Sgosh autunnale

Sgosh autunnale

mercoledì 5 novembre 2014

Stalking

E io che mi faccio sempre un pacco di scrupoli anche solo a decidere se fare una telefonata, sentendomi poi quasi in colpa se una persona non mi risponde al primo tentativo, perché ho paura di disturbare.

17 chiamate un giorno... e ti rispondo a 2.
14 chiamate il giorno dopo... e ti rispondo a 1.
10 chiamate e mi sono veramente rotta, quindi non ti rispondo.
Tutti i giorni dalle 3 alle 15 chiamate. 
Ma possibile che una persona non si renda conto di quando rompe le scatole?
Perché se non ti rispondo, magari sono impegnata. Inutile che provi 10 volte nel giro di 3 minuti. Mi scarichi la batteria e mi innervosisci.

Senza contare che la maggior parte delle chiamate sono fatta in macchina, o mentre fa la spesa, o mentre va a scuola a prendere il figlio, o addirittura mentre cena. Quindi la conversazione si tronca improvvisamente a metà frase con un "ti chiamo tra due minuti, rispondimi eh", perché è in un ingorgo stradale, deve pagare il conto o il figlio strilla perché vuole attenzione. 
Chiamare quando hai cinque minuti tranquilli e dire una frase di senso compiuto, invece di tenermi 25 minuti bloccata mentre tu ti fai i fatti tuoi e la metà delle volte perdi il filo del discorso?

Sono seriamente tentata di gettare il telefono in mare o di denunciarla per stalking. 

giovedì 30 ottobre 2014

Tale padrone, tale gatto

Non ho capito perché su 3 gatti, nemmeno uno si salva dall'avere un qualche disturbo comportamentale.

Lucilla, 3 anni, trovata abbandonata sotto un'auto del parcheggio di un hotel. 


Ha sempre lo sguardo da "moriremo tutti!". Se le dici "Lucilla, spostati per favore" ti risponde strillando chiarissime bestemmie. Ha più disturbi d'ansia lei di me (ed è tutto un dire). Se entrano estranei in casa corre come una pazza sbattendo contro muri, cose, persone, fino a che non raggiunge il letto e riesce a nascondersi sotto le coperte. Se sente qualsiasi rumore improvviso corre a nascondersi sotto il divano. In caso di rumore prolungato e forte, si rintana sotto il divano con lo sguardo sbarrato, la testa che ciondola e fa fatica anche a respirare. Ha paura anche della sua ombra, ma quando si rende conto di aver fatto una figuraccia, diventa aggressiva a cattiva e se la prende con il primo che capita, prendendolo a zampate violente. Lo stesso se non si segue il suo iter di accompagnamento alla ciotola: il CdM deve alzarsi dal letto, salutarla, lei gli fa "mao" e si fa seguire fino alla ciotola, dove fuseggia contenta. Una qualsiasi variazione costa una serie di botte ben assestate al primo felino che incontra sulla sua strada.

Melissa, 2 anni, trovata abbandonata ad un giorno di età e cresciuta da una volontaria del gattile.

Apparentemente sempre tranquilla e fuseggiante, si lamenta per qualsiasi cosa. Siccome è la cocca di mamma, se mamma presta attenzione ad uno degli altri due rimane offesa anche per ore. La mattina deve essere la prima che saluto quando apro la porta della camera, altrimenti mi punisce non facendomi nemmeno una fusetta e voltandomi le spalle. La devo prende in braccio ogni santa mattina, adagiarla vicino a me sotto le coperte e coprirla di baci fino a suo gradimento. Lei mi abbraccia con le zampe ed è tutta contenta. Lo stesso la sera prima di andare a letto, bisogna chiudere fuori dalla stanza gli altri due e mamma deve dedicarsi a lei e solo a lei fino all'ora di far nanna. Quando sono stata in montagna, ha dormito per una giornata sul mio pigiama rifiutandosi di mangiare.

Pinetto, 6 mesi, portato al canile da una persona che aveva promesso di riprenderselo, ma che poi non è più tornata e ce lo siamo presi noi.


Sembrava il più sano di tutti. Peccato che nel giro di tre mesi abbia mostrato la sua vera natura: è una tarma travestita da felino. Siamo tornati dalla montagna e la coperta di lana che viveva tranquilla sul divano da anni era stata completamente sbrindellata da un felino famelico. Tolte tutte le coperte di lana, ha iniziato a mangiare quelle di pile. Ha ridotto ad un colabrodo la mia sciarpa preferita e ha cercato di divorare uno dei miei maglioni. Se gli si toglie di bocca la preda lanuginosa, ringhia come un cane a cui si cerca di togliere l'osso. E' riuscito a mangiarsi anche una mia limetta per unghie. Il gatto che soffre di picacismo ci mancava.

Figlioli miei, tutti da mammà dovevate prendere? Non potevate prendere da papà, che quando ha un minimo problema si mette a fare un pisolino e tutto si risolve? Questa casa sta diventando un ospedale psichiatrico.

martedì 30 settembre 2014

Autunno


Io amo l'autunno. E' la stagione in cui in genere si riprende in mano la propria vita. E' la stagione delle scommesse, delle serate sul divano con una tisana calda sotto coperte e gatti, dei bacini stretti stretti sotto il piumone, delle giornate finalmente corte e dei buoni propositi.
Per chi è stagionale come me, l'autunno significa respirare, ricominciare, ripianificare.

Questa stagione lavorativa è stata a dir poco disastrosa. Mi sono sentita una derelitta per mesi, nonché in vena di abbandonare la nave per ben due giorni (un sacrilegio) ai primi di agosto in quanto in preda di una violentissima bronchite (che naturalmente per me era ebola, tanto per non farla mai tragica). 
L'epilogo non poteva che essere come un cazzotto in bocca.

E' l'ultimo giorno, sono circa le 10 e si avvicina il momento in cui anche l'ultimo cliente avrà abbandonato l'albergo, tra saluti e finte promesse di rivederci. Saluto tutti con un sorriso di plastica talmente finto che più di una volta ho dovuto controllare che non fosse caduto, ringraziando a caso persone che in realtà non hanno fatto che frantumarmi le gonadi per tutto il soggiorno. Una signora di mezza età si avvicina per stringermi la mano e mi chiede:
"Allora, si ritorna a scuola eh?"
Mi perplimo un attimo, poi rispondo "Grazie signora, ma la scuola per me è terminata da 15 anni. Ho fatto in tempo anche a laurearmi."
La signora mi guarda allibita e sconcertata ed esclama: "Davvero? Sembrava così giovane..."
"La ringrazio di cuore, ma ho passato i 30...."
"E non hai trovato un lavoro??"

SGOSH. 
Non ho avuto la forza di chiederle che cosa pensava che io stessi facendo, ero troppo impegnata a cercare di raccogliere mentalmente tutti i miei denti, che la mia mente vedeva sparpagliati su tutto il bureau.Signori e signore, alla vostra partenza regaliamo denti per tutti! Portate a casa il vostro souvenir, accorrete numerosi!
La ripianificazione ormai è inutile, mi serve una botta di culo estrema, nonché un miracolo. Per la prima volta nella mia vita sono più vicina al peso forma che ad una qualsiasi prospettiva per il futuro. Rabbrividisco.





lunedì 29 settembre 2014

Non c'è due senza tre


Nel 2010 dicevo che non volevo animali in casa.
Nel 2011 abbiamo trovato uno scricciolo di gatto bianco e nero, l'abbiamo chiamato Lucilla e ce lo siamo tenuto sebbene avesse più problemi psicologici di noi.
Nel 2012 ho visto la foto di un annuncio sulla pagina del gattile e così è arrivata Melissa, la gatta più amorevole del mondo.
Nel 2013 ho detto "Basta gatti", mentre spalavo quintali di escrementi dalla lettiera.

Il 14 giugno 2014 mi sono svegliata di cattivo umore, come tutti i sabati estivi, ma il CdM aveva un'idea in testa e mi ha presa di peso e portata al canile, dove custodivano un gattino amichevole e allegrissimo ed è arrivato Pinetto!

E con lui fanno tre. Ce li faremo bastare, mi auguro.











giovedì 31 luglio 2014

Festival della domanda intelligente

Signora anziana e traballante entra nel bel mezzo di una serata organizzata dall'animazione dell'hotel. Musica ad alto volume, un centinaio di bambini che scorrazzano garruli e adulti che si servono dai buffet con guance in movimento come piccoli criceti.
"Senta, in che mese devo chiamare per prenotare una camera silenziosa e tranquilla? Sono da sola e sono anziana..."
"Mi spiace signora, è un po' difficile la questione, questo è un family hotel..."
"Dunque quando devo chiamare per avere una camera lontana da tutto questo family?"

"Scusi, ha un termometro da prestarmi?"
"Certo, eccolo!"
"E' anche per adulti?"
"Certo, è un normalissimo termometro elettronico..."
"E posso metterlo anche sotto l'ascella??"
"DEVE metterlo sotto l'ascella, per favore."

"Senta, io ho prenotato una stanza a nome Cicciobello, vi ho anche mandato un bonifico e non mi avete mai confermato di averlo ricevuto"
"Uhm, controllo... no, non mi risulta alcuna prenotazione a nome Cicciobello. Può mandarmi i riferimenti della mail di conferma?"
"Eh? Come?"
"Le abbiamo inviato una mail di conferma?"
"Certo! Però non so, ora non la trovo"
"Facciamo così, me la reinoltri che così verifico che non ci sia stato qualche errore di inserimento della prenotazione"
"No guardi, non capisco... non so come funzionano le email, cosa vuol dire inoltrare??"
Richiama qualche minuto dopo.
"Senta, ho qui la mail, gliela leggo: "Le confermiamo la camera bla bla bla, firmato Carmen."
"Allora le confermo che c'è stato un errore, qui non lavora nessuna Carmen. Provi a sentire con l'altro Family Hotel"
"Ma guardi che io ho prenotato proprio nella Ridente Cittadina, come è possibile questa cosa?? Aiuto, non ci capisco più niente"
"Nella Ridente Cittadina ci sono almeno 400 alberghi, guardi il numero di telefono indicato nella mail e chiami quello!".
"Mah, sono confuso. Va beh, la saluto"

"Piove, voglio partire prima".
"Mi spiace, ma in questo caso viene applicata una penale, lei ha prenotato la camera per altri 5 giorni"
"Scherza? Non si può disidire nemmeno in caso di pioggia?? Cioè, uno come glielo spiega ai suoi figli che piove e che non si può andare al mare, glielo vuole spiegare lei???"

"Vorrei avere un consulto pediatrico"
"Certo, glielo prenoto. Il bambino cos'ha?"
"Che ne so, è agitato!!"





martedì 29 luglio 2014

Front-office, ti odio!

Sorvolerei sul perché, dopo 15 anni che faccio questo lavoro, io mi sia ritrovata a stare 8 e più ore al giorno a prendere e restituire chiavi, cambiare euro ai bambini, dar loro le racchette del ping pong e minacciarli di togliere loro la merenda nel caso non me le riportino, distribuire al popolo le chiavi delle biciclette e dare indicazioni stradali... mentre le altre, sedute, "mandano avanti il lavoro" (lavoro che puntualmente genera disastri nucleari che si palesano sulla mia faccia a forma ci sberle che prendo dai clienti, ma questo merita ben altri post). Vivo la mia caduta negli inferi, da segretaria d'hotel a stagista parafondoschiena altrui, in maniera molto zen. Certo.

Lavoro in un hotel dove i clienti fanno colazione dalle 7,30 alle 9,30, pranzano dalle 12 alle 14, fanno merenda dalle 15,30 alle 17,30, l'aperitivo dalle 18 e la cena dalle 19 alle 21. Dalle 22 al bar è servivo un buffet della buonanotte con biscottini e tisane depurative e spesso sono organizzati Bomboloni Party, Fontane di Cioccolati, Buffet di dolci. Per questo motivo quando trovo in giro borse dimenticate dai clienti piene di cibo rubato all'hotel rimango a dir poco sorpresa. Non di meno quando una cliente, nel mezzo di un pomeriggio in cui è stato servito ogni ben di Dio, si presenta al mio cospetto con una bambina piangente supplicandomi di prepararle un panino al prosciutto, immediatamente, perché la figliola muore per la fame! Ed è così che sono caduta nel baratro.

Il mio dovere è sorridere, o qualcuno farà il mio nome nel maledetto questionario di gradimento, ideato dal mio diabolico capo che ama aver prove scritte della negligenza del suo terribile personale. Sorridere è difficile quando un giorno arrivo e clienti che non ho mai visto e con cui non ho mai parlato, chiedono informazioni alla mia collega su come prenotare un taxi. Passo di lì con la mia bella divisa e il mio bel nome appuntato alla camicia (perché sono masochista, non è che lo facciano anche le mie colleghe) e suggerisco alla collega e al cliente di anticipare di un quarto d'ora l'orario di arrivo del taxi, per farli stare più tranquilli. All'orario convenuto scopro che la collega 1 non ha parcheggiato la loro macchina come aveva promesso (???) e un vecchio alterato aizzato da una nuora isterica iniziano a berciare in mezzo alla hall inveendo contro di me (ignara) e contro il taxi che non arriva. In quel momento scopro che la collega 2 non ha affatto chiamato il taxi, quindi mi chiede di fingere di averlo chiamato, ma i clienti sono più furbi di me e chiamano direttamente il taxi, il quale conferma la nostra negligenza. La signora mi aggredisce strillando "è inammissibile, lei è un'incompetente!! Ausdauer, me lo segno il suo nome, farò presente a chi di dovere come lavora!", mentre io, incredula e con un guizzo omicida negli occhi, le faccio presente che può fare il mio nome anche alla polizia, ma in realtà, io che cosa c'entravo??

Poi due settimane d'inferno all'arrivo di un cliente, soprannominato Sancho Pancho per via della sua piacevolissima abitudine di girare per l'albergo con l'enorme panzone ignudo, o al massimo con la maglia arrotolata sopra alla pancia a mo' di reggiseno. "Ausdauer, Ausdauer, io voglio parlare con Ausdauer" e sdraiato sul mio bancone, con il sedere costantemente di fuori e l'immancabile sudore colante, ha passato ore interminabili a parlare, inveire, pretendere, scherzare, stressare e raccontarmi la sua vita. In 12 giorni è riuscito ad infilarsi in ogni anfratto, da camere altrui e a luoghi vietati ai non addetti come la lavanderia, nonché la penultina sera è finito ubriaco e nudo nella stanza dei camerieri, i quali hanno finito per lasciargli un letto dove si è addormentato così come mamma l'ha creato.

Ogni giorno vado al lavoro come se mi aspettasse il patibolo. Oggi il messaggio laconico dell'unica collega cerebrodotata: "Vi avviso, stiamo per ricevere una brutta recensione". Il che per noi equivale a quintali di letame che ci si rovesciano in testa, perché la gente usa Tripadvisor senza pietà alcuna, spesso solo per rendere giustizia a qualche frustrazione intima e incurabile che li affligge e senza alcun pensiero alle persone che vengono irrimediabilmente distrutte dai commenti cattivi lasciati per iscritto. Subito l'infarto incombe, chiediamo lumi sul gruppo da cui abbiamo escluso una collega, poiché spesso è proprio lei il problema principale. E l'altra risponde, lapidaria: "vi spiegherà tutto lei, ha letto i messaggi". Poi più nulla.

E oggi piove, quindi la processione di clienti per l'ennesimo turno sarà infinita: "quanto pioverà?", "a che ora smetterà", "mi annoio", "i bambini si annoiano", "posso partire??".

Pioggia, recensioni pessime in arrivo, colleghe arrabbiate, clienti impossibili. Presto leggerete di me sui giornali, e non saranno cose edificanti.

lunedì 28 aprile 2014

L'Urlo


Quest'anno sono tornata ufficialmente in front-office.
Abbiamo dovuto partecipare ad un corso e alla domanda "cos'è per te il cliente", mentre tutti rispondevano cose tipo "è la mia famiglia" oppure "è qualcuno da coccolare" (boh, la follia), il mio unico pensiero era "è colui che mi straccia costantemente le budella".

Lo so, è terribile. Questo lavoro mi ha avuta. Specialmente se le colleghe si guardano bene dal mollare la sedia del back office e io sto in piedi 8/9 ore di fila al giorno e non mi sento più i piedi. E vorrei strapparmi le orecchie.



Qualche sera fa, colta da un istinto suicida improvviso, decido di chiamare una cliente con cui per email c'era stata qualche incomprensione con le mie colleghe, nel tentativo di chiarire dopo che le mie colleghe, per 4 interi giorni,hanno ignorato volutamente le sue insistenti email.
Preciso che la cliente ha prenotato una vacanza nelle due settimane centrali di agosto e ha rotto talmente tanto le scatole da accordare non so come uno sconto di 1000 euro, ulteriormente ribassato di 150 euro da lei stessa nell'ultima mail.
La chiamo e con la voce più dolce che mi esce le spiego che altri 150 euro mi sembrano difficili da accordare e non riesco a finire la frase che parte con un lento ma inesorabile piagnucolio.
"Cosa mi sta dicendo? Io mi ero già accordata con la sua collega... non esiste che ora mi facciate pagare 150 euro in più! (veramente paga 1000 euro in meno, ma dettagli) Lei sa cosa vuol dire questo? Mi costringe a non fare le ferie? (veramente no, ma se vuoi venire in altissima stagione come minimo dovresti pagare!) No no lei non ha idea dei sacrifici che ho fatto per organizzare questa vacanza (suvvia, sacrifici... manco hai mandato la caparra). Ho mio marito in cassa integrazione e due figli, lei sa cosa significa?? (sì, che normalmente se non si hanno i soldi non si prenotano 2 settimane di ferie nel periodo di altissima stagione) Ho dovuto litigare in ufficio per ottenere proprio queste due settimane (e ti credo, fai la morta di fame e poi a  Ferragosto vai in zona vip come se ti fosse dovuto)... Ecco, sa cosa le dico? Le bambine hanno già capito tutto... che non si va in vacanza! Dovrebbe venire qui e vedere le loro facce sconvolte... ecco ora una sta piangendo (ma per favore, possiamo essere più patetici???). Questa telefonata mi ha sconvolta, io ora non so più cosa dire (ma magari signora, stia zitta!!)... 150 euro in più io non li pago!"
Dopo 20 minuti di lacrime e sangue ricevo una telefonata dal capo, arrabbiatissimo perché le linee risultavano tutte occupate e io non rispondevo al telefono. Mi intima di richiamare la signora e di accordarle il prezzo pattuito, e che non venga mai più in mente a nessuno di fare figure del genere con i clienti (ma dico io, stiamo scherzando??? Siamo all'apoteosi).
La richiamo con la sensazione di dover vomitare, lei si tranquillizza e mi chiede come funziona per il parcheggio. Le spiego che quello interno ha un costo totale di 120 euro e lei mi risponde "oh, capisco, me lo prenoti pure... tanto non sono 120 euro che mi cambiano la vita!". 
E il cliente dovrebbe essere la mia famiglia?? Piuttosto preferisco essere orfana e sola al mondo! E per quanto riguarda le coccole, io farei partire solo randellate, a destra e a manca finché non cadono tutti a terra senza denti. 



Sono adatta a stare in front-office, certo.

Ieri entra una famiglia nel bel mezzo della merenda che organizziamo per i bambini. Mi mostra il viso pasciuto della sua bimba e con aria grave mi dice "passavamo di qui e la bambina ha fame, non è che posso farle fare merenda?". Sconvolta dalla faccia tosta, le rispondo che la merenda è per gli ospiti dell'hotel e lei piccata mi risponde "Allora mi faccia un preventivo". Dopo un preventivo lungo e complicato le domando se ha piacere di vedere una stanza e lei mi risponde "No, la bambina ha fame, devo proprio scappare e trovarle una merenda! Arrivederci!". 

Gente, ma che problemi avete? Siete diventati tutti pazzi? Dall'Italia non emigrano più solo le persone, ma anche migliaia di cervelli?

Il cliente è qualcuno che deve farsi curare, ve lo dico io.

Non arriverò mai al 13 settembre senza essere denunciata e/o arrestata per qualche crimine orrendo, è poco ma sicuro.

mercoledì 16 aprile 2014

L'apertura per Pasqua 2014

Un albergo che apre tra due giorni per i ponti di primavera.
L'unica albergo dei quattro della catena che si accinge ad aprire i battenti.

La direzione oppressiva e minacciosa.

"Siamo sicuri di tutti i reparti, al 100%. Tranne che del vostro."
"Se dovessero arrivare recensioni negative per questa Pasqua, farete i conti con il direttore."
Quattro donne molto diverse. 

F., 41 anni, una vita da single incallita, scrive post-it ogni minuto e combatte la tendenza all'esagitazione. 

Una donna alta, magra, riccioluta entra in ufficio parlando a fatica e con le mani che tremano visibilmente.

C., 30 anni, 2 figli e un compagno, perennemente in corsa tra lavoro e famiglia, sempre al telefono o alla guida, perfettamente multitasking.

Una donna si affaccia al balconcino dell'ufficio con i capelli raccolti a caso in cima alla testa, occhiaie profonde sotto gli occhi azzurrissimi, la sigaretta in mano e urla alla strada: "Aiuto!!!".

V., 32 anni, vive con la mamma, una tendenza a lavorare con una precisione maniacale, salvo poi distrarsi un attimo e commettere l'unico errore che le costa un rimprovero colossale.

Una donna dal caschetto rosso e occhiali neri si affaccia in ufficio e vedendo le facce delle colleghe, gira i tacchi e fa per andarsene.

Ausdauer, quasi 33 anni, vive con il CdM e due felini, vestiti sempre coperti di soffici peli e la verve di una spora.

Una donna rotondetta dai capelli castani pettinati a caso entra in ufficio sbottando: "ragazze, io non ho mica voglia!!".

Telefonate ogni secondo, email a valanghe, calcolatrici che fanno il fumo sotto le dita di quattro donne in preda al delirio pre-apertura. 

"L'apertura per Pasqua 2014"
Dal 18 aprile nei migliori cinema

"Non ce la faremo mai"


martedì 1 aprile 2014

Liebster Award

Per partecipare al LIEBSTER AWARD quello che si deve fare è: 


  • Ringraziare chi ti ha nominata
  • Rispondere alle sue dieci domande
  • Nominare almeno 10 blogger con meno di 200 followers
  • Comunicare la nomina
  • Proporre dieci domande a cui debbono rispondere i blogger nominati

Data la scarsità di tempo e dati i secoli trascorsi dalla mia fervente attività sul blog, mi fermo al secondo step. Quindi, grazie Aldabra per avermi nominata e ora rispondo alle tue domande!

1) Qual è  il tuo libro preferito?
"Pomodori verdi fritti al caffé di Whistle Stop" di Fannie Flagg. Mi piacciono le storie così, con personaggi curiosi e definiti, con cittadine americane piene di stranezze e buoni sentimenti, senza tanti fronzoli sulle vicissitudini storte della vita.

2) La canzone che canticchi più spesso è...
Ultimamente non canto, ma mentre sono sommersa di lavoro ogni 3 minuti porco pesantamente, a volte con una lieve tonalità in la minore. 

3) Non riusciresti mai a...
Se doveste stare a sentire me, io non riuscirei mai a fare niente. Eppure ogni tanto mi tocca almeno provare....

4) Qual è il lavoro che vorresti fare?
Mah, mi andrebbe bene anche il mio lavoro, se solo potessi dedicarmi solo ed esclusivamente al back office e non parlare mai più direttamente con clienti che ogni 4 nanosecondi hanno un problema, vogliono la chiave, non riescono a fare pipì, hanno il bambino con la febbre, non piace loro camera, non vogliono fare la scale, sentono odori strani provenire da ogni anfratto, non sanno cosa fare se piove, urlano se si guasta per due ore l'aria condizionata o se l'ascensore è troppo lento, urlano se la camera non è pronta e loro la attendono da ben 4 minuti e mezzo, urlano se sul buffet non hanno trovato la cotoletta per il bambino... und so weiter.
5) Hai un rimpianto?
Sì, non aver accettato uno dei tanti lavori che proponevano a tutti gli studenti diplomati in anni pre-crisi per andare all'università. Epic fail!! 

6) Qual è la città più bella che hai visitato?
Nella mia vita ho viaggiato talmente poco che non so proprio cosa rispondere.

7) Il viaggio che vuoi fare?
A settembre, disastri permettendo, mi piacerebbe andare in Austria o a Londra. Qualcosa di poco impegnativo a livello di viaggio, che francamente patisco anche solo l'idea del fuso orario o di ore chiusa in un aereo dove, ahimé, sono certa che potrebbero scoppiarmi le orecchie.

8) C'è una cosa che hai fatto di cui sei orgogliosa?
Sì, me la sono sempre cavata, nonostante tutto.

9) Hai trovato un senso nella vita?
No, lei ha trovato un senso in me?

10) O almeno sai dove andare in vacanza quest'estate?
Questa domanda è cattiva però, non si fa!



giovedì 27 marzo 2014

IL PONTE


E' lunedì mattina e la sera prima, collegandosi ansiosamente da casa, la collega ha scoperto che ci sono da smaltire qualcosa come 250 mail, tra cataloghi e preventivi da inviare entro la mattinata. Entriamo in ufficio pronte al nostro lunedì davanti al pc ad infinitum, ci sgranchiamo le dita, beviamo un sorso di acqua e... ohibò! Che succede?? La connessione non funge?! Di lunedì mattina è la tragedia più grande che possa capitare.

Lanciamo una voce agli altri uffici, dove tutto pare funzionare a meraviglia. Poiché il venerdì l'ufficio è stato lasciato in ultimo dalla collega, che notoriamente in fatto di pc e cavi è un vero disastro e ha sicuramente staccato prese e alimentatori random, mi lancio nel tentativo disperato di rimettere in sesto il modem. Spingo cavi, riattacco alimentatori, prego in lingue che non conosco posseduta dal panico di dover trascorrere la mia vita in quel dannato ufficio. Niente. Imprecazioni dagli uffici vicini cominciano a diffondersi nell'aere, la tensione corre nel corridoio attraverso telefonate roventi alla Telecom, al nostro tecnico informatico e probabilmente anche al Papa. Il compagno di una collega ci informa che anche a Bologna stanno riscontrando problemi analoghi, forse si tratta di un black out regionale. Il tecnico informatico, giunto con il suo kit emergenze, fa la spola di ufficio in ufficio, raccontando che già nella serata di ieri la sua connessione casalinga sembrava collassare e che anche altri hotel in mattinata stanno registrando problemi. Che il mondo stia per finire?

Mentre sta controllando il nostro modem, alza lo sguardo verso di noi e tuona: "Ma chi ha fatto questo??".
La collega ed io ci guardiamo, e neghiamo, neghiamo, neghiamo ancora. "Qualcuno di voi ha collegato questo cavo LAN alle due estremità, vedete? Avete creato un ponte nel vostro modem che ha mandato in tilt tutta la connessione dell'albergo!". E di tutta l'Emilia Romagna vero? Santo cielo, no. Noi non abbiamo fatto nulla, era già tutto così. Il capo irrompe nell'ufficio dichiarando il nostro ufficio una vera vergogna, e prendendoci in giro senza pietà, mentre noi neghiamo, neghiamo, neghiamo.

In realtà, a pensarci bene, potrei aver collegato io il cavo. Potrei, ma non ne sono sicura. E chi può dirlo? Nessuno ha visto niente. Nessuno ne saprà mai niente. Io sono innocente, e i miei occhioni languidi ne sono stati la prova lampante. Chi mai potrebbe dare la colpa a me, che sono sempre così silenziosa e l'unico momento in cui apro la bocca davanti agli occhi del capo è per mangiare qualcosa all'ora di pranzo?

Ok, temo di essere stata io. Magari per quel dannato ponte sono stati riscontrati problemi anche a Dallas, Buenos Aires e Shangai, ma per carità, non ditelo a nessuno. Io sono una brava persona. No???



venerdì 21 marzo 2014

Ausdauer's Anatomy

No, non sono un chirurgo, dunque non trascorro felicemente le mie giornate sventrando gente e godendo profondamente nel farlo. Anche se, lavorando a stretto contatto con la gente, spesso e volentieri vorrei poterlo fare.


Ogni sera, da un po' di tempo a questa parte, in casa Ellouin-Aus ci si dedica a questo telefilm, snobbato per 10 anni e di cui ora, ahinoi, non possiamo fare a meno. Dalla prima serie all'ottava (dunque non spoilerate, che tanto mi sono già spoilerata ampiamente da sola leggendo su Wikipedia), bavosamente catturati dalla tensione emotiva del telefilm con i chirurghi più sfigati della terra, i quali, inspiegabilmente, riescono a farmi sentire una sfigata alla seconda di fronte a tutte le loro innumerevoli disgrazie. 

Perché loro sono sempre fighi, perfetti, in forma, nonostante non facciano altro che lavorare.
Non dormono per 48 ore dopo aver effettuato interventi di dieci ore filate, ma non hanno un capello fuori posto e nemmeno l'ombra di un'occhiaia sotto l'occhio sempre vigile. Io, per contro, dopo un paio di turni in chiusura/apertura, ho la faccia di una che è appena stata riesumata da un sarcofago millenario e non potrei mai pronunciare la parola "anastomosi", dal momento che a stento riesco a dire il mio nome senza sbavare.
I suddetti interventi di 10 ore filate vengono condotti senza esitazioni, senza uno sbadiglio, senza un "ommioddio devo andare in bagno". Io, che invece sono veramente una donna senza midollo, se mangio al volo una pasta con zucchine a pranzo dieci minuti prima di entrare in sala conferenze per un corso, devo scappare dopo pochi minuti vinta dalla vescica strabordante. 


E hanno tutti un fisico perfetto, scolpito, nonostante trascorrano giorno e notte in ospedale nutrendosi di cibo spazzatura propinato dalla mensa ospedaliera. Hanno sempre nel piatto panini giganti, patatine fritte, cibo unto e bisunto. Io dopo 4 mesi di pranzi e cene in hotel, senza la possibilità di fare il benché minimo addominale, ho le fattezze dell'omino Michelin.
Senza contare che vivono in quel dannato ospedale, poi tornano a casa e la loro dimora è linda, il frigorifero pieno, il bagno sempre agibile. A casa mia, dopo qualche settimana di lavoro ininterrotto, possono essere rinvenute forme di vita alternative e avventurarsi per fare la doccia è un'esperienza solo per cuori impavidi. 


E non solo: ogni minuto libero che hanno nella loro esistenza lo passano a copulare come ricci libidinosi. Hanno cinque minuti di pausa tra un intervento e l'altro? Si accoppiano.
Tornano a casa dopo 38 ore di turno in ospedale? Uniscono i loro corpi nell'estasi suprema dell'amore (cit).


Un paziente muore? Pazienza, c'è la saletta per i riposini, in cui spero vivamente che ogni tanto cambino le lenzuola.

Shonda Rhimes, non me la racconti giusta. Voglio un telefilm realistico sulle condizioni psicofisiche in cui versano le persone di cui si abusa sul lavoro. Voglio un telefilm dove una Aus, devastata da un turno di 140 check in, ottiene un primo piano sull'occhio crepato, il ghigno sardonico sulle labbra e l'unico capello bianco, grosso come un tronco di pino, che spunta gridando vendetta. 

venerdì 14 marzo 2014

Piccola Ausdauer non cresce

Ambulatorio del medico strapieno, un solo posto a sedere che lascio libero per educazione, data l'età media dei presenti. Una vecchietta stringe il suo bastone urlando una serie di malanni e di vicissitudini mediche tristissime, l'altra vecchietta cerca di attirare la sua attenzione con altrettante mirabolanti storie di interventi al cuore e sofferenze indicibili, ottenendo come unica risposta "signora, non la sento e non posso risponderle, sono sorda!". Incurante di ciò una terza vecchietta, sentendosi minacciata nell'ego da coetanee più acciaccate di lei, si inserisce nella conversazione agitando un altro bastone. Poiché, ahimè, mi è giù successo di ricevere bastonate da vecchiette inviperite, esco dall'ambulatorio e mi siedo sul gradino dell'entrata, per godere di aria fresca, sole e pace.
La porta si apre di continuo e si sente: "La ragazza è andata via? Ah, no, è qui!". Alla quarta volta, dopo un'ora di sosta sul freddo gradino, decido di rientrare. Le ore passano, tutti gridano il proprio dolore, si comincia a cronometrare il tempo medio di ogni visita e a commentare negativamente chiunque si trattenga più di qualche minuto. Cerco di leggere il mio libro, ma la voce della vecchietta che narra il suo intervento al cuore mi trafigge i neuroni. 
Dopo due ore e mezzo rimaniamo in pochi, ma lo sconforto dei presenti è grande.

"Tu non ci metti molto di sicuro" mi guarda la signora torva, dimenticando che comunque vada, io sono l'ultima dei presenti in fila. Scuoto la testa e lei mi fissa. 
"Hai un sacco di pazienza..." mi dice con finta aria benevola.
"Beh, non posso fare diversamente..." le rispondo alzando le spalle.
"Quindi oggi niente scuola?"
Scoppio a ridere. "Ho finito la scuola da 13 anni signora... comunque grazie!". 
La signora non sembra affatto convinta. "Mah, mi sembri tanto una ragazzina."
"Eppure..."
Guarda l'orologio, guarda me e sbotta: "E' l'una, ma la mamma ti avrà già preparato qualcosa..."

Ma magari signora!! 15 anni in meno, pappa pronta tutti i giorni, pur di saltare la scuola mi sparo tre ore e mezzo di ambulatorio medico, torno a casa e siccome sono tanto balata la mamma mi ha preparato il mio piatto preferito, dopo di che posso pure lasciarmi cadere sul divano e guardare un po' di telefilm. La cosa migliore, dato che il mio metabolismo adolescenziale me lo permette, posso mangiare quel che mi pare, quindi la mia merenda sarà una bella piadina fontina e prosciutto scaldata alla piastra, e non ingrasserò di un grammo per questo. E per sabato sarò addirittura magicamente guarita per uscire con le amiche.

Sì sì.

Ah, no, dannanzione, ho quasi 33 anni, se solo mi prendo un raffreddore rantolo per una settimana, con 39 di febbre devo comunque prepararmi il pranzo e la mia merenda sarà soltanto qualche grammo di frutta. Magari signora, magari!!


martedì 11 marzo 2014

Insonnia, che passione!

Ho letto che in Italia nove milioni di persone soffrono di insonnia. Mah, nel raggio delle mie conoscenze, pare che esista soltanto io.

A chiunque io dica che passo gran parte delle mie notti tra un risveglio e l'altro, tentando di dormire un numero sufficiente di ore per la mia sopravvivenza non tanto fisica quanto cerebrale, mi risponde:

- "no guarda, io la sera sono talmente stanco che crollo e non mi sveglio fino al mattino" (io invece che magari non dormo da giorni, sono talmente riposata che non vedo perché dovrei dormire... specialmente quando capita che in 24 ore ne ho lavorate 17 o più e ne ho dormite al massimo 3 - in quel caso è evidente che non dormo per l'eccessivo riposo)

- "non so di cosa parli, mi addormento come un sasso in tutti i luoghi, in tutti i modi, in tutti i laghi" (e io invece con tappi nelle orecchie, buio completo, CdM che cerca di non respirare per non muovere nemmeno un cm di coperta, mi sveglio per qualsiasi flatulenza di zanzara)
- "prova con una bella camomilla e una tisana rilassante... io se sono un po' agitato poi mi addormento in 5 nanosecondi" (e io invece ottengo come unico risultato che vado in bagno 8954 volte in più durante la notte).

Non parliamo del CdM, che non è che dorme: lui defunge. Una volta che si è addormentato è come se fosse totalmente privo di vita: un giorno mi sono sentita male, ho arrancato fino al bagno sbattendo ovunque soffocando grida strazianti di dolore, accendendo luci e porcando senza fine... dopo aver quasi perso i sensi in bagno per 20 minuti, sono tornata in camera pronta a scusarmi per averlo svegliato in preda alla morte imminente e invece lui dormiva come se nulla fosse successo. L'indomani, appreso l'accaduto, ha avuto anche il coraggio di chiedermi con aria di rimprovero: "Ma perché mai non mi è hai svegliato??!". Perché eri MORTO, santo cielo. 



La cosa peggiore dell'insonnia è vedere intorno a te il resto del mondo che dorme che se non ci fosse un domani. Ricordo ancora una delle notti peggiori della mia esistenza: avevo 8 anni, era la notte di Capodanno. Mio fratello dormiva come ogni bambino normale, i miei genitori svenuti nel letto con ancora la tv accesa. E c'era Marisa Laurito che urlava, faceva il trenino, aveva quella voce terribile... ero sola con la Laurito che si sgolava, non lo dimenticherò mai. Che sia cominciato tutto da lì? Ancora oggi quando sento la voce della Laurito ho una crisi di ansia.

Se potessi esprimere un desiderio, non sceglierei di diventare la donna più ricca del mondo. No, voglio essere la donna che dorme 10 ore filate a comando, in mezzo ad un concerto di martelli pneumatici, con la terra che si squarcia sotto di lei e il sole che la arrostisce a 180° come se fosse un tenero arrosto.
In pratica, a pensarci bene, vorrei essere il mio moroso. O uno di questi due animali.










lunedì 10 marzo 2014

Nonna


Mia nonna non è mai stata una donna piena di tentacoli e a labbra protese, pronta a risucchiare nel vortice i nipoti ogni volta che le capitavano a tiro. Anzi, poiché le capitavamo a tiro tutti i giorni abitando proprio davanti a casa sua, di baci e abbracci da mia nonna credo di non averne mai ricevuti.

In compenso la sua missione era nutrirci. Ad oltranza, di qualsiasi cosa, a qualsiasi ora del giorno, possibilmente con cibi dalle calorie direttamente proporzionali al suo amore per noi.



D'estate il Vater ci svegliava verso le 6,30 e nessuno allora si scandalizzava perché dei bambini piccoli erano fuori a correre per i campi alle 7 del mattino. Anzi, mia nonna approvava. Alle 7 la sua casa odorava già di soffritto e non credo potrò mai dimenticare l'odore della sua cucina. 
A pranzo già pronto, usciva poco dopo per fare la spesa e al suo rientro, alle 9, suonava il campanello della bicicletta al grido di "bambini, è arrivata la merenda!". Focaccia, prosciutto cotto, pizza al pomodoro, Ritz, yogurt da bere: si entrava in casa pieni di entusiasmo, si spalancavano le fauci e si divorava tutto. Mia nonna ci guardava uscire di casa sorridendo: nipoti a pancia piena, nonna felice. 

D'inverno, ammalarsi si traduceva sempre nel posto d'onore sul divano della nonna, che preparava con cuscini e coperte da cui non ci si doveva alzare se non in caso di impellente bisogno e lì venivano serviti tisane preparate ad hoc, cibarie varie, succhi di frutta, medicinali all'occorrenza. Tutti i bambini rientravano a scuola un po' debilitati dall'influenza, noi dopo una settimana di cure dalla nonna tornavamo in classe belli freschi e floridi come dopo una settimana in montagna.

Rifiutare il suo cibo era impensabile. Verso i 13 anni il mio appetito è diventato incontenibile, con sua enorme soddisfazione, e da quel momento non è stato mai più possibile pronunciare frasi come "no, grazie, non mi va" oppure "nonna, sono piena". Quando uscii dall'ospedale dopo un intervento e con la precisa indicazione di seguire una dieta leggera nel post-operatorio, mi aspettò al varco con un piatto enorme di lasagne e rimase offesa per giorni perché non potei nemmeno toccarle. Non mangiare qualcosa da lei amorevolmente preparato per noi, era come rifiutare il suo amore.

Ci fu il periodo in cui ogni santissima mattina, alle 6,30 preparava quintali di budini e alle 7 cominciava a chiamare tutti a rapporto per la distribuzione delle cibarie. Che fosse domenica, che fossimo in vacanza, che io ormai fossi grande e la mattina volessi dormire, non aveva alcuna importanza. Alle 7 il citofono suonava implacabile e guai ad accampare scuse come "sono in pigiama, vengo più tardi". Il budino era pronto, perdio!! E andava mangiato, subito, possibilmente sotto la sua supervisione. 

Dalla mia adolescenza in avanti, ha tenuto d'occhio ogni mio movimento, arrivando persino a seguirmi in bicicletta per km per assicurarsi che non mi stessi mettendo in qualche guaio, che non fossi finita a drogarmi per le strade, che non stessi per rimanere incinta di qualche vagabondo alla pericolosissima età di 14 anni. Mi faceva domande trabocchetto, e poi si confrontava con la Mutti con fare autoritario per dimostrarle che sì, per fortuna aveva preso lei in carico la situazione!



La sua salute non è mai stata buona: il suo peso era notevole, soffriva di diabete, aveva innumerevoli acciacchi di cui non mancava di lamentarsi. Tra un lamento e l'altro, mentre ti offriva il pranzo/la cena/la merenda/spuntini di vario genere e natura, potevi salvarle l'umore soltanto proponendole la cosa che amava di più al mondo: un bel giretto all'ipermercato. Una volta presa la patente ho spesso usato questa tattica per rifiutare qualche dolciume e renderla comunque felice. Un minuto prima lamentava un'impossibilità assoluta al muoversi, il minuto dopo sfrecciava con il carrello tra le corsie comprando ogni ben di Dio. Era talmente felice che finiva sempre per regalarmi quelle due cose che mettevo nel mio cestino e che cercavo di nascondere per potermele comprare da sola.

Quando l'anno scorso sono venuta a vivere nella sua vecchia casa, proprio di fianco a lei, ogni volta che entravo da lei mi facevo tritare qualcosa per fare un soffritto e lei, che magari un minuto prima stava piagnucolando per la sua condizione, si rianimava e mi riempiva un contenitore da surgelare.
Ogni giorno mi chiedeva cosa avevo preparato da mangiare per il CdM e se mi vedeva uscire a cena da sola, magari per vedere delle mie amiche, mi guardava piena di disapprovazione, perché lasciavo mio "marito" solo e senza cibo mentre andavo a divertirmi. Faceva retromarcia con la sua sedia a rotelle, e scuotendo la testa di allontanava mordendosi la lingua.

L'ultima porzione di soffritto l'ho usata qualche settimana fa, e ogni volta che entro in casa sua la cosa che mi rende più triste in assoluto è che l'unico odore che si sente è quello dei miei panni stesi ad asciugare. 

Non ho mai creduto in queste cose, ma mi piace pensare che ora lei sia in un immenso supermercato, a riempire carrelli su carrelli, con quel sorriso che aveva sempre quando sapeva di aver comprato qualcosa di buono che avrebbe messo sul fuoco di lì a poco. 

(Nonna, mi sono messa a dieta e ho perso 5 kg... so che mi guarderesti accigliata come facevi sempre quando eri contrariata, e poi mi offriresti qualcosa di ipercalorico, come le tue famose cotolette, assicurandomi che sono fritte in un filino di olio e che la carne mica fa ingrassare...) 





venerdì 7 marzo 2014

Sono mesi che digito su "nuovo post"

e non scrivo mai una parola.

Adesso basta, è ora di rompere il silenzio. Il blog racconta una storia, il blog è catarsi, il blog deve risorgere!

Tra meno di 10 giorni rientro al lavoro dopo la pausa invernale. Ci saranno lacrime, sangue, esaurimento. Cosa me lo fa pensare? E' una settimana che la mia collega mi chiama inveendo, singhiozzando e spargendo ogni volta una ventata di morte e distruzione di sogni e belle speranze. La serenità è utopia. Io che non muoio di ansia è utopia.

Sono stata dalla dottoressa nuova (il mio adorato dottore è purtroppo stato trasferito) ed era la prima volta che entravo nell'ambulatorio con il mio bel fardello. Tre ore in sala d'attesa dove ho sentito tutti e dico tutti i fatti privati di quelli che erano in ambulatorio. Il pover'uomo prima di me doveva fare uno spermiogramma per controllare il numero dei suoi spermatozoi: quando è uscito nessuno riusciva a guardarlo in faccia.
Quando sono uscita io, dopo aver raccontato per 20 minuti la mia triste storia, le facce in sala d'attesa erano compassionevoli. "Ciao e auguri" mi ha detto una signora, facendomi sentire una vera sfigata.

Tra i mille cambiamenti avvenuti in questi mesi di disoccupazione, c'è stato anche il mio definitivo esilio dalla casa materna. Dove un tempo c'era una cameretta piena di maialini, libri, e dove per anni ha regnato un assetto da studio matto e disperatissimo...




.... ora c'è questo, futuro vano scala e salotto della casa di mio fratello.


Qualcosa mi dice che non tornerò mai più a vivere con la Mutti.