotidiani, stampo i menu e riavvio bestemmiando il programma, dal primo-secondo-terzo-quarto-quinto piano cominciano a chiamare tutte le cameriere dei piani per sapere chi è partito. Il cliente della 39 vuole il conto. La 54 è arrivata in anticipo e vuole portarsi avanti con il check-in. La 33 non ha trovato parcheggio. Dopo tre ore mi accorgo che non ho terminato nessun lavoro, che il programma mi ha crashato di nuovo e che non ho nemmeno preso un caffè. La mia capa arriva e mi dice che i clienti che ho sistemato nella 42 e con cui ho già litigato due volte per telefono, andavano trattati con il massimo riguardo e che ho fatto malissimo a non dar loro un'altra camera, dimenticandosi completamente che a suo tempo fu lei stessa a rispondermi "se va bene la 42 bene, altrimenti possono stare a casa!". Alle undici mi dice "ciao Aus, io torno tardi, non so se ti do il cambio per andare a pranzo, devo andare dalla parrucchiera". Mentre bestemmio in cinese antico perché è mezzogiorno, ho fame e nessuno riesce più a parcheggiare le auto perché è tutto strapieno, arrivano i miei amici della 42 e dopo larghi sorrisi a dentature smaglianti, li sistemo alla 43 e li lascio tutti contenti per andare a mangiare, mentre la governante mi dà il cambio per 10 minuti. Torno e scopro che si è presa le chiavi del cliente promettendogli di spostare l'auto in caso di necessità, rincorro il cliente e gli dico che non non può lasciarmi le chiavi, che io non sono un parcheggiatore e che al limite può lasciarmi il suo numero di cellulare. Scorgiamo un posto nel parcheggio antistante e lui mi propone di spostarsi lì. Il titolare dell'albergo, vedendo la scena, mi riprende malamente perché secondo lui quel posto è troppo pericoloso e che se dovessero rigargli l'auto lui non vuole responsabilità. Nel frattempo la governante, mossa da pietà nei confronti di ques'uomo incapace di infilarsi nel parcheggio, gli propone di fargli strada nel parcheggio del residence. Lui esce velocemente dal parcheggio e mentre questa gli corre dietro, lui non centra clamorosamente il cancello e si distrugge una fiancata da solo. A quel punto il titolare se la prende di nuovo con me perché non avrei mai dovuto permettergli di entrare nel residence e il cliente se la prende con la governante perché non gli ha indicato le giuste manovre e lei se la prende con me di nuovo perché è caduta dalla bici per rispondere ad un telefonata che proveniva dall'albergo. A quel punto arriva sgomitando il cameriere che mi dice: "chi ha stampato questi menu, che sono tutti sbagliati??!".

Oggi tutto quello che poteva andar male lo ha fatto, il mio umore punta di nuovo verso il centro della terra e l'effimero stato di benessere delle 6.30 si è volatilizzato per almeno altri due mesi. Domani spero di svegliarmi a pezzi come al solito.

giovedì 7 luglio 2011

SEI ETTI DI GATTO

Così imparo a sostenere che al di fuori del lavoro non ho ho una vita. Il CdM martedì sera è tornato a casa con questa pallina di pelo pulciosa.

Sono tornata a casa alle 23,30 piuttosto scettica, poi l'ho presa in braccio. E ronfava. Ronfava e ronfava. Cercava la mamma e ronfava strusciandosi su di me finché non si è addormentata.

"Amore, non abbiamo niente da darle da mangiare e nulla di gattoso in casa."
"Lo so."
"E non so nemmeno se il padrone di casa accetta animali"
"Lo so"
"E non siamo mai a casa..."
"Lo so"
"Abbiamo un buco di casa"
"Lo so"
"E zero tempo per star dietro anche ad un gatto"
"Lo so"
"La adoro, è nostra vero??"

Lucilla ed io stiamo già litigando. La prima cosa che ha fatto ieri è stata urinare entusiasta sul tappeto, rivolgendomi uno sguardo fiero del tipo "sono proprio un gatto stupendo vero??". Poi ha cominciato ad appendersi modello Tarzan alle mie adorate tende. Ha già capito che non voglio assolutamente che salga sul divano (non è nostro, ma del padrone di casa, e temo per la mia incolumità fisica) e appena mi sente urlare "'cillaaaaaaaaaaaaa!" corre a nascondersi sotto qualche  mobile. Non sa assolutamente usare le unghie e cerca di scarnificarmi festosamente ogni volta che me la spupazzo (ho già pronto il guanto con cui d'ora in poi le farò le coccole, fregata!). Eh no, io sono una dura, io non sono adatta a tenere un animale, io sono un generale senza pietà che ha la pazienza di un grizzly rabbioso.

'cillaaaaaa, animaletto peloso puzzone, vieni qua che ti faccio un po' di coccole.  Dannazione, e adesso?

lunedì 4 luglio 2011

BUBUSETTETE!!

Stamattina mi sono svegliata pensando a come diavolo ho fatto a ritornare a fare questo lavoro. Poi mi sono ricordata: ah, già, il mio ex datore di lavoro demente non riusciva a pagarmi pertanto mi ha buttata fuori dalla ditta. Me e il mio CdM, per la precisione, tanto per assicurarci di non avere nulla con cui pagare l'affitto.

Definire l'ultima settimana trascorsa UN INFERNO è riduttivo. Il Festival del Cliente Stracciabudella è nel pieno della sua attività e bisogna ammettere che quest'anno i personaggi talentuosi mi sembrano un po' troppi per la mia pazienza morta e sepolta. Tutto ciò porta i capi supremi ad essere ancora più acidi e odiosi e il personale a prodursi in scenate isteriche.

Non ho ben capito chi ha avuto la trovata geniale di regalare un quotidiano a scelta ai clienti che soggiornano almeno una settimana, pertanto riverso il mio odio random a seconda di chi ho vicino. Ogni mattina vivo nell'incubo della distribuzione dei giornali, manco fossi un edicolante. Già dalle sette e mezza i clienti mi fanno la posta, tenendo d'occhio il momento in cui mi viene consegnato il plico di carta, che io, in aggiunta alle telefonate, ai conti da incassare, al servizio di barista, al servizio di reception e mentre sono letteralmente subissata da richieste di camerieri, donne ai piani e cuochi, ho il dovere di controllare, smistare e assegnare alle giuste camere. Il tutto è reso ancora più angosciante da mani che compaiono da ogni dove nel tentativo di afferrare quello che sto registrando, lamentele sul fatto che una simile lentezza nella distribuzione rende le notizie ormai vecchie e inutili e un continuo sbuffare di sottofondo perché la mia mole di lavoro impedisce loro di piazzarsi sul lettino di buon'ora con il loro bel quotidiano omaggio. Li detesto talmente tanto che spesso mi attardo nella distribuzione solo per osservarli friggere e piagnucolare.

Solo negli ultimi sei giorni mi sono trovata ad affrontare:
1) la cliente tedesca che sibila parole incomprensibili per farmi capire che il servizio di frigobar non la soddisfa e ogni volta che torna da me alza ancora di più il tono e sputacchia come una teiera impazzita le parole più umide del suo vocabolario
2) il cliente storico che mi chiama la mattina alle otto urlando che lui è finamente giunto a casa, ma che gli abbiamo fatto pagare un conto più alto e che si mangiava da schifo, tenendomi al telefono mezz'ora tra strepiti e vaneggiamenti quali "lei è pagata per non dirmi la verità" oppure "non mi venga a raccontare che il conto non l'ha incassato lei, perché lei mi sta rispondendo al telefono e io la ritengo responsabile di tutto l'albergo!".
3) il mio amico K, cognato del proprietario dell'albergo, che durante il suo unico turno notturno settimanale è riuscito a raccogliere dalla strada due tossicodipendenti usciti da poco di galera e a farli alloggiare in albergo senza documenti e senza nemmeno pagare l'intera quota, cosa che poi ho dovuto giustificare io considerato che alle sette questi mi sono scappati con una scusa e nessuno li ha più visti.
4) la signora che fa le camere del quinto piano, accusata di aver perso il suo passpartout, che si mette a urlare e imprecare in mezzo alla hall, davanti a clienti dagli occhi sgranati che non hanno gradito il siparietto comico
5) il nuovo maitre, ribattezzato come "l'uomo più inutile della storia", durato tre giorni in cui non ha fatto altro che ingozzarsi di cibo senza ritegno senza mai portare un piatto ai tavoli.

Io non posso credere che sia solo il 4 luglio e che mi manchino ancora tre mesi di lavoro matto e disperatissimo.

(dati sulla vita di Ausdauer al di fuori dal lavoro: non pervenuti)

lunedì 6 giugno 2011

VIVA MORTA E ANCHE X

Mioddio. Mi sono dimenticata come si fa a scrivere.

A b c d e non mi ricordo che altro. Il problema è che l'insonnia si è impossessata di me, e con essa tutti i disturbi ad essa correlati. Intere notti a contare pecore, mufloni, ovini, bovini, suini e modellini di salsiccia, sempre puntuale poi all'impietoso appuntamento con il mio lavoretto estivo con una faccia, ammettiamolo, sempre più inguardabile. Il mio medico mi ha prescritto melatonina ed erbe varie, di cui mi sono impasticcata abbondantemente fino a supplicare affinché non mi sopprimesse in qualche modo. Attualmente mi ha prescritto un ipnotico, e dopo aver letto il bugiardino ho perso i sensi. Dopo 24 ore di emicrania folle, numerose divinità invocate, l'ideazione malsana di almeno 27 modi per decapitarmi e terminare l'agonia e un numero vergognoso di pasticche prese, non mi pareva il caso di essere ricorverata nel reparto tossicomani.  Il giorno dopo però, in preda di nuovo all'insonnia e alla disperazione crescente, ho rosicchiato un quarto di pastiglia, immaginando che mi avrebbe stesa come un colpo ben assestato sulla nuca. E invece niente: caprini e agili felini mi passavano davanti a frotte, senza alcun risultato onirico soddisfacente. Se stasera non dormo apro il gas e respiro a fondo, vediamo cosa succede.

In albergo la disorganizzazione regna sovrana. La stagione si avvicina al clou e ancora siamo sprovvisti delle figure essenziali, come per esempio un capo sala che non sia uno psicotico fuggito da un qualche manicomio criminale come l'ultimo che avevano cercato di assumere. Ho avuto solo un paio di conversazioni illuminanti con questo tizio inquientante. Nella prima lo invitavo ad accomodarsi mentre aspettava l'arrivo della titolare, cosa che lui ha prontamente fatto, cominciando a ridere da solo a crepapelle in mezzo alla hall guardando il soffitto. Nella seconda cercavo di decifrare il suo foglio in cui mi aveva segnato gli extra di un tavolo.
"Di che tavolo sono questi extra?"
"Di quel tavolo in fondo a destra."
Sguardo allibito da parte mia. "Dovresti essere un po' più preciso, io non sono in sala"
"Sono un maschio, una femmina e due bambini"
"Ehm, è un po' vago... non hai segnato un numero di camera?"
"Non hanno una camera"
"Questo è un albergo, se sono in sala devono avere una camera."
"Sono ospiti."
"Ospiti di chi?"
"Non lo posso sapere"
"Dovresti chiederlo... comunque, ricominciamo."
"Sono un maschio, una femmina e due bambini"
Per fortuna di tutti, dopo averlo sorpreso a girare intorno all'albergo parlando da solo e ribaltandosi dalle risate, è stato rispedito da dove era venuto. Avanti il prossimo psicopatico.

Nel mio specifico reparto regna il caos più totale. La mia capa non vuole avvisarci dei turni in anticipo, in quanto ritiene che dobbiamo essere sempre pronte ad essere in servizio. Ha già preso la sua prima stangata sui denti quando una sera ha tentato di rintracciare la mia collega per comunicarLe che l'indomani, giorno in cui doveva essere libera, sarebbe dovuta essere invece al lavoro. La mia collega si è rifiutata di rispondere al telefono, così alle 21, mentre io ero ancora sommersa di lavoro e ne avrei avuto per almeno altre due, mi ha informata che la mattina dopo avrei riattaccato alle sette. La mia risata satanica con cui le comunicavo che non se parlava non le è piaciuta, e da allora si rifiuta di informarci persino sui nostri giorni liberi.

Le giornate trascorrono velocemente (a dispetto delle mie nottate). Uno dei camerieri ha il vizio di tirarmi per le guanciotte cicciotte ogni volta che gli passo davanti, la ragazza che usano come tappabuchi rischia di morire di asma ogni volta che ride, il cuoco l'altro giorno ha tentato di appendermi un salmone sfilettato alla reception a mo' di harbre magique. Ho visto più gente malata di mente in queste settimane che nei nove mesi di tirocinio al centro di salute mentale.

Non che a casa la follia sia minore. Il CdM attualmente si diletta con due lavori, pertanto la casa è abbandonata a se stessa e prevedo di doverla derattizzare in autunno. L'altro giorno il CdM mi ha comunicato che non aveva più calzini da indossare. "E quindi?" gli ho risposto chiedendomi se la lavatrice fosse emigrata per l'orrore di vivere con noi. "Quindi niente, ho usato un paio dei tuoi".

Non sono più padrona del mio tempo, della mia casa e nemmeno dei miei calzini. Che triste storia.

lunedì 9 maggio 2011

30 ANNI E SENTIRLI TUTTI

Come sia potuto accadere, ancora non lo so, fatto sta che persino io ho compiuto trent'anni.

Giornata interessante quella del mio compleanno. Dopo tre notti insonni passate a disperarmi per l'impossibilità di addormentarmi, arrivo in albergo alle sette del mattino che sembro Quasimodo, il gobbo di Notre Dame. Zoppico, perché alla seconda notte di insonnia mi sono alzata dal letto di scatto e, vinta da un nervoso indescrivibile, non ho calcolato bene la curva per raggiungere il bagno e ho sbattuto violentemente il piedino ignudo contro lo scalino di ferro. Inoltre sono tanto brutta da auto-spaventarmi ogni volta che incontro uno specchio, e un nuovo herpes si pavoneggia sotto il mio labbro.
Sciancata e distrutta, affronto la mattinata con coraggio e arrivo alle 15 pressoché morta, con l'unico obiettivo di sopravvivere fino alle 17 per potermi recare dal medico con metà della mia famiglia. Trascorrere il proprio compleanno nell'ambulatorio del medico è sicuramente il sogno di tutti. Dopo soltanto un'ora di attesa entro nell'ambulatorio con Mutti e Bruderino e confesso al medico che non riesco più a chiudere occhio. Lui ride e mi chiede il motivo. Cerco di mantenere una dignità mentre gli spiego che ho cambiato lavoro, lavoro su turni che non si confanno al mio orologio biologico e che per questo esso si è ribellato e mi costringe a lunghe notti di disperazione. Mi prescrive qualche pastiglia omeopatica e io esco valutando l'idea di cominciare ad usare un porta-pillole.

Giungo in farmacia e la commessa mi chiede "ha la tessera della farmacia?". Perplessa, le porgo con nonchalance la tessera sanitaria, ma lei mi spiega che la tessera della farmacia è una tessera di raccolta punti: ogni 150 euro di spesa, 10 euro sono regalati. Mi chiede se voglio farla anche io, dunque penso: "quale giorno migliore per fare la tessera della farmacia, se non il giorno del mio trentesimo compleanno?".

Che il declino abbia inizio. (La parte di declino che non è già cominciata, ovviamente)

venerdì 29 aprile 2011

ANNIVERSARIO IN CORSA

Mentre William e Kate festeggiano le nozze del secolo, io attendo il CdM per festeggiare il nostro quarto anniversario.
Questa settimana niente giorno libero e mi toccano ben nove pomeriggi di fila, con la conseguenza che il CdM va via al mattino che io ancora dormo e ci si rivede la sera alle 23,30, quando ormai abbiamo i palloncini al naso per l'imminente russare.

Tempo stimato per "festeggiare": un'ora.
Menu: 2 pizze prese al volo a due passi da casa.
Abbigliamento: io devo essere già vestita e pronta per il lavoro per poter scappare in albergo non appena terminato l'ultimo boccone, lui probabilmente indosserà ancora il giubbino per essere pronto a rifarsi 20 km per tornare al lavoro.
Clima: ha appena cominciato a piovere dopo una mattinata di sole splendente e fa pure un discreto freddo.

Ah, l'amour!

mercoledì 27 aprile 2011

GUESTBOOK

Il "libro degli ospiti" è appoggiato su un tavolino della hall, accanto ad un vaso di fiori e ad alcuni listini, non molto lontano dalla mia postazione.

Erano circa le 22 quando, finalmente, sono riuscita ad avvicinarmi con fare guardingo e ad aprirne le pagine. Sapevo che era stato scritto qualcosa, ma dubito che qualcuno l'avesse ancora letto.

Con finta nonchalance apro, sperando di non leggere "la nuova segretaria è veramente un'incompetente e ha pure l'herpes" e trovo il seguente commento non privo di pathos:

"I letti sono scomodi e la luce è troppo luce, per questo non sono riuscito a dormire e non mi viene la cacca."

Oh, che poesia! Quanta ispirazione! La scomodità di un giaciglio su cui non poter riposare, il dramma di un uomo il cui intestino si ribella al patimento subìto. E questa luce troppo luminosa che distrugge i normali ritmi dell'essere umano. Sono commossa.

martedì 26 aprile 2011

NATALE CON I TUOI, PASQUA CON I BUOI

La costa romagnola, nonostante il tempo inclemente, è stata invasa da mandrie di turisti che si riversano sulle strade dimentichi delle lezioni di guida e di qualsiasi norma della buona educazione.

In 24 ore (16 delle quali passate al lavoro) mi sono ritrovata l'albergo pieno di gente, gente che parte e arriva da tutte le parti, il gestionale che si ribella ad ogni mia operazione e la nuova stampante che fa i capricci. Inoltre ammetto di avere serie difficoltà con la parte che riguarda incassi, fatture, ricevute fiscali, conti anticipati e conti suddivisi. La gente arriva e ha mille promozioni diverse di cui usufruire, così faccio domande su domande per cercare di capire come muovermi e vengo accolta con lo stesso sguardo con cui si guarderebbe un cane che ha appena urinato sulle tue scarpe nuove. Ad ogni domanda legittima su prezzi, convenzioni, modalità di fatturazione, etc, la mia capa mi rivolge sguardi scandalizzati che non ammettono la mia ignoranza. In compenso ha voluto:
- che le spiegassi nei dettagli come avrei fatto nel caso avessi dovuto aggiungere un paio di porzioni ai totali del cuoco, chiedendomi esattamente il punto in cui avrei posato la penna per scrivere "+ 2" in corrispondenza del piatto richiesto;
- che le mostrassi come apro i raccoglitori, per verificare che io segua esattamente la prassi richiesta affinché non si rompano. Quindi apri il raccoglitore, sgancia la levetta per aprire gli anelli, sposta un foglio per volta e fai estrema attenzione a non rompere le preziosissime buste di plastica, chiaro?
- che le tenessi sotto costante controllo la matita verde, l'unica di cui dispongo nella mia micro-postazione e la cui eventuale perdita potrebbe gettare nella rovina l'intero albergo;
- che le facessi vedere un paio di volte come strappo la carta del POS, in quanto malauguramente un paio di volte mi si è incastrata durante la stampa e lei non ha sopportato il mio consumo scellerato della carta utilizzata per la ristampa della ricevuta.
Temo fortemente che nessuno vorrà mai spiegarmi in che modo vanno distribuiti i biglietti per i parchi di divertimento o come gestire una prenotazione attraverso i portali, ma sento che presto sarò seguita in bagno per controllare in che modo strappo la carta igienica e se ne faccio un uso abbastanza parsimonioso.

mercoledì 20 aprile 2011

HERPESDAUER

Ci era mancato assai l'anno scorso, primo anno dopo innumerevoli in cui la mia vita scorreva regolare e senza troppi sconvolgimenti orari e Ginetto aveva saltato il turno. Niente Ginetto per tutto il 2010, il clima non lo aggradava e io mi ero quasi preoccupata. Che fosse la fine di un'epoca?

Sono bastati 4 giorni di alternanza di turni 7-15 o 15-23 a sballare completamente il mio orologio biologico e a rendere favorevole un nuovo insediamento. 

Si sa, le ore che seguono le 21 non mi sono congeniali all'attività cerebrale, e trovarsi alle 23 sommersa di bolle e fatture e calcoli di far tornare prima che il sonno vinca la battaglia, non è una cosa sana per il mio fragile organismo. Aggiungiamoci pure la temperatura polare in cui sono costretta a lavorare, che la sera si aggrava in un turbinio di spifferi da far battere i denti e che i miei poveri piedi, martoriati nelle decolletè a cui  non sono abituati, malsopportano gridando vendetta e avremo il perché ieri mattina, mio primo giorno libero, mi sono svegliata con il Ginetto più robusto e vigoroso della mia storia.

Il mio primo stipendio sarà interamente devoluto all'acquisto di una quantità industriali di Herpes Patch Compeed, dal momento che costano un occhio della testa e che non me ne bastano tre insieme per coprire lo scempio sul mio volto. Senza contare che soffro enormemente il momento acuto di massima purulenza.

Il primo che oggi mi dice qualcosa in proposito riceverà in omaggio la maledizione dell'herpes imperituro, e non solo labialis.

martedì 19 aprile 2011

TOGLIETEMI TUTTO, MA NON LA COLAZIONE

Ho qualche difficoltà con i pasti da consumare in albergo. Li evitavo dalla lontana stagione del 2000, anno in cui il cuoco mi propinò tutta una serie di piatti preparati con alimenti scaduti e mi condannò alla gastroenterite per un'estate (unico anno della mia vita in cui il mio peso scese drasticamente, certo, ma anche il livello di tolleranza del mio stomaco).

Quest'anno non posso esimermi, otto ore di lavoro in orario continuato non mi permettono di sopravvivere senza assumere qualche sostanza nutritiva, pena la sospensione di ogni sinapsi e conseguente disastro lavorativo. Dunque quando il cuoco comunica che "il pranzo è servito" mi reco mestamente in sala e cerco di scegliere le cose che potrebbero essere meno pericolose (ad eccezione di ieri che ho ceduto sulla frittata alle zucchine, grazie al cielo sono ancora viva).

Le mie abitudini alimentari sembrano non essere condivise dal resto del mondo.

Quando mi chiedono di fare colazione verso le nove rispondo sempre, nello stupore generale, che io la colazione l'ho già consumata a casa e anche abbondantemente. Non mi capacito di come possano pretendere che io resista fino alle 9 (o fino a quando qualcuno si ricorda che sono lì), se sono arrivata al lavoro alle 7. Io quando mi sveglio la mattina ho una fame che mangerei un bue. No, a dire la verità, mangio proprio il corrispondente di un bue. Qualche settimana fa ero dalla Libby e con vergogna ha ammesso che lei e Dr J consumano un vasetto di marmellata in un paio di settimane. Vedendo che non comprendevo il problema mi ha confessato che loro assumono ben 3 fette biscottate a colazione, cosa che loro considerano eccessiva. Ebbene, io con tre fette biscottate posso campare sì e no mezz'ora, poi comincio già a sentire la debolezza che mi pervade e un senso di morte imminente. Anche se sono le sei del mattino io mi alzo, mi siedo a tavola e comincio a ingurgitare senza ritegno tutto quello che trovo: fette biscottate, pan brioschè, torta, colomba o panettone, biscotti, dolciumi vari ed eventuali, e non sempre uno alla volta.

In compenso, rispetto ai tempi che furono, le quantità che riesco ad assumere a pranzo sono drasticamente diminuite, anche se non riesco a rinunciare alla pasta e credo che con una semplice insalata alle tre del pomeriggio sarei di nuovo in preda al senso di morte imminente (per ora preferisco non provare).

In compenso la cena per me non ha grande valore. Per anni ho trascorso l'estate saltandola del tutto, o nutrendomi di insalatine o frutta, quindi quando arrivo in sala e noto che è già terminato tutto (sono sempre l'ultima ad andare a mangiare), non mi faccio grandi problemi e mangiucchio ciò che è rimasto senza troppa autocommiserazione. Salvo poi svegliarmi al mattino e avere una fame da lupi.

Per la cronaca, dopo la fettina di tacchino alla griglia scondita e fredda di ieri sera, stamattina mi sono mangiata un quintale di colomba. Sbav.

lunedì 18 aprile 2011

PRIMA SETTIMANA

PRO
Sono di nuovo una donna occupata che può lamentarsi della vita che conduce senza sentirsi inferiore alle amiche che lavorano.
CONTRO
Considerato che già vogliono togliermi l'unico giorno libero settimanale concordato, direi che sono anche troppo occupata.

PRO
Il fascino della reception colpisce ancora ed è tutta una profusione di "Ma che bella segretaria!". Pare scientificamente provato che una qualsiasi donna dietro ad un bureau diventi bellissima agli occhi di un cliente, ma fa comunque piacere cominciare una conversazione con queste premesse.
CONTRO
Staccare alle 23 per riattaccare alle 7 non mi lascia nemmeno il tempo per mettere il pigiama, dunque il mio orologio biologico, delicatissimo e bisognoso di estrema regolarità, si sta già sballando e le mie occhiaie deturpano sempre più il suddetto fascino.

PRO
Finalmente svolgo un lavoro che adoro e finalmente ho trovato un luogo dove potrò imparare tutto quello che mi era stato precluso nei 10 anni precedenti.
CONTRO
Le responsabilità sono talmente tante che in otto ore quotidiane (orario continuato) non ho un secondo per tirare il fiato e lasciare l'ansia da parte.

PRO
La mia capa conosce la lingua italiana.
CONTRO
Peccato che sia anche "lievemente" squilibrata. Se un secondo prima ti sta sorridendo e amabilmente accarezzanto il crapino rassicurandoti che ti seguirà per il tempo necessario per sentirti sicura, il secondo successivo le scende il canino e con un'acidità spaventosa ti intima di svolgere lo stesso lavoro in autonomia, perchè lei non ce la fa più.

PRO
I clienti tedeschi conversano amabilmente con me e fingono persino di capire quello che dico.
CONTRO
Gli italiani non capiscono davvero quello che dico.

PRO
Intrattenere i clienti, sorridere, fingere di essere padrona della situazione e il punto di riferimento, muoversi tra i piani e in sala per controllare che sia tutto regolare, avere costantemente a che fare con la gente e le sue particolarità.
CONTRO
Non riuscire a scollarsi clienti molesti che vogliono fare una questione per qualsiasi cosa, gente che urla e si agita, gente che capisce che non sei affatto padrona della situazione e che sei ancora l'ultima ruota del carro, avere il fiatone ogni volta che fai le scale e avere costantemente a che fare con gente psicopatica che sfoga su di te le sue frustrazioni.

Pregate tutti affinché io riesca a prendere il ritmo, perché sono già un cadavere.

giovedì 14 aprile 2011

ROTTURA ANTICIPATA

Non ho ancora iniziato e mi sono già stracciata la budella.

Ottima idea il corso (anche se inutile), ma in fondo è giusto che io abbia almeno un'idea di ciò che andrò ad usare.

Mi sta bene anche passare la domenica pomeriggio in albergo per un'ulteriore infarinatura.

Comincia a scocciarmi un po' se devo farmi un pomeriggio di lavoro,gratuito, solo perché devo conoscere la mia collega e farmi spiegare altre due cosette (il fatto che poi lei mi abbia lasciato girare per 5 piani di albergo per fare il suo lavoro è un dettaglio irrilevante).

Sabato avrei dovuto cominciare, a mezzogiorno di oggi mi chiama la capa BauBauMicioMicio e mi dice"sarebbe meglio che tu venissi oggi pomeriggio a sbrigartela con qualche arrivo e con altre cosucce, perché sai, domani mattina attacchi alle sette e non vorrei che tu avessi paura a restare sola.".

Deve avere proprio la faccia da fessa se riescono persino a stupirsi del fatto che io abbia già un impegno con il tecnico della caldaia e non corra immediatamente da loro a lavorare altre ore gratis. Lasciarmi qualche giorno in affiancamento, come fanno tutti, probabilmente a loro sarebbe costato troppo.

Stasera devo trovare il modo di filarmela e farmi sfruttare il meno possibile, visto quello che mi aspetta domani. E poi sinceramente penso, se non hanno paura loro a lasciarmi in mano un albergo intero senza avermi fatto fare nemmeno una giornata di prova, che paura devo avere io? Faccia da cucciolo innocente mode: on.

lunedì 11 aprile 2011

LA CHIAMATA AL FRONTE

Ok, ci siamo. Dopo quasi quattro mesi di disoccupazione, è giunto il momento di ricominciare. Diciamo pure che con i ritmi che mi aspettano per i prossimi sei mesi avrò scontato pienamente la mia pena, ma di buono c'è che probabilmente il blog riprenderà vita grazie all'assurdità che contraddistingue la vita in un albergo (questo perché fuori da esso non avrò granché vita, ma dettagli).

Ho avuto modo di conoscere la mia capa durante una giornata che abbiamo dedicato ad un corso sul gestionale dell'albergo. Avendo lei interesse soltanto per gli aggiornamenti del programma, mi ha fatto saltare completamente la parte riguardante le basi, quindi sono uscita di lì senza sapere nemmeno come si accede al programma. In compenso ho scoperto informazioni interessanti riguardanti le sue funzioni intestinali, argomento che abbiamo sviscerato entrambe con passione durante la pausa pranzo.

C'è da dire che se non la smette di accarezzarmi la testa come se fossi un labrador, potrebbe sorgere qualche problema tra di noi. Quando ci siamo salutate dopo il corso mi ha pure stampato un bacione grande grande, mentre io tentavo di defilarmi in anonimato e discrezione.

Ieri mi ha chiamata a rapporto per una rapida carrellata sulle funzioni del programma che tanto temo. Un intenso pomeriggio di nozioni che la mia mente ha cancellato nell'istante in cui, salutandomi, mi ha rivolto la frase "Poi ti spiegherò anche la questione ascensore, perché abbiamo un piccolo problema... si ferma ogni due per tre con le persone all'interno, ma l'anno scorso abbiamo trovato una procedura che una volta ha funzionato!".

Come se non avessi avuto abbastanza problemi con gli ascensori quest'anno, dannazione.

giovedì 7 aprile 2011

ONIRICAMENTE AUS

Stanotte ho avuto un incubo.

Mi guardavo allo specchio e tra i capelli mi spuntavano un sacco di foglioline di basilico. Cercavo di nasconderle spostando qua e là i capelli, ma lo stesso erano visibili ciuffi verdi tra le ciocche. A quel punto prendevo i ciuffi verdi tra le dita e cominciavo a sradicarle con rabbia mista a disperazione. Una di queste piantine aveva una radice lunghissima e mi domandavo in preda al panico "non mi starò strappando anche pezzi di cervello?".

Mi sono svegliata di colpo terrorizzata.

Qualcosa mi dice che il giardinaggio non stia giovando alla mia salute mentale.

martedì 5 aprile 2011

BOLDO, AMORE E FANTASIA

Poteva essere una tragedia, visto il connubio di sfighe, ma l'incontro si è consumato senza drammi eccessivi, ad esclusione di una testata colossale avvenuta nel tentativo di scattare una foto in corsa.

Il CdM ed io siamo giunti, con il solo ausilio del nostro senso dell'orientamento (non è vero, ma se qualcuno ci crede mi fa felice) presso la dimora della celeberrima Libby e dell'ormai idolo delle blogger Dr J. Siamo stati accolti in un clima amorevole e sbaciucchioso (baci bavosi Vs Ausdauer: 1-0) e ci siamo accomodati senza tanti preamboli inutili. Sbavando all'idea del pranzo promesso a base di carne argentina, ci siamo accomodati in attesa del momento fatidico. Convinti i due uomini a smammare dal salotto in cerca di pane (ricerca che ha richiesto un'ora buona, come avevamo preventivato), il demone dello spettegolamento selvaggio si è impossessato di noi e il materiale accumulato per mesi è stato sviscerato senza esitazione condito da tutta una serie di lamenti tipo "in questa stagione il mal di pancia mi opprime" e "oh non dirlo a me, in aggiunta poi a questo acciacco nuovo", degni del Festival Geriatrico più vivace.

Dopo il lauto pasto a base di ciccia varia (di cui ho potuto godere soltanto in parte a causa del mio precario stato di salute e ancora me ne dispero), verdure e tiramisù leggendario della Libby (acquoso o no, ce lo siamo scrofanati alla grande), abbiamo saggiamente deciso di rotolare un po' in giro per quella regione a noi sconosciuta, godendo di un po' di sano movimento e di flora e fauna locale.

Di ritorno a casa Libby-Dr J l'anziano che c'è in noi ha preso il sopravvento e abbiamo cenato tutti insieme con una bella tisana argentina al boldo, le cui proprietà miracolose sono state decantate a lungo da Dr J, mentre io lamentavo ancora una serie di disturbi per i quali prevedevo il mio decesso imminente.

Un saluto affettuoso e commosso con la promessa di rivederci relativamente presto e poi di nuovo verso l'Emilia Romagna, sorridenti e soddisfatti.

Una volta giunti a destinazione, mentre le visioni di un letto avvolgente ormai annebbiavano le nostre menti, mi sono accorta dell'avvenuto miracolo. Partita al mattino in condizioni gastro-intestinali avvilenti, dopo la tisana al boldo ero di nuovo una donna in grado di camminare senza avvertire ogni singolo lamento del proprio colon. Sarà stato il boldo oppure la compagnia azzeccata?

Qui andranno fatti altri esperimenti scientifici per approfondire la questione.

giovedì 31 marzo 2011

SADICA E SPREGEVOLE

Sosta alla pompa di benzina, il CdM parcheggia l'auto, obiettivamente in maniera abbastanza ignobile. Ausdauer rimane in auto ad osservare il suo estratto conto.

Ad un certo punto Ausdauer si accorge che davanti a lei sosta un'auto con dentro una ragazza che la fulmina con lo sguardo. Per un attimo sostiene fieramente lo sguardo, poi capisce che la ragazza le sta intimando di spostare la Fiesta affinché lei possa passare e raggiungere la pompa di benzina dietro. Ausdauer fa un profondo respiro e si rimette a studiare l'estratto conto. Rialza lo sguardo e la ragazza è ancora lì, la osserva piena di odio. Ausdauer si guarda intorno: basterebbe fare retro e raggiungere le pompe di benzina adiacenti. Con disinteresse ritorna al suo estratto conto.

Trascorre qualche minuto e Ausdauer si accorge che la ragazza, sempre più imbestialita, è ancora lì che gesticola e impreca. Il CdM non torna, Ausdauer finge indifferenza e si mette a studiare il cruscotto, finché la sagace ragazza non innesta la retro, sfanculando a dovere la nostra perfida eroina, che però non batte ciglio e si rilegge ancora una volta l'estratto conto.

Dalla pompa di fianco giungono improperi vari, finché dal finestrino aperto non entra una voce acidula farcita di cattiveria "Spostare la macchina no, vero?".
Ausdauer non si volta neppure e finge una concentrazione soprannaturale. Quando finalmente il CdM ritorna, con le chiavi dell'auto, Ausdauer si abbandona ad una risata satanica.

Ma qualcuno vuole davvero discutere con Ausdauer? Non farete mica sul serio. Non dopo che finalmente si è vista accreditare ben due stipendi dell'anno scorso, a cui ormai aveva intimamente dato un addio farcito di lacrime. Non scherziamo, per favore, trovatevi altro da fare, non ha tempo da perdere con le paturnie altrui, specialmente ora che sta pregando che giunga l'ultimo accredito per chiudere il capitolo ascensori.

martedì 22 marzo 2011

PROMEMORIA - CARA LA MIA SOTTOSCRITTA, RICORDA!

N. 27

Preparare la borsa da viaggio seguendo la lista personale del CdM non è saggio, poiché, per ovvi motivi, non è contemplato alcun uso di spazzole per capelli o di assorbenti. Il CdM è un uomo, ricorda!

N. 28

Tornare alle due e mezzo del mattino alla tua età, dopo che per mesi le tue serate si sono concluse alle 23 con una tisana bollente, potrebbe causarti qualche scompenso. Nello specifico, uscire senza il CdM e dover poi attraversare in piena notte a piedi metà della tua via dopo aver parcheggiato, a pochi metri da un luogo dove poco tempo fa hanno aggredito una ragazza e dove non circola anima viva, può causarti un principio di infarto. Corri sottoscritta, corri!!

N. 29

Tre sere consecutive di pizza vanificheranno ogni tuo sforzo di seguire un'alimentazione sana e corretta, se poi ci aggiungiamo un festeggiamento di tre giorni per il compleanno del CdM allora puoi abbracciare affettuosamente i tuoi rotoli, perché essi staranno sempre con te. Teneri loro!

giovedì 10 marzo 2011

FIESTA!

Mio "suocero" ci ha provato a farmi impazzire. Ci si era messo proprio d'impegno, ma ah ah! Fregato! Sono state settimane di urla, pianti, bestemmie, minacce di andarsene da casa, minacce di rispedire a casa il CdM, minacce di cui non si può parlare e voglia incredibile di precipitare di nuovo nel baratro della dipendenza da barrette Kinder, ma ho resistito stoicamente. Mio caro "suocero", non mi avrai!

Il 16 dicembre il CdM, vinto da una congiunzione astrale piuttosto sfavorevole (mettiamola così), ha distrutto la sua Opel Corsa provando a pattinare sul ghiaccio con le gomme di tre giorni e finendo per abbracciare il muro di cinta di una casa del vicinato. Come si poteva immaginare, l'urto è stato minimo, ma tale da provocare il maggior numero di danni possibili e di nuovo confermarci che al mondo non dobbiamo farci mancare proprio nulla.

Il giorno dopo avevamo già avuto la disponibilità di un prestito da SuperNonna del CdM, dunque si trattava soltanto di scegliere un mezzo. Ancora ignari di non avere più un lavoro, abbiamo fatto trascorrere tutte le vacanze di Natale e poi, scoprendo che a quel punto eravamo disoccupati entrambi, abbiamo pensato che eravamo effettivamente coperti di un mare di liquami caldi. Come si cerca un lavoro senza essere automuniti, quando la tua abitazione dista una decina di km dai centri principali? Ma soprattutto, nel momento in cui lo si trova, come si fa a raggiungere il posto di lavoro se la zona di domicilio è sprovvista di mezzi pubblici che vanno in quella direzione? L'immagine della SuperNonna lampeggiava nelle nostre menti con sempre più insistenza.

L'errore fatale è stato chiedere consiglio a mio "suocero", il quale non conosce la parola consiglio. Nel suo vocabolario, alla voce consiglio si legge: "totale presa in carico del problema". Avevamo già visto qualche auto in zona quando ha preso in mano la situazione.
Piccolo dettaglio non trascurabile: mio "suocero" ha la folle abitudine di comprare, distruggere e rivendere auto ad un ritmo sconcertante.

Step 1: il "suocero" viene in romagna per constatare le reali condizioni dell'Opel Corsa. L'appuntamento viene rimandato all'ultimo talmente tante volte che la Aus ne ha già le scatole piene.
Step 2: il "suocero" decide di ripararla, ma la lascia in Romagna. Si prenderà qualche giorno per pensarci.
Step 3: il "suocero" ha pensato di andare a vedere qualche auto in giro e ne ha trovata una usata che fa al caso del CdM, ma senza garanzia. Il CdM riferisce alla Aus, che sibila come un serpente a sonagli.
Step 4: il "suocero" impone di recarci al concessionario di fiducia, che dista 60 km da qui. Rimanda l'appuntamento per un paio di settimane, giusto per non affrettare le cose.
Step 5: il "suocero", ascoltando con un orecchio il parere del CdM, ferma in concessionaria due auto che possono fare al caso del figlio. Entro tre giorni la decisione definitiva.
Step 6: mentre il CdM ha deciso che comprerà una Polo, il "suocero" ha ben pensato di fermargli una terza auto nel ferrarese, una bellissima Opel Corsa, e convince il CdM a lasciar perdere la Polo e farlo contrattare per la Corsa. La Aus ha gli occhi fuori dalle orbite.
Step 7: il "suocero" ritiene che la Corsa non sia un affare, dunque lascia la Corsa e opta per un'altra Polo fantasma. I muri di casa Ellouin-Aus sono percossi costantemente dalle craniate violente di quest'ultima.
Step 8: il "suocero" finalmente trova l'auto che fa per il CdM in Veneto e senza interpellare nessuno ferma una Fiesta e vende sulla carta la vecchia Opel Corsa del CdM. Nessuno ha visto l'auto, ma la fine sembra vicina.
Step 9: a 12 ore dal ritiro dell'auto il "suocero" cade vittima dello spirito distruttivo delle auto e rimane a piedi con ogni mezzo in suo possesso, pertanto, dichiarando che tanto qui c'è la mia Sacrissima Auto a disposizione, va a ritirare la Fiesta e se la tiene promettendo di restituirla al recupero di uno dei mezzi. Le rotule delle ginocchia della Aus si frantumano a terra (non avendo altre sfere da calare) con tutti i suoi sogni.
Step 10: il "suocero" ha visto l'auto della sua vita, una Clio. Ma ci ripensa, l'affare non è buono.
Step 11: il "suocero" ha trovato un'altra Clio. Ma ci ripensa, l'affare ancora non è buono.
Step 12: il "suocero" ha visto una Fiesta. Ci ripensa, ma solo perché non ha davantia gli occhi lo sguardo furente della Aus, privata ormai da mesi della proprietà della sua Sacrissima Auto.
Step 13: il CdM, vittima dell'ira funesta della Aus, decide di dire al padre che è ora che si decida per un'auto e ci renda l'agognato mezzo. Il "suocero" si offende mortalmente e decide di pensarci su, ribadendo che dal momento che io non lavoro non ho poi così tanto bisogno di un mezzo con cui muovermi e che posso benissimo organizzarmi con gli orari del CdM.
Step 14: il "suocero" ha avuto l'illuminazione, manda il CdM dal meccanico con la vecchia Corsa e lo fa accordare per una riparazione minima, perché sarà lui a ricomparla da venditore a cui l'ha appena venduta. Sgosh.
Step 15: il "suocero" scopre di non riuscire ad assicurare di nuovo la Corsa ad un prezzo ragionevole e ci ripensa. Chiama il meccanico e ferma la riparazione tra le invettive di tutti e uno sgosh grande come una casa esplode in Romagna.
Step 16: il "suocero" non ha ancora trovato un'auto, ma siccome la Aus ha attacchi isterici ogni quarto d'ora, il CdM impone finalmente l'ultimatum.
Step 17 (che porta fortuna): finalmente il CdM riesce a recuperare la sua Fiesta e il CdM e la Aus tornano a casa felici e contenti.

Ad oggi ancora ignoro se il "suocero" ha recuperato o meno un'auto e nemmeno lo voglio sapere.

martedì 1 marzo 2011

E MARZO FU

Febbraio è stato un mese appassionante.

Dopo tredici giorni al cardiopalmo, in cui ormai tutto sembrava perduto, sul mio conto è apparsa la mensilità dispersa di settembre e successivamente addirittura quella di ottobre. Vinta dal momento di esaltazione mi sono regalata le salviette disinfettanti della Lysoform, che per una casalinga come me sono un lusso irresistibile.

Un giorno, mentre preparavo il pranzo, per poco non faccio esplodere la casa. Sui fornelli c'erano pentole e pentoline varie: su uno bolliva il pentolone di acqua, su un altro avevo messo a scaldare un filo d'olio per appassire del radicchio. Mentre tagliavo il radicchio alle narici mi è giunto un odore nauseabondo e con la coda dell'occhio ho avvistato una nube di fumo alzarsi dal manico del pentolone di acqua, che aveva assunto un affascinante color lava infuocata. Distratta dal fumo ho dimenticato l'olio in pentola dunque mentre cercavo di liberarmi del radicchio, qualche piccola listarella è caduta nella pentola dimenticata, provocando schizzi di olio bollente potenti e rumorosi come proiettili. A quel punto, mentre il fumo e l'olio prendevano il sopravvento, io mi riparavo con il tagliere e finivo accucciata in un angolo osservando la scena apocalittica. Quando il CdM è rientrato dal lavoro, invece di essere raggiunto da un gradevole odore di cibo, ha avuto un assaggio della fine del mondo: la cucina unta, la pentola bruciata e la morosa di un umore tale da volerla tenere ben lungi.

Ad un certo punto, siccome ero stanca di trascorrere il mio tempo ad appaiare calzini e a litigare perché non riusciamo a trovare un'auto per il CdM (spesso entrambe le cose sono contemporanee, appaiare calzini mi mette di cattivo umore), ho deciso di darmi una botta di vita e prendere l'influenza.
E così eccomi sul divano, 38 e mezzo di febbre, a supplicare il CdM di mangiare qualcosa prima che io tirassi le cuoia, in modo da poter prendere entro un'ora decente le mie fibre per l'intestino (che interferiscono con l'assimilazione di altri farmaci), lo sciroppo per la tosse, la tachipirina e la pillola anticoncezionale (un cocktail di tutto ciò sarebbe stato quanto meno inefficace). Il CdM però è un uomo, e soprattutto è un informatico, e come tutti sanno, staccare un uomo informatico dal proprio portatile è un'operazione lunga e dolorosa, che spesso prevede anche l'uso di strumenti quali un raschietto per scollare le dita e una frusta per intimare la disciplina. Dunque la risposta al mio "Amore, ti prego, mangiamo che sto per morire" è stata "certo, subito" e intanto si era già messo le cuffie per effettuare una telefonata di lavoro in skype assolutamente non rimandabile. Le meraviglie della convivenza, quando realtà e priorità differenti si scontrano e spesso, diciamocelo, ci scappa anche il morto (io ero malata, ma il morto, ci tengo a precisare, dopo la mezz'ora di conversazione in skype, non ero io!).§

Come farà il CdM a sopravvivere alla mia furia omicida da casalinga disperata per un altro mese, non è dato a sapersi.

lunedì 14 febbraio 2011

30 ANNI E NON SENTIRLI (CAUSA SORDITA' IMMINENTE)

Quando il Bruderino, il mio tenero piccolo fratellino a cui molti anni orsono ho cambiato atomici pannolini, mi ha comunicato che sabato ci sarebbe stato il suo primo live nel gruppo, non ho esitato e ho deciso che ci sarei stata.
C'è da dire che da diversi anni sono fuori dal mondo e che la mia voglia di riconciliarmi con la società scema ogni giorno che passa, dunque, avvolta come sono nel mio mondo fatato, mi sono posta zero problemi. Guido fino al locale, pago l'ingresso, mi siedo, guardo l'esibizione e me ne vado.
Avevo dimenticato un piccolissimo dettaglio: tra me e mio fratello ci sono undici non trascurabili anni.
E così il CdM ed io ci siamo ritrovati ad un live metalcore, alzando in maniera imbarazzante la media del locale di un decennio e osservando con curiosità antropologica la maggior parte della fauna giovanile. Era tutto un susseguirsi di: "Ehi ma hai visto quello con quel cespuglio di capelli e un principio di peluria sul labbro?" "Scherzi? Se fosse mio figlio lo avrei già diseredato" oppure "Quella ragazzina promette bene" "Finiscila, potresti essere suo padre", commenti che non ci hanno certo aiutati a sentirci meno anziani. Come mi sia venuto in mente di entrare ad un concerto metal in cappotto lungo elegante e stivali non so proprio spiegarlo, ma per la prima volta nella mia vita credo di essere stata la persona più elegante di un locale. Ci siamo comportati bene: nonostante fossimo a pochi passi dal Bruderino abbiamo evitato di sbracciarci e mandare baci affettuosi in sua direzione, e ho tenuto in costante aggiornamento la Mutti che mi tempestava di sms con scritto "Hanno iniziato?" "E ora?" "Li hanno applauditi?". Sono persino riuscita ad allontare l'energumeno imberbe che cercava di spodestarmi dalla mia postazione privilegiata, studiata appositamente per filmare l'evento dall'angolazione migliore, nonostante il CdM preoccupato si raccomandasse di non fare arrabbiare nessuno di più giovane e forte di noi (non c'è davvero più rispetto per gli anziani).
Dieci (tredici?) anni fa avrei sguazzato felice in un posto simile, ma dopo un'ora di growl eravamo già rincoglioniti e appena finita l'esibizione ci è parso il caso di dileguarci per tornare a luoghi noi più consoni, ovvero un mordibo letto immerso in un silenzio ovattato. Inutile, soltanto un'ora di metal pesante ci ha guastato le orecchie. Non siamo più quelli di una volta (ma lo siamo mai stati?).

lunedì 7 febbraio 2011

Non sono morta

Oggi è esattamente un mese che sono rimasta senza lavoro. Di cose, in effetti, ne sono successe.

Tanto per cominciare, i famosi soldi, promessi con atteggiamento serio e ragionevole alla comunicazione del licenziamento, non sono mai arrivati. Non che non ce lo aspettassimo, ma il senso di orrore è maggiore ad ogni giorno che passa senza che il nostro conto corrente si rianimi. Il sindacato a cui ci siamo rivolti per avere assistenza è lo stesso che segue altri tre ex dipendenti e ci ha già avvertiti che difficilmente con gente simile otterremo granché a breve, e nemmeno le vie legali ci garantiscono di spaventarli abbastanza. In sostanza, si sono liberati di noi e stanno sostenendo la ditta con i nostri stipendi arretrati, in quanto non lavorando più per loro non si sentono neanche lontanamente in dovere di retribuirci il lavoro svolto per MESI. Non ci hanno mai più richiamati e a mio fratello hanno persino assicurato di avermi pagata. C'est la vie? Mah.

Il CdM si barcamena tra piccoli lavoretti part-time in attesa di qualcosa di un po' più sostanzioso, mentre io, che ho già accordato la mia presenza in un ennesimo albergo a partire da aprile (è inutile, il mio destino è quello e non posso più oppormi), mi sto adattando alla mia nuova condizione di casalinga. Diciamo che, se escludiamo il senso di inutilità opprimente e la certezza che ripartire ad aprile a ritmi di 50 ore settimanali sarà traumatico, tre mesi di stop forzato hanno qualche vantaggio.

Intanto, ho riscoperto cosa vuol dire leggere più di 20 pagine la settimana e ho fatto risorgere la mia tessera della biblioteca, che agonizzava da luglio (mese in cui ho cessato definitivamente i prestiti). La mattina, visto che il CdM si alza presto, posso indugiare tra le coperte con il mio libro, lusso a cui credevo di avere definitivamente detto addio con l'inizio della convivenza e del lavoro condiviso.

La mattina la colazione è lenta, posso aprire le finestre di casa e dedicarmi alle quotidiane faccende senza trovarmi faccia a faccia nel weekend con palle di polvere grandi come me e stanze inagibili.

Avendo smesso di pranzare dalla Mutti cinque giorni su sette ho preso pieno possesso della cucina e sto imparando effettivamente a presentare cibo commestibile. In più ho ripreso ad andare a lezioni di cucina dalla mia storica amica casalinga, cuoca provetta e insegnante impagabile.

Dopo anni di astiosa lontananza, mi sono riappacificata con il televisore e finalmente ho ritrovato il gusto di fare zapping. Soltanto una casalinga può quasi rischiare di rompersi una gamba per raggiungere il telecomando e accendere in tempo per vedere la sigla di "Settimo Cielo". La sera poi abbiamo scoperto le repliche di "Licia dolce Licia" e da allora comunichiamo prevalmentemente rifacendo le canzoni dei Bee Hive, per la gioia di tutti i vicini.

E così, ecco la mia vita fino ad aprile. Poi probabilmente per i mesi successivi parlare di vita sarà ottimistico, ma dettagli. Altro giro, altra sfida (o sfiga??).

mercoledì 2 febbraio 2011

SULLE NOTE DI HEIDI

E mentre mi aggiro per casa in attesa che qualcuno mi salvi canto...


Aus-dauer
Il tuo nido è congelaaato
Aus-dauer
le tue dita ora faranno crack
Accipicchia
Qui c'è un orso polaaare
Aus-dauer
Tenero come te

Aus-dauer
Tenera, piccola, con un freddo cosììììì

Gli amici di montagna mumu cipcip bebe
ti dicono “siam qui” e ti spiegano il perché
saresti un ghiacciolino che nell'acqua scioglierà
un rotolino morbido che di freddo morirààààà

Aus-dauer
la caldaia si è rotta
Aus-dauer
i pinguini ti fanno ciao
Eri calda nel letto di nuvola
Aus-dauer
la sfiga appartiene a teeeeeee

giovedì 20 gennaio 2011

POST PATETICO E EVITABILE (MA LO PUBBLICO LO STESSO)

Sto impazzendo. Ho appena trucidato un panettone che era sopravvissuto al Natale, riversando su lui la rabbia e la frustrazione di questo periodo così nefasto per poi sbranarlo con famelica disperazione.

Lo so, non si fa così. Non ci si guarda indietro contando sulle dita delle mani le cose che si sono lasciate per strada, ma vorrei che qualcuno mi capisse.

Un anno fa la mia vita era completamente diversa. Correvo continuamente. Lavoravo tutto il giorno cercando di guadagnarmi uno spiraglio in pausa pranzo (che viste le abitudine dei miei ex datori di lavoro non era scontato). Uscivo la sera dal lavoro e mi barcamenavo a stento con il resto della mia vita che comprendeva pulizie nella casa dove vivevo con la mia famiglia, trasferte del CdM, una pseudo vita sociale. Abitavo in una casa molto grande e piena di gente, tra Mutti e Bruders e visite del compagno della Mutti, degli amici del Bruderino, di zii che abitano lì di fronte e attraversata la strada mi aspettava pure mia nonna, sempre pronta a riempirmi le tasche di qualsiasi cosa. Era snervante a volte, soprattutto quando il tempo per me latitava e io agognavo due secondi di pura pace meditativa. Uscita di casa, comunque, ero a pochi passi dal mare, dal centro storico, dai principali centri di vita della comunità della Ridente Cittadina (non che di vita ne abbia molta in inverno, ma confronto ad altri posti a caso è una metropoli).

Quando mi sono trasferita in Paesino Sperduto della Romagna sapevo che andavo a perdere i miei appigli storici, ma contavo molto sul fatto che lavorando ancora lì avrei avuto modo di tenermi in contatto con tutto questo ogni giorno.

E invece stipuffi.

Un anno dopo sono qui seduta al tavolo della cucina-sala-ingresso, in un casa che conta due stanze (ma due preziossimi bagni) e che non è mia, a cercare di guadagnare un modo per arrivare a sera. Il CdM per un mese sarà impegnato in lavoretto provvisorio, ma necessario al mantenimento di quella specie di indipendenza che abbiamo tanto cercato e avendo un solo mezzo di trasporto egli se ne va ogni mattina con la mia Sacra Auto in cerca di una fonte di guadagno. Io resto qui da sola a trucidare panettoni. Non posso uscire, perché sono a piedi e qui non c'è neppure un centro storico. In ogni caso, anche se potessi andare a zonzo non avrei soldi da spendere in nessun modo fatta eccezione per i rifornimenti alimentari, che per ora mi sono ancora concessi. Il CdM mi ha fatto gentilmente notare che ho abusato delle ore di Internet mensili che abbiamo a disposizione sulla chiavetta, dunque per pubblicare questo post mi collegherò furtivamente e incollerò il tutto in fretta e furia senza badare all'editor che sbarella. Non aprirò la chat, guarderò in fretta le mail e allo scadere dei minuti tornerò al mio ferro da stiro. Quando il CdM leggerà il post mi sgriderà, perché non sto reagendo come dovrei e così mi sentirò persino in colpa.

Detto ciò, se incontro qualcuno che mi fa presente che l'importante è che ci sia la salute gli faccio fare la fine del panettone.

(Ti prego, fa che mi chiamino a lavorare. Ho incontrato un albergatore insostenibile, che mi renderà la vita impossibile e con cui sento che ci sarà odio reciproco eterno, ma tutto purché io non debba stare chiusa qui tutto il giorno a guardare la polvere che scende sui mobili in attesa della prossima sfiga da raccontare – e anche questa me la sono tirata)

martedì 18 gennaio 2011

AUTISMO

E' ufficiale, la mia voglia di uscire di casa e sbattere il muso contro altre persone è defunta. Ignoro il motivo per cui ogni persona che incontro deve ricordarmi, per esempio, che il mio ex capo sta giustificando la nostra uscita di scena con frasi celebri quali "Li ho mandati a quel paese" oppure "Finalmente mi sono liberato di loro!", che non solo non aumentano la mia fiducia nel prossimo, ma fanno crescere in maniera esponenziale gli istinti omicidi che mi pervadono.

E poi diciamoci la verità, la gente ultimamente delira. Prima mi vengono rivelate cose spiacevoli sulle opinioni della mia migliore amica durante la cena di San Silvestro, ma io sposo con convinzione la filosofia che permette a chiunque di sfogarsi su chicchessia tra le proprie mura domestiche, se non altro per esorcizzare il male di vivere che pervade un po' tutti. Non c'è niente di male a "sfanculare" un po' le amiche tra le braccia del proprio moroso, purché questo abbia la decenza di rimanersene muto come le convenzioni sociali richiedono. Ma tant'è.

Ieri il CdM ha iniziato un lavoro che lo terrà impegnato qualche settimana con la mia Sacra Auto (la sua, ahinoi, è risultata ad una visita specialistica nientepocodimeno che da buttare). Certo, l'idea di rimanere in casa a osservare la muffa che cresce rigogliosa sui muri è allettante, ma poichè pure io devo cercare un'occupazione e inoltre esistono parecchie commissioni da portare a termine, ho deciso di caricarmi le spalle e cominciare i miei pellegrinaggi in treno e a piedi. Lo so, è una notizia di incommensurabile impatto emotivo e forse avrebbe dovuto essere introdotta meglio e me ne scuso.

La scorsa mattina arrancavo carica di borse per le vie della Ridente Cittadine, pronta ad affrontare l'ultima tappa del tour in farmacia prima di parcheggiarmi dalla Mutti, quando mi ha sorpassato l'auto di ExAmica. Perché ExAmica?

Breve digressione. ExAmica è stata "amica" per sette anni in cui:
- mi ha criticata per ogni singola scelta di vita
- mi ha criticata per ogni mio atteggiamento o modo di fare/essere
- ha strenuamente sostenuto che non sono in grado di tirare su di morale nessuno, in quanto il mio supporto suggerisce il suicidio
- mi ha rinfacciato di non essere andata alla sua laurea triennale perché ero in ospedale per una visita preoperatoria
- per ripicca non è venuta alla mia laurea ed è venuta alla mia festa dicendo "vengo perché ho bisogno di parlare dei miei problemi" e dicendo che i miei fiori puzzavano
- mi ha costretto ad andare alla sua laurea specialistica spingendo per avere una festa regale
- non è venuta alla mia laurea specialistica e mi ha portato in seguito dei fiori appassiti
- quando è stata lasciata dal ragazzo storico, mi ha accusata di essere potenzialmente interessata ad ogni singolo uomo le girasse attorno, pronta a sfilarglielo alla prima occasione
- quando è stata lasciata dal ragazzo, ha dato il suo numero a tutti i ragazzi con cui parlavo
- quando ho conosciuto il CdM e ho cominciato la relazione, è inorridita dal fatto che persino io avessi trovato qualcuno
- quando ha conosciuto il suo attuale grande amore, mi ha detto che doveva allontanarsi da me, perché la mia vita "da vecchia" la deprimeva e le mettevo ansia
- quando sono andata a convivere, mi ha detto che lei non poteva farlo perché la sua era una storia passionale e piena di imprevisti
- quando l'ho vista l'ultima volta stava mettendo su casa
- mi ha candidamente confessato di trovarsi mille volte meglio con la mia migliore amica.
Queste e tante altre cose mi hanno indotto, come dire, a darmela a gambe. Avevo anche pensato di mandarle un sms con scritto "Ti ho vista,come stai?", ma l'idea di spendere 15 cent in momenti di carestia mi ha fatto desistere.

Le donne sono terribili. L'avermi vista in orario che un tempo era lavorativo, senza la mia adorata auto, coperta di borse nel freddo e nella nebbia, deve aver fatto breccia se questo ha suscitato persino l'impulso di scrivere non a me per sentire come stavo, bensì alla mia migliore amica (ora anche sua) che ero stata avvistata. Peccato che la mia migliore amica abbia risposto a me anziché a lei, facendomi ben intendere che sono un interessante caso di cui parlare.

Io comprendo di essere un caso umano, le cui gesta vanno narrate e tramandate di generazione in generazione, ma è ora di finirla. Un po' di discrezione, che diavolo. Se sentite parlare di me, non riferitemelo. Controllate i destinatari dei vostri sms, non è difficile. Voglio rimanere ignorante a leccare le pareti del mio guscio autistico, e lasciatemi in pace, per pietà, che tutta questa sincerità/sbadataggine ormai mi hanno sensibilmente stracciato le budella.

venerdì 14 gennaio 2011

IL MIO PRIMO POST

Sono disoccupata

Ebbene sì, da 15 giorni la mia vita è cambiata. Non ho più una benemerita cippa da fare. Fino a maggio probabilmente sarò sospesa in uno stato di nullafacenza sociale quasi vergognoso. Dopo anni di alternanza studio/lavoro davanti a me ho per la prima volta una quantità notevolissima di tempo da trucidare. Cosa farò? Intanto ho comprato un libro di grammatica tedesca, con tanto di esercizi da svolgere e diligentemente li sto eseguendo su un apposito quadernino. Io non ricordo niente di tedesco, a malapena l'ho studiato alle superiori. Una mia compagna di università ha così commentato:
"Ma come, a lezione ti portavi la settimana enigmistica e ora ti metti a studiare????"
Purtroppo lo sdegno nelle sue parole non può trapelare dalla loro semplice trascrizione...

(2 marzo 2005)

Ed eccomi qui, quasi sei anni dopo, nella stessa identica situazione di allora. Ho persino riesumato il libro di grammatica tedesca e ricominciato a studiare l'inglese. Con la differenza che ora vivo fuori casa e che a quasi 30 anni l'idea di tornare a fare la stagionale (cosa del tutto inevitabile, perché di rischiare di stare a casa mesi e mesi senza percepire nulla di nulla non se ne parla) mi provoca tutta una serie di sintomi tali da rendemi bisognosa di un neurolettico.

Ieri mi ero illusa di trascorrere un paio d'ore spensierate nella sala d'attesa del mio medico sbavando sul finale di Harry Potter - L'ordine della Fenice. Invece appena entrata e constatato che sostavano lì millemila persone, ho fatto giusto in tempo a chiedere "chi è l'ultimo" che il CdM e io siamo stati travolti dal vortice. L'ultimo era proprio uno dei contanti della ditta dove lavoravamo, dunque è iniziato un tour di "Ma lavorate ancora lì? Ah no? Come mai? Eh, lo sapevo io... quell'uomo è inaffidabile... avevo già sentito in giro queste voci... è pazzesco... e in giro ragazzi non si trova niente, niente di niente... avete capito, niente!" e così via dalle cinque e mezza fino alle sette e mezza, esposti alle orecchie curiose di una sala gremita di gente e bacilli.

Poi finalmente si è aperta la porta e il nostro turno è arrivato. Appena presentato il referto del pronto soccorso (codice giallo, wow) il mio medico mi domanda: "Ma perché non hai ancora fatto una colonscopia?". Oh, già, perché? Perché dopo due clisma opachi in cui mi hanno gonfiato e riempito l'intestino attraverso un tubo sistemato ad hoc che mi faceva sentire un canotto ancora sgonfio, e una citoscopia nella quale mi hanno risalito l'uretra con una sonda mentre io proferivo parole in lingue sconosciute e considerato che presto mi aspetta un altro piccolo, ma scomodo intervento, non ho avvertito l'impellente bisogno dell'ennesimo sondino esplorativo dove non batte il sole? Cavolo, questa mia renitenza ai viaggi attraverso il (mio) corpo umano è deplorevole. Certo, attraverso una fase di rinnovamento, e la chiusura verso il mondo esterno non giova all'umore e alle possibilità future, ma così mi sembra un po' eccessivo.

Una bella colonscopia a chi se lo merita mai eh.

martedì 11 gennaio 2011

UN GIRO IN BARELLA TI FA BELLA

Il Signore il settimo giorno si riposò. Io ho pensato bene di passare 4 ore stesa in barella.

Venerdì sera, dopo che un giorno e una notte di pianti erano piacevolmente trascorsi, sono uscita dalla doccia e coliche addominali insopportabili mi hanno colpita come un fulmine a ciel sereno. Il CdM, avvertendo in lontananza dei lamenti indefiniti sullo sfondo di “The Big Bang Theory”, è accorso in bagno trovandomi stesa sul tappetino. Poiché stentavo a riprendere coscienza del mondo esterno, il CdM ha allertato la Mutti e al suo arrivo, dopo che il dolore aveva preso una forma sanguinolenta, mi hanno caricata in macchina e portata al pronto soccorso. Non aspettavo altro.

D'altronde chi non vorrebbe trascorrere un tranquillo venerdì sera coricata su una barella, con una flebo attaccata al braccio e una dottoressa che a tradimento, pronunciando una frase melensa come “diamo un'occhiata al sedere”, ti infila senza indugio il fatal dito nel pertugio? Lo so, è tutto molto poetico. Ho trovato la situazione veramente molto appropriata al mio vissuto attuale.

A mezzanotte, mentre una dottoressa ravanava ancora tra le mie stanche viscere, guardavo il soffitto pensando “Quasi quasi anche una bella visita dall'otorinolaringoiatra...”.

Dopo di che è cominciata anche la mia prima settimana da disoccupata. Ah, no, scusate, ancora non sono disoccupata, perché l'amabile ex capo non ha trovato il tempo per licenziarci ufficialmente. Ha però trovato il tempo di assumere un'altra persona che da ieri troneggia al mio posto. Povera ragazza. Sindacati, aiutatemi voi, a questo punto nessuno mi può più salvare.

giovedì 6 gennaio 2011

CHIUSO PER BESTEMMIE

In un mondo ideale, dove pony alati colorati volano garruli nel cielo terso e bambine felici saltano amenamente la corda nei prati senza dover evitare escrementi animali e non, oggi sarebbe andata così.

Ci saremmo seduti a quella scrivania e il capo avrebbe detto: "Ragazzi, siete stati veramente in gamba a sopportare tutto ciò per mesi ed è comprensibile che dopo diversi mesi a bocca asciutta il vostro self-control abbia ceduto. Per questo motivo intendo non solo saldare con voi il mio debito, ma anche cominciare il nuovo anno sotto una nuova luce, mettendovi finalmente nella condizione di lavorare serenamente. Complimenti Aus, per aver aperto quest'ufficio nonostante il caos più totale e aver tirato avanti stoicamente per più di  un anno nella nebbia più fitta e complimenti CdM per  esserti prestato come taxi per mia moglie e i miei figli per mesi, non posso sdebitarmi con il denaro ma avete tutta la mia stima e riconoscenza".

In realtà, all'ora indegna come solo le otto di un giorno festivo potevano essere, le parole del capo sono state soltanto "Ragazzi, non posso più tenervi qui, lunedì vi licenzio definitivamente perché il rapporto si è irrimediabilmente rovinato. Entro marzo però vi pago (spero). Intanto assumerò un'altra persona che mi gestisca l'ufficio, con voi non è veramente più il caso. A presto ragazzi, statemi bene, bye bye".

Wow. Chissà quanti denti possono ancora cadermi...

Aprirò di nuovo la bocca soltanto quando sarò sicura di aver riacquistato un linguaggio inoffensivo.

martedì 4 gennaio 2011

ANNO NUOVO VITA LARGA

Sto facendo di tutto per godermi almeno l'ultima settimana di "ferie" in attesa del giorno fatidico, ma le mie notti trascorrono agitate e piene di incubi.

Ho sognato già diverse volte il 10 gennaio.

In un sogno entravamo in ufficio e il mio capo era tumefatto, smagrito, in mutande e canotta su una sedia a rotelle con una gamba rotta. Ci ignorava per diverso tempo finchè non diceva la fatidica frase: "Ragazzi, è finita, tutto ciò che posso darvi sono 264 euro". E a quel punto iniziavo a insultarlo pesantemente.

In un altro invece le cose andavano in maniera più soft. Il capo si scusava, ci abbracciavamo tutti in un mare di lacrime amare e ci auguravamo il meglio per il futuro.

In un altro ancora erano botte da orbi e di parole ce n'erano ben poche da decifrare.

In mezzo a tutto ciò ho anche sognato che mi trovavo a casa della Libby con i suoi genitori, Dr J, il CdM e la Mutti. Dr J aveva cucinato una montagna di cibo argentino su cui io sbavavo copiosamente (non ho idea di come sia il cibo argentino, ma dettagli), però ogni volta che mi veniva riempito il piatto di pietanze succulente mi distraevo un secondo e puff! Tutto mi spariva dal piatto. Tutti negavano di avermi rubato il cibo e io mi sono svegliata frustrata e umiliata.

In queste feste ho decisamente mangiato troppo e tutto ciò si ripercuote sulla mia vita onirica.

Ah, il 2010 è finito a tono con il resto dell'anno. Ci siamo trovati a casa della mia migliore amica e del suo compagno e c'erano quintali di cibo. Mentre ci abbuffavamo il discorso è capitato su un'amica comune che si era fatta male di recente cadendo per evitare di pestare un escremento di cane e il compagno della mia amica è saltato su dicendo:
"Quale amica, quella psycho?"
Non capendo a chi si riferisse ho detto qualche nome che potesse essere adattato alla parola psycho, finché non sono giunta a lei, quell'amica che lui non ha mai potuto sopportare e che dopo avermi fatto sputare i sorci verdi mi ha liquidata dicendo "peccato che non ci vediamo più, ma tu mi metti angoscia con la tua vita da vecchia e preferisco uscire la tua migliore amica". A quel nome lui si è illuminato:
"Ah no, lei non è più psycho, tu l'hai superata!"
Momento di perplessità generale.
"Mi hanno raccontato delle cose..." e quel punto la mia amica è sembrata un tantino allarmata e ha cercato di zittirlo, al che lui, che non è propriamente un uomo di tatto ha esclamato "Ma dai, sei stata tu a dirmelo che quest'anno è stata parecchio isterica e fuori di testa... è stata peggio lei dell'altra vostra amica!".

A quel punto potevano succedere due cose.

In un mondo ideale mi sarei potuta alzare e battermi per la mia dignità spiattellando al carissimo uomo che la sua morosa, nonchè migliore amica, anziché consolarmi del fatto che ho perso 5 mesi di retribuzione nel nulla con un affitto da pagare (sì, lo so, sono monotematica, ma al momento è questo che mi affligge, tra due settimane magari parlerò in lacrime delle mie vene varicose), si è altresì incarognita ricordandomi che lei doveva pagare le tasse di condominio con la sua tredicesima (ah già, dunque le mensilità perdute sono sei e non cinque, grazie per avermelo ricordato) e poi, sedendomi, nello sbigottimento generale, mi sarei potuta versare un alcolico e berlo a canna.

Nella realtà, invece, ho fatto vagare lo sguardo sulle varie cibarie, mi sono servita di un'altra tartina e ho mandato giù pensando "Wow, come sono caduta in basso quest'anno". E leccandomi le dita ho lasciato morire la conversazione.

Quest'anno non voglio non né dimagrire, né essere più buona, né imparare a fare un arrosto senza carbonizzarlo. Ritorno ai miei vecchi buoni propositi: voglio diventare stilita.