Sgosh autunnale

Sgosh autunnale

martedì 30 novembre 2010

LA PROVA DEL CUOCO

Nonostante mia nonna abbia cercato di inculcarmi l'arte culinaria fin da quando ero una bambina, l'abitudine che aveva la Mutti (perduta fortunatamente negli ultimi anni) di ricorrere ai 4 Santi in Padella ha ritardato assai la mia entrata in scena tra i fornelli.

Ora che sono una donnina di casa, ahicompagnodimerende, in settimana mi sto specializzando in piatti facili e veloci che si possono assemblare in scioltezza anche dopo aver trascorso 11 ore fuori casa e con il minimo uso di pentolame.
Nel weekend invece, quando non mi soccorrono i succulenti piatti salvanipote della nonna, mi dedico alla sperimentazione di nuovi piatti più elaborati (che non sempre però riescono, ma mi stimo assai per non aver dovuto ancora chiamare i pompieri). Il mio piatto fisso del weekend è diventata la pizza. Dopo alcune settimane di prova sul CdM, abbiamo deciso di sottoporrre tale pietanza preparata con le nostre manine ciccine a persone di famiglia, quindi prima la Mutti e i miei fratelli (baldi giovini che si nutrono quasi esclusivamente di spore), poi in seguito anche alla sorella del CdM (ragazzuola del peso di un passerotto senza piume). Constatato che sono ancora tutti vivi e non hanno riscontrato problemi gastrointestinali nelle successivi 72 ore, sabato abbiamo fatto il grande passo. Abbiamo invitato gente a cena.

E così le mie manine ciccine operose e tremanti hanno assemblato più di un chilozzo di farina con i vari ingredienti et voilà, è comparso un impasto ciccione di ben un chilo e otto.

Convinta di recupere persino il pranzo della domenica, ho servito le tre teglie di pizza in piccoli quadretti di spiluccare secondo la proprio preferenza di gusti, e sorpresa sorpresona, in cinque abbiamo spazzolato tutto. Non è rimasta nemmeno una briciola.

Sono trascorse 72 ore e pare siano ancora tutti in buona salute. Sono promossa?

Sta a vedere che se mi va male con gli ascensori e non riesco a diventare psicologa, vado a fare la pizzaiola.

giovedì 25 novembre 2010

TUTTO FILERA' LISCIO COME IL MUCO

Il mio oroscopo di ieri diceva:
Dopo alcune giornate trascorse a cercare di decifrare i vostri sentimenti (odio random per l'umanità), ebbene oggi finalmente avrete la situazione più che chiara (odio tutti) e potrete pertanto agire di conseguenza (ovvero esprimendo l'odio), senza paura di essere malintesi oppure senza che gli altri vi rimproverino per la vostra proverbiale indecisione. Tutto filerà liscio come l'olio!
Alle otto e mezza del mattino il mio malumore era a tal punto evidente che, dopo aver fatto scivolare un foglio sulla scrivania e dopo aver risposto acidamente alle prime due domande, il capo mi ha ripresa immediatamente, chiedendomi di non avere a che fare con lui se il mio atteggiamento doveva essere quello e di andarmene a casa se l'intenzione era quella di continuare ancora a lungo con la mia aggressività. A quel punto è cominciato l'Armageddon.

Ho staccato le mie chiavi dall'enorme mazzo e gliele ho lasciate sulla scrivania.

Il CdM, solidale, ha lasciato le sue.

Il Capo continuava a criticare aspramente il mio comportamento.

Sono cominciate le mie urla isteriche.

Il CdM prendeva le mie difese parlando seraficamente di come la nostra vita, priva di stipendi da mesi, sia diventata insostenibile.

Io urlavo (puntando il dito a salsiccina come una pazza furiosa) che posso avere l'atteggiamento che voglio se lui non mi paga e che può evitare di scandalizzarsi.

Il CdM ribadiva che la nostra vita, priva di stipendi da mesi, è diventata insostenibile.

Il capo a quel punto si è reso conto che ce ne stavamo andando, lasciandolo nel suo ufficio malgestito a galleggiare in un mare di liquami maleodoranti.

Io urlavo con la bava alla bocca. Lui urlava in preda al panico. Il CdM interveniva con poche, misurate e accurate, invettive.

Non so nemmeno come sia successo, ma dopo un'ora sedevo di nuovo alla mia scrivania, con l'abisso che si spalancava sotto di me e la consapevolezza che non ne uscirò mai con tutti i miei pezzi. E mentre il capo si avvicinava alla porta gli argini sono crollati e la mia faccia è diventata una maschera di lacrime e muco. Il capo mi ha guardata, non ha sopportato la visione di tutto quel viscidume esondante, ed è scoppiato in singhiozzi.

Una valle di lacrime sotto gli occhi perplessi del CdM. Un ufficio umido dove la dignità scivolava ormai da tutte le parti.

Cos'altro succederà ora? Andrò a lavare i miei panni al fiume e mi nutrirò della muffa dei muri di casa?

Nel frattempo, magicamente è comparso ben il 4% della quota di stipendio mancante. E ora? Devo cominciare a strapparmi i capelli, vomitare e pisciare in ufficio in preda alla possessione demoniaca o fare le capriole all'indietro urlando maledizioni in lingue soprannaturali per farmi dare il restante 96%?
 

martedì 23 novembre 2010

AGGIORNAMENTI

Dopo una settimana in cui:

- ha constatato che non esiste nulla di quello che si aspettava qui dentro

- ha avuto modo di constatare che le mie scenate isteriche sono dettate da una profonda disperazione radicata e non da un mio malcurato scompenso cerebrale

- non ha ricevuto una sola direttiva utile a poter svolgere il suo lavoro

- ha avuto la conferma che non solo non c'era alcun bisogno della sua figura qui dentro, ma che probabilmente per il suo servizio non prenderà un centesimo utile alla sua sopravvivenza

- ci ha rimesso una confezione di carta igienica, tre pacchi di caramelle, diverse barrette Kinder e qualche Bacetto Perugina

oggi il nuovo collega ha dato forfait.

Fuori uno.

La nuova collega sta dando di matto, in quanto il capo la rifugge e lei non ne capisce il motivo. Ha criticato aspramente il suo lavoro e mi ha mandato in ambasciata a riferirglielo, in quanto lui si vergogna. Da quel momento ci sono state solo scenate da manuale da parte mia, da parte della nuova collega e il capo, come da programma, si è dato alla macchia.

Domani scade l'ultimatum che il CdM ed io gli abbiamo lanciato ieri sera. Da giovedì è guerra.


Aggiornamento delle 14,24

Dopo aver visto la mia capa spegnere la macchina nel tentativo di aprire una finestrino, ho deciso che la mia emicrania doveva essere assecondata. E me ne sono andata a casa. D'altronde, io non ho mica ucciso nessuno.

lunedì 22 novembre 2010

Carissimo capo,

stavolta hai passato ogni limite.

Domani sarà un anno che lavoro per questo ufficio sgangherato.

Non hai ancora capito come si gestisce un'attività.

Non sai formulare una frase comprensibile nella tua lingua.

Siamo già nella cacca fino al collo e tu pensi bene di riempirmi l'ufficio di gente che, oltre tutto, vorrebbe aiutarti, ma non ha i mezzi per farlo e ci spintoniamo tutto il giorno in preda all'isteria totale.

Te la prendi con me perché in preda alla disperazione cerchiamo nuovi modi di trascorrere il tempo per salvarti il fondoschiena.

Nel momento del bisogno non ti fai vedere.

Ah, dimenticavo, non mi paghi da luglio. E continui a rimandare.

Ti comunico che mi hai prosciugata in tutti i sensi.

E ora attaccati al tram.

giovedì 18 novembre 2010

APARTMENT LIFE

Dormo con i tappi dal lontano 2006, anno in cui la disgraziata posizione della mia camera (davanti alla quale dovevano passare tutti e si trovava proprio sulla tromba delle scale, in mezzo alla camera del Bruderone e al bagno più frequentato della casa) unita al mio proverbiale sonno leggero, mi avevano causato un'insonnia perenne.

All'inizio è stata la classica convinzione "smetto quando voglio" a fregarmi, poi mi sono detta: "quando cambierò casa, cercherò di liberarmi le orecchie".
Mi sono trasferita in un appartamento in cui sotto la finestra della mia camera tre dannatissimi cani abbaiano notte e dì dandosi la voce con gli innumerevoli canidi del vicinato, in più proprio di fianco a casa sorge il campanile del paese, che come di consuetudine si produce in allegre e sonore scampanate a partire dalle sei del mattino. Di fatto, non mi sono liberata affatto il condotto uditivo e ancora ogni sera mi riempio di gomma con la speranza di attenuare i rumori.

Speranza che ti accorgi essere vana se, alle due e mezza della notte, ti svegli con il cuore in gola perché sembra che qualcuno ti stia sfondando la parete con un ariete.
"Amore, santo cielo, aiuto, qualcuno sta cercando di entrarci in casa, aiuto, moriremo tuttiiiiiiiiiiiiiiiii" ho cominciato a scrollare il CdM con la tachicardia a mille.
La risposta sonnacchiosa del CdM: "Amore, tranquilla, dormi, è solo il vicino che sta trom*****".

Mi sono tolta i tappi e non solo il caro uomo si intratteneva vigorosamente con una donna, ma aveva pensato bene di tentare di cammuffare il tutto accendendo lo stereo ad altissimo volume, così da creare per bene l'effetto "crollo della casa imminente". Alle tre di notte. Ma la gente lo sa che io devo dormire per non essere socialmente pericolosa?

martedì 16 novembre 2010

IL NUOVO COLLEGA

Sì, avete letto bene. Siccome la situazione non era già abbastanza disperata e a nulla sono valse le nostre grida, minacce, recriminazioni e insulti vari ed eventuali, ieri è comparso il nuovo collega. Ora siamo in 4 (anche se la collega è attualmente dispersa chissà dove, visto che non si fa vedere da due giorni) con due scrivanie e due pc. Comodo, efficace, per niente snervante.

Il nuovo collega è un 40enne alto quasi due metri, tanto che nell'ex ufficio del CdM non riesce quasi a stare in piedi (in quanto ricavato da un soppalco). Per entrare deve abbassarsi ogni volta e più di una volta ha rischiato di spaccarsi la fronte.
Ieri mi sono fermata a parlare con lui (poiché ero priva di pc su cui far finta di lavorare), così ho scoperto che fino a poco fa vendeva surgelati. Ma in fondo perché assumere qualcuno che abbia anche solo una vaga conoscenza di ascensori quando puoi benissimo utilizzare una psicologa-segretaria d'albergo, un fornaio-informatico, una direttrice d'albergo-tuttofare e un venditore di surgelati?

Qualunque sia il risultato di questo strabiliante team allo sbaraglio, i nuovi colleghi hanno portato una ventata di novità in ufficio. Se la collega nuova ci aveva riempito di caramelle e ogni giorno ci lascia sulla scrivania un cioccolatino in omaggio, il nuovo collega si è sentito in dovere di rifornirci non solo di cibo, ma anche della carta igienica (mancante ormai da tre mesi).

Considerato che non posso di certo sembrare deperita, mi sto seriamente chiedendo se per caso non li ho spaventati tanto da farli sentire in dovere di diventare ruffiani con la sottoscritta, prima arrivata e ancora non spodestata dal trono (ma durerà ancora per poco, garantito). Questo clima mi rende inquieta e dubbiosa, se poi ci aggiungiamo che i colleghi non cancellano la cronologia di Explorer e troneggia in bella vista anche "youporn", la cosa si fa sempre più sconcertante.

Cosa succederà ancora in questo ameno ufficio dimenticato da San Paghino? Quanto resisterò sul mio trono prima di essere spodestata a colpi di caramelle alla frutta? Aiuto.

giovedì 11 novembre 2010

ORMAI LO SANNO TUTTI CHE NON LO SOPPORTO

Dopo 12 mesi che si firma a mio nome nelle email, ieri mi pone la fatidica domanda: "posso farlo o ti dà fastidio?".
Lo guardo, respiro profondamente e gli rispondo: "Solo se mi fai correggere".
Lui si scandalizza.
"Ma per favore, la mail che ho scritto è perfetta! Dai, guarda, poi mi dici se non ho ragione."

Mi siedo e respiro un'altra volta.
"Intanto la punteggiatura..." e comincio a correggere con rabbia i suoi dannatissimi "due punti" messi a caso in ogni dove, gli stramaledetti puntini di sospensione che si protraggono per righe, aggiungo le virgole dimenticate e già mi sento meglio.
"Quante storie per una virgola..." bofonchia alle mie spalle.
"E ora mettiamo qualche lettera maiuscola" così mentre lui scuote la testa con aria indignata, io comincio a mostrargli il magico mondo del Caps Lock e dello Shift.
"E ora passiamo all'italiano" e le proteste diventano tutte un "ma non è possibile, ho scritto correttamente tutto!".
"Allora, intanto questo inerente non si può leggere.."
"Sgrunt"
"E magari qui ci può andare un congiuntivo eh"
"Bof"
"E va si scrive senza accento"
"Ahahahahahhahahah, ma per favore!" si rotola sulla sedia senza ritegno.
Mi scaldo. "Ti posso assicurare che va si scrive senza accento, così come fa, sto, sta, etc!"
"Giorgioooooooo" (chiama a gran voce l'operaio in magazzino) "va si scrive con o senza accento?"
Lui tartaglia "Oh, beh, credo senza... credo"
Il capo mi guarda con il guizzo della vittoria.
"Ellouiiiiin, vieni giù. COme si scrive va?"
E Ellouin (sì, il mio amore adorato) risponde: "Va si scrive senza accento, come fa, sto, sta, me, te,etc"
Il capo non è convinto. "Fai la correzione automatica del testo e poi vediamo".
Il mio testo non ha nessuna striscia rossa.
"Questo computer non funziona!!!"
Avvio il controllo ortografico sul suo testo e compaiono le strisce rosse della vittoria. 
Sembra convincersi. "Che cosa bruttissima, allora io ho sempre sbagliato" dice a mezza voce.
Il mio sorriso la dice lunga sul senso di vittoria e soddisfazione personale. Ti ho schiacciato, pivello.

In quel momento arriva la notifica: una nuova email ricevuta. E' un nostro fornitore milanese, persona di discreta cultura e che quotidianamente invia centinaia di email commerciali.
"Come da accordi presi poco fà..."
Il capo salta sulla sedia "Ah ah! Come la mettiamo allora?? Lo vogliamo controllare questo computer o no??" e se ne esce dall'ufficio ghignando.

Odio tutti.

martedì 9 novembre 2010

TALLONE D'ACHILLE

Venerdì sera, abbracciati stretti sotto il piumone, occhi scintillanti che si guardano.

"Tu non sai tutto di me... ci sono cose che non ti ho mai raccontato" dice la Aus con aria languida.
"Tipo?" corruga la fronte il CdM.
"Beh, cose di cui ho preso consapevolezza negli anni, che sono cresciute con me e che ora voglio condividere con te."
Occhi che si cercano pieni di curiosità.
"Davvero?"
"Sì, davvero."

Bacio a schiocco sulle labbra.
"Dai, ora allora ti faccio una confessione."
Il CdM assume un'aria attenta.
"Ho un problema con i miei talloni."
Il CdM assume un'aria contrita.
"Sì, non sopporto di dover fare pressione sui talloni. La sola idea che qualcuno possa spingermi il tallone mi fa sentire male e..."
Il CdM, con un guizzo diabolico negli occhi, si fionda sotto le coperte per testare ciò che le sue orecchie curiose hanno appena udito, ma le urla belluine e le ginocchiate mirate al suo crapino pelato lo fanno desistere.
"Ma sei cattivo!!" strilla la Aus inorridita dalla reazione malvagia.
La Aus è dispiaciuta, il suo problema con i talloni è qualcosa di serio che la mette in difficoltà, per esempio, anche alle lezioni di pilates, in cui certi esercizi vanno fatti appoggiandocisi sopra con tutto il peso. La delusione per la mancata comprensione è cocente.

Morale della favola: mai confidare un segreto al proprio compagno, specialmente se questo potrà essere usato contro di te.

venerdì 5 novembre 2010

PACE E BENE

C'era tutta questa gente al bar e provavo per tutti un odio profondo. C'erano delle mie ex compagne di classe, anche loro finalmente punite da quell'età ingiusta che aveva fatto mettere su un po' di chili anche alle loro membra smunte, e godevo oltremodo guardando le loro guance cicciotte e le cosce floride, come le mie. "Non solo a me dunque" ghignavo con aria malvagia.
E poi c'erano tutti questi ragazzi che si prendevano gioco di me, mi schernivano e mi nascondevano la bicicletta. Mi avvicinavo ad uno di loro, intimandogli di restituirmi la bici, e lui aveva quel sorriso così strafottente che non resistevo più, e gli infilavo le dita negli occhi con cattiveria, prendevo la sua testa tra le mie mani e la sbattevo forte sul tavolo, e poi colpivo quella faccia da schiaffi con tutta la forza di cui disponevo. Ripetutamente, con cattiveria infinita.

Mi sono svegliata con la consapevolezza che oggi sarei potuta diventare pericolosa.

Poi ho assistito alla telefonata che terminava con la frase "sicuramente c'è una differenza abissevole" e ho desiderato ardentemente che almeno una delle persone con cui me la sono presa stanotte entrasse in ufficio e mi strappasse le orecchie.

giovedì 4 novembre 2010

LA BASE SICURA

Pur non condividendo tutti gli aspetti della teoria sull'attaccamento, ho sempre trovato affascinanti i discorsi sulla figura materna, intesa come base sicura, un porto saldo a cui il bambino sa di potersi aggrappare nei momenti (fisiologici e psicologici) del bisogno. La madre buona che attraverso la sua funzione di holding si preoccupa di fornire al bambino un ambiente fisico e psichico di sostegno, mettendo in secondo piano i propri bisogni in favore di quelli del bambino, è una figura sicuramente affascinane che rincorriamo un po' tutti nella vita.

Questo rapporto con la madre si evolve naturalmene nella sana e spontanea separazione, ma chiunque abbia provato questo senso di appagamento primordiale sa quanto in realtà, anche a trent'anni, sia confortante l'idea di trovare ancora qualche residuo di quel porto caldo e tranquillo fatto di protezione e dedizione della propria mamma. Se poi la tua vita si sta trasformando in una sorta di "incertezza costante ansiogena" sul futuro immediato e non, la necessità di rientrare nel rango "protezione mode on" diventa qualcosa di irrinunciabile.
Quindi ecco che anche la sottoscritta aveva ceduto al bisogno di conforto. Lontana ormai da casa (anche se fisicamente sempre presente), avevo lasciato in quella casa i miei preziosi biscotti allo yogurt della Vitasnella. Ci tengo a specificare che tali biscotti rappresentano la mia salvezza nelle sere in cui mi dedico al pilates, e che li avevo riposti in dispensa con fiducia in quanto:
a) i miei fratelli li detestano
b) passando dalla Mutti dopo l'ufficio mi è  più comodo prenderli su al volo da lì piuttosto che ricordarmi di portarmeli in ufficio al mattino.
La Mutti inoltre conosce a dovere sua figlia e sa perfettamente che se ella non si nutre, può diventare pericolosa, specialmente se poi deve sottoporsi ad uno sforzo fisico.

Ieri l'amarissima scoperta. Di fretta, con l'umore solito da "è finita un'altra giornata di lavoro ed è stato il solito schifo" e la consapevolezza di dover faticare a breve, apro la dispensa e non li vedo. I miei biscotti non ci sono più.

"Mamma???"
"Oh, beh, sai quando ti ho detto che sono venuti i bambini a fare 'dolcetto o scherzetto' e io mi sentivo in colpa perché non avevo niente, così ho dato loro dei biscotti?"


L'orrore che mi si dipinge sul volto. Ha regalato i miei preziosissimi biscotti a dei bambini qualsiasi in una sera in cui le avevo pure scritto un sms dicendo che a mia volta avevo dovuto negare il dolcetto per mancanza di riserve di dolciumi.

Ho quasi tren'tanni e ho perso la mia base sicura? Sono affranta.

("Tra l'altro i bambini sono rimasti delusissimi da quei biscotti, non erano granché adatti credo". Sgosh)

mercoledì 3 novembre 2010

LA NUOVA COLLEGA


Devo ammettere che non me lo aspettavo, ma siccome le condizioni lavorative sono già disastrose i casi sono due:

a) la nuova collega salverà la barca con i suoi superpoteri
b) la barca affonderà inesorabilmente e ci libererà da tutti i nostri mali e amen.

La situazione dunque ora è la seguente: il CdM è stato spodestato dal suo ufficio, quindi ora vaga come un profugo per l'ufficio senza una postazione fissa, sistemandosi per lo più dietro le mie spalle e lasciandomi zero privacy per sparlare amenamente di lui con le mie amiche nei momenti di disperazione (avere qualcuno alle spalle che guarda quello che scrivo e/o leggo è una delle cose che odio di più al mondo, ma siccome l'ha già letto in anteprima scommetto che non si stupirà nel leggerlo di nuovo).

Dai piani alti (dunque dall'ex ufficio del CdM ramingo) proviene ora una voce costante. E se dico costante, intendo, costante. Perpetua. Imperitura. Poiché il bagno si trova al piano di sopra, non posso più godere di qualche minuto di pace nemmeno sul wc, perché la nuova collega è un fiume in piena. Anche mentre la vescica si svuota, lo sciacquone si attiva, l'acqua scorre, io sento la sua voce che spiega, domanda, impreca, racconta, rivela. Ho quasi trent'anni e posso finalmente dire di aver compreso a pieno il significato della parola "logorrea". Quando usciamo di qui le nostre orecchie frizzano per almeno un'ora. Ammesso che si riesca ad uscire, in quanto dobbiamo letteralmente scardinarla dalla sedia e condurla gentilmente alla porta ogni volta alla chiusura, perché bisogna sì riconoscere che non è una che si risparmia sul lavoro, ma sapete com'è, io fuori dall'ufficio avrei anche una vita (nettamente migliore, tra l'altro).

I miglioramenti della qualità della vita in ufficio, impossibile negarlo, sono comunque evidenti. La nuova collega è sveglia, in pochissimo tempo ha capito perfettamente che qui non funziona niente, che i problemi che io reputavo enormi sono in realtà inaffrontabili e che sì, ci vorrebbe un miracolo. Non le ho dovuto dire quasi nulla, e questo è un sollievo, così come lo è il fatto che riconosca pienamente che la colpa non è nostra se va tutto in malora, e che stiamo solo pagando le conseguenze di una delirante gestione impostaci dall'alto. Per consolarci oggi è comparsa con tutta una serie di "beni di conforto", che comprendono dietorelle, barrette Kinder, gelatine di frutta e cioccolatini, a cui sto attingendo istericamente da stamattina come se fosse l'unico cibo a mia disposizione da un secolo.
Ogni volta che si presenta qualche situazione assurda (tipo il mio capo che mi chiama e mi affida i compiti più indecifrabili, scorretti, o abominevoli che esistano) e la sento gridare dall'alto "ma dai, non è possibile! Tutto questo è allucinante!" quello che prima mi usciva come un'imprecazione disperata ora si trasforma in un ghigno malefico dipinto sul viso che significa "allora non sono io che non capisco una brocca!". Ho intenzione di continuare a godere di questa empatia finché, come è inevitabile, lei non deciderà di darsela a gambe e a quel punto, beh... io mi sono un po' stracciata la budella.

(Nel frattempo, dopo sei giorni di pastiglie e applicazione di creme, la mia faccia è tornata guardabile, Gioiamo tutti insieme alè alè).