Sgosh autunnale

Sgosh autunnale

venerdì 26 ottobre 2012

Per un zampino nel telefono

Per un zampino nel telefono
ne son successe delle belle,
per un zampino nel telefono
sono successi tanti guai!

Quest'uomo non era molto convinto di accettare la mia candidatura. La perplessità era quella di tutti: ho cambiato troppi alberghi e il mio cv è troppo ricco di esperienze variegate. Una come me non l'avrebbe mai chiamata se la moglie non lo avesse convinto almeno a conoscermi, fatto sta che dopo varie insistenze la moglie è riuscita a fargli dire sì. E ieri alle 9,30 mi ha chiamata chiedendomi la conferma di voler far parte del team. Come se avessi avuto scelta, tra l'altro.
Comunque martedì vogliono parlarmi di nuovo, saluto e ringrazio e mi siedo al tavolo della cucina sospirando. Non ho altre possibilità, deve andarmi bene e devo fare in modo che vada bene anche a loro.

Esco di casa lasciando il mondo come sta, computer e pc sul tavolo, e vado a farmi consolare dal cibo della Mutti.
Quando a metà pomeriggio ritorno mi accorgo che ci sono diverse chiamate perse da parte del mio futuro datore di lavoro. Pensando che avesse già cambiato idea mi precipito a rifare il numero e:

1) questo a stento si ricorda chi sono
2) mi dice che a partire da mezzogiorno sono partite strane chiamate dal mio telefono, una sfilza di telefonate mute con sottofondo di fruscii, qualcuno che spingeva i tasti e forse voci. Si è trovato tempestato di telefonate e ha pensato di richiamare per sentire cosa stava succedendo. Allarmata faccio mente locale, in casa non manca nulla e non ci sono bambini. Infine incrocio questo sguardo e comprendo.



Ho capito di aver perso almeno un altro trilione di punti mentre mi ascoltavo rispondere "Scusi, ha ragione, sa com'è, il gatto ha fatto partire un po' di telefonate...". 

Come sembrare assolutamente equilibrata e affidabile agli  occhi del tuo datore di lavoro, ecco il libro che scriverò.

Lucilla,  non hai freddo? Vieni qui che c'è un bel forno caldo che ti aspetta.


giovedì 25 ottobre 2012

Ragazze interrotte

Anno 1996
Ho 15 anni e voglio vestiti come quelli delle mie amiche. Poiché mamma e papà non hanno nessuna intenzione di comprarmi nulla di quello che voglio, trascorro l'estate a lavorare come commessa. Mi alzo alle 6 ogni giorno, lavoro 11 ore, non ho il giorno libero settimanale. Ma avrò tempo per rifarmi.

Anno 1999
Ho 18 anni e vorrei prendere la patente, ma papà ha deciso che non ha intenzione di sganciare un centesimo per vedermi alla guida. Così trascorro l'estate facendo due lavori: uno stage per la scuola e per il restante tempo lavoro in albergo dividendomi tra bar e reception. Ma quando finirò la scuola le cose cambieranno.

Anno 2001
Ho 20 anni e ho appena terminato il mio primo anno di università, però mamma e papà non hanno intenzione di pagarmi le tasse universitarie. Quindi trovo lavoro stagionale come segretaria in albergo. Non ho giorno libero per 120 giorni l'anno, ma sono sicura che con la laurea le cose cambieranno.

Anno 2009
Ho 28 anni, sono laureata da un anno ma non trovo uno straccio di lavoro con cui mantenermi. Ritorno mestamente in albergo, lavoro diversi mesi senza giorno libero, ma so per certo che non sarà sempre così.

Anno 2011
Ho 30 anni e la ditta dove lavoro a tempo indeterminato mi licenzia in tronco e poco dopo fallisce. Ho un affitto da pagare, le spese di casa da affrontare e la crisi non mi aiuta a trovare un lavoro. Accetto di lavorare momentaneamente in albergo in attesa di tempi migliori e torno a fare la stagionale.

Anno 2013
Ho 32 anni e per vivere non posso far altro che lavorare come stagionale a ritmi impossibili e senza giorno libero. Sono passati 18 anni e nella mia vita è cambiata solo una cosa: ho perso definitivamente la speranza che le cose per cambieranno.

Festeggiamo.


giovedì 18 ottobre 2012

Piccoli sgosh crescono

Chiariamoci.

L'idea di avere contatti sociali in questa situazione mi aggrada quanto l'amato herpes Ginetto. 
"Cosa fate adesso di bello?" "Oh niente, siamo disoccupati, nessuno ci chiama per un lavoro e nel frattempo i miei ci ristrutturano una casa che arrederemo soltanto con scatoloni rubati alla Conad." In un mondo dove il 90% delle mie conoscenze ha un lavoro fisso, ha già trascorso felicemente il periodo "mettiamo su casa" e attualmente sta sfornando figli... beh, gli argomenti languono. Non me ne vogliate.

Questo ricorda molto i tempi della mia singletudine, quando la mia vita era un totale disastro amoroso ed ero circondata da coppiette sbaciucchiose che non facevano che ricordarmi quanto ero sfigata. Poi ho incontrato il CdM e la mia vita bisogna ammetterlo, è cambiata. Ora posso anche io lamentarmi di quando il mio uomo mi chiama a gran voce urlando "Dov'è la tal cosa" e io gli rispondo "è nel primo casssetto" e lui a sua volta grida "ma qual è il primo cassetto??" e puntualmente li apre tutti senza trovare nulla. Finalmente anche io ho capito che è assolutamente vero che se ad un uomo le cose non saltano in faccia, non le troverà mai. Sono profondamente soddisfatta.

Quando è nato "Sgosh!" ero una 24enne single, incasinata nel classico rapporto impossibile e il mio sedere aveva ancora dimensioni normali pur nutrendomi prevalentemente di piadina e cappelletti. Studiavo e lavoravo, incapace di scegliere che cosa fare della mia vita e mi lasciavo trascinare dalla corrente.
Come il CdM abbia avuto il coraggio di raccogliermi dal bidone dell'immondizia è un mistero che ancora non ho chiarito. Ci sta lavorando anche Alberto Angela, e non escludo possa nascere un servizio interessante per "Superquark".
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e me ne rendo conto ogni giorno di più. Sms che recitano "è nato Bambino, pesa 3,400 kg e siamo felici" e matrimoni, battesimi, bambini che prima hanno 2 giorni e poi te li ritrovi con il fiocco del grembiule della prima elementare. E' sconvolgente, io non mi capacito.


Cerco di camuffarmi nelle mie felpe ritraenti maiali, pecore, funghi o gufi giganti e le rare volte in cui esco, grazie alla miopia che mi accompagna fedele, non cerco e non vedo mai nessuno.

Dei personaggi che popolavano il mio blog ho contatti più o meno sporadici a seconda dell'evoluzione che c'è stata.

Il mio famoso amico Z, con cui allora condividevo la condizione di single, si è suo malgrado riprodotto. Mi aggiorna di tanto in tanto sulle sue sfighe e la sua vita è sempre molto carica di suspance.
L'amico K, al tempo innamorato di me, è attualmente sposato con prole: nonostante questo, l'ho incontrato di nuovo dopo 5 anni e ancora non mi guarda negli occhi nemmeno se costretto a parlarmi.
L'amica Y, dopo avermi detto che sono vecchia dentro e che la mia presenza in questo mondo la deprimeva, mi ha domandato come mai non siamo più amiche. Non la vedo da 2 anni.
L'amica X, dopo l'episodio spiacevole in cui il suo ragazzo, la sera di Capodanno, confessò candidamente che da tempo mi si dipingeva come un'isterica (solo perché il pazzo per cui lavoravo non pagava né me né il CdM da 5 mesi e io ero lievemente sul lastrico), è ancora mia amica, ma mi guardo bene dal raccontarle molto della mia vita. In compenso è diventata molto amica dell'amica Y. 
Diverse persone, leggendo a ritroso nel blog, mi hanno chiesto che fine avesse fatto Jack lo Squartatore. Non ne ho più saputo nulla fino a che non mi si è parato di fronte venerdì scorso all'ipermercato, dove stavo passeggiando in compagnia del CdM fantasticando su tutte le cose che non possiamo comprare. L'allora famoso Jack è ancora il re dell'albergo storico, protagonista di tante avventure passate, e di fatto non è cambiato di una virgola. Baci e abbracci (si fa per dire, il CdM avrebbe ucciso per molto meno) e qualche breve aggiornamento sulle figure del passato, per le quali ogni tanto provo un pizzico di nostalgia. I caffè presi in compagnia del capo alle 16 di ogni pomeriggio, le battute sui miei amori veri o presunti, la volta che il figlio del capo mi nascose la macchina o gli storici litigi di famiglia, in cui spesso volavano telecomandi e oggetti contundenti che i clienti si trovavano a schivare terrorizzati mentre erano di passaggio nella hall. 

Credo che il CdM mi abbia attaccato qualche virus (stando vitanaturaldurante insieme a mandare cv a pioggia può capitare) quindi prima di perire ci tenevo a dare gli aggiornamenti a chi mi ha seguito per anni e si è chiesto che ne era stato di tutte quelle persone che un tempo erano i protagonisti di questo blog.
E per finire...
La Mutti sta bene, è impegnatissima con il progetto di reimportazione figlia nella Ridente Cittadina, sotto le sua supervisione.
Il Vater a sua volta è impegnatissimo nella progettazione del mio nuovo impianto elettrico e bestemmia con sempre nuovo vigore.
Il Bruderone si è fidanzato, e dobbiamo ancora riprenderci dallo shock. Ormai avevamo perso le speranze.
Il Bruderino non è più tanto ino, ma è un ragazzo di 21 anni che mi somiglia tragicamente. Single e sfortunato con le donne, senza un lavoro e con amici storici che lo bistrattano. Credo che gli suggerirò di aprire un blog: "Sgoshino!". 



lunedì 15 ottobre 2012

Riassunto della settimana precedente


Lunedì, colloquio fissato per le 9,30: il tizio mi dà clamorosamente buca e la madre acida e arteriosclerotica per poco non mi insulta perché non sono una cliente, ma solo una povera sfigata in cerca di lavoro.

Martedì, chiamo il tizio che mi ha supplicata di lavorare per lui a migliaia di euro per farmi lavorare in un loculo: dopo due chiamate non risposte mi richiama domandando perplesso "ma chi parla??".

Mercoledì, giovedì, venerdì: il telefono è talmente muto che ad un certo punto lo dimentico nella tovaglia appallottolata e mentre la scrollo in balcone scopro che non vola (ma che in compenso è indistruttibile).


Sabato, il telefono suona ed è un albergatore che speravo ardentemente mi chiamasse: questo mi fa presente che il mio curriculum lo lascia assai perplesso e mi fa sentire volutamente un escremento di cane perché negli ultimi anni ho cambiato troppo spesso lavoro. Dopo avermi messa in crisi prepotentemente (alle 9 del sabato mattina) con domande in cui sperava di farmi confessare che sono una persona bruttissima e inaffidabile, ha dichiarato di non cercare personale al momento, e che eventualmente mi ricontatterà in futuro.

Il fatto che sia nuovamente lunedì mi sta mettendo in crisi. 


venerdì 12 ottobre 2012

Voglio la Protezione Esseri Umani

Mi chiamo Ausdauer e sono vittima dei soprusi del mio felino domestico.

Il 5 luglio 2011 il mio compagno ha portato a casa questa piccola micetta di 6 etti, molto più simile ad un pipistrello che ad un gatto. Un tenero cucciolo peloso e pieno di pulci, che succhiava dalle nostre dita avidamente sperando di ottenere latte e conforto.
Non lo volevo mica un gatto, ma chi può resistere a quella che sembrava essere la creatura più dolce e indifesa del mondo?

Beh, grazie Satana per avermi mandato a casa uno dei tuoi discepoli.

Attualmente entrambi i bagni sono sprovvisti di carta igienica nel portarotolo, perché siamo costretti a nascondere le nostre preziose risorse in posti inaccessibili al felino, che ama moltissimo srotolare e sbrindellare la carta ricoprendo ogni cm di superficie calpestabile e non. 


Questo vale anche per documenti, appunti, volantini, bollette: più di una volta siamo stati costretti a presentare al pubblico bollettini o documenti importanti sbocconcellati con la scusa pietosa "sa, abbiamo un gatto...", scusa che dopo anni di "il cane mi ha mangiato i compiti" lascia la gente piuttosto basita.

Il felino non amava i tappi che servono per coprire le viti degli infissi di casa, così ha lottato a lungo finché non è riuscito a disperderli tutti, anche nei punti più improbabili. 


In compenso ama i miei fiori, tanto che li ritiene indispensabili coadiuvanti della sua digestione. Inoltre ama allenare le zampette nella nobile arte escavatrice, sradicando periodicamente le piante più rigogliose. 

Non mi è più concesso godere del privilegio di vedere tende appese alle finestre, perché più sono belle più ci si accanisce, lasciando solo tristi fili che pendono intrisi di bava e aggressività.

Altresì al felino non aggrada che io posi le sente chiappe sul divano, dunque attende che io stia sprofondando nel relax per piantare gli artigli nei punti più fragili della stoffa, sperando che io finalmente mi alzi in lacrime piangendo la distruzione dell'ennesimo oggetto che non è mio.

Non mi bisogna dimenticare che ha una passione sfrenata per i miei tappi per le orecchie e se una scatola rimane incustodita la fa a pezzi fino a che non si accaparra il bottino. Se di notte non chiudessi la porta della camera, sono abbastanza convinta che scaverebbe nel mio cranio per impossessarsi di quelli che ho inserito nelle mie orecchie.

Bisogna fare attenzione inoltre, perché il felino non ama essere sgridato, lo ritiene fastidioso. Se dopo l'ennesimo guaio o dispetto io mi arrabbio, mi guarda con odio muovendo la coda a mulinello e attende di vendicarsi  non appena giro le spalle, inseguendomi rabbiosa con tanto di schiaffi e morsi alle caviglie.

Sono una povera vittima del felino domestico, chiedo aiuto alle autorità competenti affinché mi si possa salvare da questa terribile situazione.




lunedì 8 ottobre 2012

Il pensiero positivo

Il lunedì dovrebbe essere il giorno di svolta, quello che apre le porte a inaspettate opportunità e sorprese, l'inizio di una nuova settimana e di rinnovate speranze.

Stamattina mi sono alzata presto. Ho aperto il frigo e c'era solo qualche sparuta goccia di latte in fondo al cartone. Ma non fa niente, è lunedì e sono aperta a nuove possibilità. Sento la speranza rinascere e addento la colazione.

Apro l'armadio e scelgo la mise più decente tra il poco che offre. Mi trucco, mi pettino, sfoltisco le sopracciglia e in un certo momento, con una certa luce e una certa miopia nell'occhio, riesco a trovarmi addirittura guardabile. Ho indossato le mutandine portafortuna, gli orecchini che mi ha regalato la mia adorata Libby, la giacca che mi sta meglio e che ho indossato per altri colloqui andati a buon fine. Respiro a fondo e rimango fiduciosa.

Arrivo davanti all'imponente struttura che mi ha fissato un colloquio. Non ho paura, ritengo di essere comunque abbastanza avvezza a questo tipo di colloquio ormai e non temo nemmeno di sfigurare troppo di fronte a cotanta sfarzosità, nella mia mise rimediata modello "Finanze terminate nel 99".

Entro e mi guardo attorno: è tutto bianco, immenso, luminoso. Vuoto.
Un ragazzotto spaurito  mi corre incontro chiedendomi se ho bisogno, gli dico che ho un colloquio e lui sparisce alla ricerca della proprietaria. Sono molto tranquilla, mi godo l'atmosfera rilassante.

Dal nulla compare una vecchia che con timore reverenziale mi chiede che cosa desidero. Le spiego che sono lì per un colloquio e l'amabile vecchietta si trasforma in yogurt scaduto.
"Cioè? Lei non è un arrivo?"
"No" le dico guardando l'ho vuoto "aspettate arrivi?".
La voce le si inasprisce ancora di più. "Chi le ha fissato un colloquio?" mi chiede con l'esasperazione nella voce. Le ripeto il cognome della persona che mi ha chiamato e mi risponde che suo marito è a fare la spesa. Ricordando che la voce non era quella di un vecchio, le ho suggerito che a chiamarmi fosse stato il figlio, al che lei con scherno mi risponde "ah sì? Beh, è a Mantova!".
Cerco di non scompormi e dico che quando il figliol prodigo tornerà in zona, sarei lieta di ricevere una sua telefonata. Chiedo alla signora se posso lasciarle il mio numero e lei, stizzita "ah, va beh, si deve arrangiare però, io ho le mani sporche di detersivo".
Dopo di che ferma il ragazzino spaurito e lo sgrida per averla disturbata per una persona che non è nemmeno una cliente.

La prossima volta che il lunedì mi sembra così carico di positività e belle cose in arrivo, spero che mi cada un'incudine in testa.
Questa settimana sarà l'ennesima agonia, ecco.

venerdì 5 ottobre 2012

Da dove si comincia?

Non sono più capace di scrivere con regolarità. Forse è perché la regolarità è andata perduta da un pezzo, e non parlo naturalmente di quella intestinale, per la quale almeno potrei aiutarmi con l'Activia. 

Dopo un anno e mezzo di corse folli, di turni, di rotazioni di lavoro e cambi di contratto, eccomi di nuovo disoccupata. Non sarebbe niente di drammatico, se il mio adorato CdM ed io non volessimo sempre fare i piccioncini e condividere proprio tutto tutto a riprova del nostro immenso amore. A volte mi commuovo un po' per l'estrema solidarietà che dimostriamo l'uno con l'altra: uno si ammazza di lavoro? Anche l'altra. L'altro rimane disoccupato? Anche l'altra. Non riusciamo a star fermi, ad annoiarci, a stabilire la temuta routine di un rapporto basato su lavoro, casa, bollette, vacanze.
La situazione assume connotazioni sempre più angoscianti dal momento che la mia famiglia sta sistemando la vecchia casa dei miei nonni (anno 1958, disabitata dal 1966) per darci la possibilità di trasferirci  nella mia amatissima Ridente Cittadina. Sarebbe un'ottima prospettiva, se questo non comportasse il totale prosciugamento del mio già piangente conto in banca. 


E così stiamo adottando la triste tattica dell'invio curriculum a pioggia, che tanti saggi sconsigliano dall'alto del loro posto di lavoro, ma che al momento è l'unico intervento possibile per salvarci il fondoschiena.



Dopo 16 anni trascorsi in gran parte a fare la stagionale, il mio più grande desiderio sarebbe quello di liberarmi di questa maledizione. Un pomeriggio, mentre stiravo con l'ossessione del "ommioddio morirò facendo la receptionist in un doppio turno chiusura/apertura", il mio cellulare ha suonato e la cosa sconvolgente era che non era la Vodafone, ma un'offerta di lavoro. 
Il posto di lavoro di cui si è parlato al colloquio mi calzava alla perfezione. Sono quelle proposte che potrebbero dare una svolta alla tua vita, aprirti le porte di un futuro finalmente diverso da quello a cui sembri condannata. Per la seconda volta nella mia vita ho nutrito l'ardita speranza che l'incubo fosse finito e che le mie settimane sarebbe state lunedì-venerdì, con le chiappe posate ad una scrivania a fare un lavoro che mi sembrava bellissimo e che grazie al cielo non c'entrava con gli ascensori. Mi sentivo perfetta per quel ruolo, e al colloquio, obiettivamente, ho mostrato di essere preparata e disponibile. Attendevo solo la chiamata fatidica: "il posto è tuo, una nuova vita ti aspetta". E a quel punto avrei festeggiato preparando una cheesecake.



Poi l'altra mattina il telefono ha squillato e un'incudine mi ha schiacciato la testa.
"Sei Ausdauer? Ciao, sono AlbergatorePazzoFurioso e mi ha dato il tuo numero il tale dell'AziendaDeiSogni, mi ha parlato benissimo di te, sei piaciuta moltissimo e siccome non possono assumerti hanno pensato che potrebbe interessarti questo lavoro... e vorrei conoscerti, magari fare due chiacchiere, magari potrei assumerti a lavorare da me, io cerco una ragazza del tuo livello, ecco, so che le più brave trovano lavoro in fretta e io ho bisogno di capire se fai per me, ecco, non so, magari ti va di vederci e parlarne e, cosa ne dici? Ti interessa il  lavoro?"
Stordita dal fiume di parole incomprensibili e dal dolore incommensurabile per la presa di coscienza che quel posto da sogno non sarà mai mio, sono riuscita a sussurrare "come scusi?"
"Hai ragione, ricominciamo da capo che mi sono presentato malissimo. Sono dell'albergo FacciamociRicoverareFelicemente, mi interessa una ragazza per la prossima stagione".
A quel punto volevo buttarmi in terra e piangere fino al mio 40esimo compleanno, ma ho accettato con la morte nel cuore di fare il colloquio.



Arrivata lì scopro che il tizio in questione si presenta persino peggio di come poteva sembrare al telefono: è esagitato, fa le stesse domande anche tre volte di fila, ripete "è chiaro??" ogni 4 parole, non mi conosce affatto e mentre gli rivolgo sguardi terrorizzati continua a esclamare "credo che tu sia la persona giusta!". Mi propone una cifra esorbitante, che con la casa in arrivo sarebbe a dir poco necessaria, e mi spiega che cosa vorrebbe da me:
- l'invio di almeno 100 preventivi al giorno, seduta ad una postazione di un metro quadrato in un ufficio SENZA FINESTRA
- la mia presenza in albergo 7/8 ore al giorno per 4 mesi senza giorno libero, per altri 2 prendendomi le giornate libere che voglio compatibilmente con la mole di corrispondenza da svolgere

- nel tempo che rimane (????) dovrei occuparmi degli incassi di entrambi i suoi alberghi
- vorrebbe che io fossi pronta a sopportare i suoi scatti d'ira nel caso rimanessero camere vuote o ci fossero problemi con i clienti, conscia del fatto che comunque lui mi pagherebbe una cifra non paragonabile a quella di altre strutture

In pratica dovrei scegliere tra i soldi che mi servono per la casa e le successive cure in psichiatria e una vita fatta di stenti, ma priva di medicine per il fegato.
Inutile dire che il mio futuro mi appare sempre più roseo.


(nella foto: la mia futura cucina)