Sgosh autunnale

Sgosh autunnale

giovedì 30 dicembre 2010

SALUTANDOTIAFFOGO

Questo Natale appena trascorso mi ha insegnato diverse cose.

1) I tempi cambiano: le dimensioni del mio sedere non fanno più scalpore tra i miei parenti, e la cosa mi ha quasi delusa, perché significa che dopo 17 anni si sono arresi di fronte alla mia progressiva lievitazione.

2) Gli argomenti felici, invece, non cambiano: giunti dai miei parenti paterni non abbiamo saltato neppure un argomento dalla scaletta. Incidenti stradali, morti più o meno recenti, malattie e sanità, disoccupazione e degrado della società. Ad un certo punto, con una nuova luce negli occhi, mia zia ci ha proposto la svolta: entrare in società per gestire un'agenzia di pompe funebri. Il terrore negli occhi del CdM quando si è sentito chiedere con voce carica di speranza "Ti piacerebbe come lavoro?" era indescrivibile.

3) Mio "suocero" considera parenti stretti suoi (e non si sa perché anche miei) qualunque persona di sua conoscenza che abbia almeno una vocale in comune con il suo nome. E' così che, come ormai è consuetudine, mi sono dovuta recare a casa di sua cugina per gli auguri, e non contento di ciò ha deciso che saremmo dovuto andare tutti insieme in visita alla figlia di sua cugina (intravista una volta in vita mia) e vedere la sua casa appena ristrutturata.

4) Una visita a casa di persone che non conosci e delle quali non ti frega nulla può durare un'eternità, specialmente in compagnia di  mio "suocero". Non solo il giro della casa è durato più di quanto fosse umanamente sopportabile ("ma che meraviglia, e questo dove l'hai preso? e quanto l'avete pagato? avevate guardato se dall'altra parte costava meno? ho visto la stessa cosa in un altro posto che mi sembrava avesse un prezzo vantaggioso. Questo l'avete fatto voi? E come l'avete fatto? Quanto tempo ci avete messo?"), tanto che la casa era enorme e già prima di arrivare alla zona notte mi scappava tremendamente la pipì. Una volta seduti a tavola tutti insieme (e aver salutato cordialmente i suoceri di questa sconosciuta) credevo che il peggio fosse passato e invece no: sul maxischermo hanno comininciato a proiettare le foto della ristrutturazione, mattone per mattone. La foto del primo buco nel muro. La foto del buco nel muro un po' più grande. Lui davanti al buco. Lei che osserva il buco. Il buco che si ingrandisce ancora. Il secchio di cemento con cui riempire il buco, preso da più angolazioni. E così via per un'ora, in cui ho seriamente pensato alla morte come unica soluzione a tutti i miei problemi.

Questo Natale è stato un vero tour de force, in cui abbiamo macinato centinaia di km e fagocitato l'inverosimile. Ancora adesso non riesco a smettere di ingurgitare cibo e ho sempre le guance piene come quelle dei criceti. Assumo più calorie in una colazione che in una settimana lavorativa.

A quanto pare, comunque, anche quest'anno se ne è quasi andato. Considerato che il 2010 mi ha portato:
- un lavoro nuovo annuale in un campo a me totalmente sconosciuto, per il quale mi sono impegnata come se fosse il lavoro della mia vita per poi scoprire che, guarda un po', è stata solo una gran fregatura
- l'inizio dell'agognata convivenza, decisa in fretta e furia dopo aver valutato se fosse il caso di vivere e lavorare insieme senza spazio per esplodere in pace (dopo tre anni di relazione a distanza era un bel cambiamento) e aver pensato "ma sì, ce la possiamo fare". Infatti da quel momento hanno smesso completamente di pagarci lo stipendio.

E ora che si fa? Si torna indietro (e senza passare dal Via naturalmente, mai incassare se si può evitare) e si ricomincia da capo? In qualche modo si andrà avanti arrancando? Ci si consolerà con l'ennesimo Bacio Perugina?

Non lo so, non ho voglia nemmeno di pensarci.

giovedì 23 dicembre 2010

SONO FIGLIA DI MIO PADRE

Dopo mesi (sì, credo effettivamente si tratti di mesi) ho ricevuto una chiamata da mio padre. Alcune settimane fa lo avevo chiamato io e stava per chiamarmi, diverse settimane prima idem, e così via andando indietro nei mesi. E' innegabile, vado ormai d'accordissimo con il Vater.

"Ciao, allora?"
"Allora?"
"Allora."

Tutte le conversazioni con il Vater cominciano così. Da sempre.

"Eh, ma sì dai."
"Sì, anche qua dai."

In italiano non significa nulla, ma per noi vuol dire qualcosa tipo "si va avanti".

"Il lavoro?"
"Eh, non sto più andando, se ne riparla il 10 gennaio e si vedrà."
"Te l'avevo detto io!"
"Già. Quindi siamo senza soldi e chissà... nel frattempo il CdM ha distrutto anche la macchina".

"Ah." pronuncia la sillaba con sincero accoramento. Rassegnata e memore ormai delle decine di conversazioni avute che finivano con "stai su, l'importante è che il CdM stia bene" gli riferisco che il CdM comunque sta benissimo, convinta che l'avrebbe sollevato.
"Oh beh" mi risponde "che c'entra, la macchina è distrutta lo stesso..."

Ecco, io sì che sono la figlia di mio padre.

martedì 21 dicembre 2010

SONO VIVA (MA PUZZO UN PO' DI CADAVERE)

Dall'incidente del CdM sono iniziate le mie vacanze di Natale. Hurrà? Non proprio, considerato che il mio capo ha preferito non avere più in ufficio nemmeno me e sta valutando l'ipotesi di licenziarmi. Quella di pagarmi, per ora, non è contemplata.

Ieri quando sono arrivata in palestra per la lezione di pilates avevo la faccia di una che è stata appena stirata da una mietitrebbia. "Non sta andando molto bene Aus, vero?". No no, non scherziamo per favore, va tutto alla grande: piango da due giorni perché mi hanno spiegato che la pulizia del condotto lacrimale è indispensabile per la sopravvivenza.

Devo ammettere di non trovare molto conforto nelle persone che mi stanno attorno, a parte un paio di eccezioni (che diciamolo, mi stanno salvando dalla disidratazione totale). Quasi tutti mi fanno presente che i problemi ce li abbiamo tutti e che ogni evento negativo potrebbe addirittura sfociare in un nuovo inizio positivo.
Chiederò perdono se non riesco a provare empatia per una tredicesima spesa per un pagamento prevedibile (inutile ricordare che io sto cercando di vivere con lo stipendio di luglio) o se non faccio i salti di gioia alla prospettiva di fare fagotto e tornare a vivere con i miei (lo so, avrò un tetto sopra la testa e d'altronde qui siamo in Italia, paese in cui l'indipendenza è privilegio di pochi). Lo farò quando mi sarà passata la voglia uccidere.

Dopo le feste credo che metterò sul conto della ditta anche:
- un numero consistente di pacchetti di fazzoletti utilizzati
- il detersivo usato di lavare i fazzoletti di stoffa che ho rubato al CdM, dopo aver consumato quelli di carta
- diverse scatole di barrette Kinder, per le quali ho sviluppato una certa dipendenza (è colpa della depressione)
- un trapianto di fegato.

Da stamattina, però, mi sono imposta una nuova regola: devo smetterla di ripetere che ho fallito in tutto, perché non è vero. La torta agli amaretti e pere che avevo preparato per consolarmi ha avuto una fine talmente rapida ed è stata così tanto osannata dal CdM che non escludo di poterne fare per tutta la vita.

giovedì 16 dicembre 2010

SE QUALCOS'ALTRO PUO' ANDAR MALE, LO FARA'

Premessa: lunedì e martedì abbiamo cambiato le gomme sia alla Sacra Auto (dopo sette anni erano diventate di legno) che alla macchina del CdM (girava costantemente a sinistra e i copertoni erano completamente lisci). Dopo aver sborsato una cifra ben lontana da quanto potevamo permetterci al momento di disperazione economica, ho pensato: "Come minimo ora distruggiamo una macchina".

Ore 7: suona la sveglia e mi rendo conto che è giovedì, devo andare in ufficio da sola solo per salvare il fondoschiena al mio capo (che non credo lo meriti, ma tant'è) e ho l'umore sotto le scarpe. Digrigno i denti e con fastidio apro la finestra. Nevica.

Ore 8: estraggo la Sacra Auto da cumuli di neve, inveisco, salgo in Auto grugnendo e mi accorgo che non si allaccia più la cintura di sicurezza. Dico talmente tante parolacce che quasi non mi riconosco, e parto allacciandola dalla parte del passeggero, mentre l'auto suona per avvisarmi che non ho la cintura. Maledizione.

Ore 8,20: mi sto producendo in una delle mie migliori interpretazioni delle canzoni natalizie quando, in mezzo alla nevicata sempre più fitta, mi accorgo che non funzionano più i tergicristalli. A quel punto alterno a "Jingle Bells" numerose invocazioni divine e arrancando raggiungo il primo benzinaio, supplicando di cambiarmi le spazzole affinché io possa, in qualche modo, raggiungere l'ufficio. Dopo venti minuti al freddo e al gelo, riparto e ovviamente ha smesso di nevicare.

Ore 9: raggiungo l'ufficio e mi accorgo che c'è pure la mia capa con il bambino più piccolo, il che non è mai un buon segno.

Ore 10: Il CdM chiama in ufficio. "Ho avuto un incidente, sto bene, ma sono slittato per le neve e sono finito con la macchina contro un muretto. La macchina è ridotta male". Deve succedere altro? No, perché io avrei finito le bestemmie.

Ore 12,30: dico al capo che non intendo tornare nel pomeriggio, e che non tornerò finché non si sistemano le cose. Ricomincio il festival di lacrime e muco senza più alcuna dignità e spargendo fazzoletti ribadisco che la mia vita fa schifo, va tutto in malora e che a questo punto chissà cos'altro ci aspetta. Lui mi guarda e ripete "è tutta colpa mia" e di certo non mi sento di contraddirlo.

Ore 12,45: non c'è una sola strada praticabile e ci metto una vita ad arrivare dalla Mutti che abita ad un km dall'ufficio.

Ore 13,30:  parto da casa della Mutti a piedi e cerco di raggiungere la stazione. Nel giro di cinque minuti comincia una sorta di bufera di neve. Trenta minuti di cammino, gli ultimi cinque minuti arrancando tra le bestemmie. Comincio a pensare di essere uno sfigato personaggio di uno di quei cartoni animati giapponesi, dove ad un certo punto qualcuno di affranto e ormai disperato si trova vinto dalle intemperie e si lascia morire sotto un cumulo di neve finché non avviene il miracolo.

Ore 14: raggiungo la stazione e mi accorgo che è in corso il delirio più totale. Il treno è proprio quello di cui si servono tutti gli studenti della scuola superiore della zona, che non fanno altro che urlare e lanciare palle di neve da ogni dove. La situazione è talmente indecente che persino la sala d'aspetto è coperta di ghiaccio, nessuno può sfuggire alla follia generale mentre c'è chi urla "chiamate la polizia!" e il controllore fischia invano cercando di schivare gli attacchi. Ah, naturalmente il treno è in ritardo.

Ore 14,40: varco la soglia di casa coperta di neve, bagnata, affranta e senza più bestemmie.

Potrebbe pure bastare così credo, ma non ci credo più nemmeno io.

mercoledì 15 dicembre 2010

LA BATTUTA DEL SECOLO

Driiiin Driiin Driiiiin
"Ditta CheOdioConTuttaMeStessa buongiorno"
"Senta, io sono stanca di chiamare, questo comportamento è inammissibile, blablabla, siete vergognosi, blablabla, è un'indecenza. blablabla, e mi permetta una domanda: ma vi vengono pagati gli stipendi?"

Quando avrò finito di ridere, mi sarò asciugata le lacrime e il capo avrà scoperto che da domani il CdM molto probabilmente non verrà più a lavorare, allora forse mi renderò conto che navigo amenamente in un mare di escrementi ancora caldi.

domenica 12 dicembre 2010

Il nostro primo albero



Naturalmente già togliendolo dalla scatola abbiamo iniziato a discutere. Il CdM, istruzioni alla mano, voleva seguire tutti i punti passo a passo. Io, immaginando che per assemblare un albero di Natale non occorresse una laurea in ingegneria edile, pestavo i piedi per cominciare a sistemare i rami aggiuntivi prima dell'arrivo di Babbo Natale. L'apice della tragedia si è consumato quando sono finiti i ganci per le palline e abbiamo dovuto legare le stesse a sottilissimi e invisibili fili per poterle appendere. La scarsa manualità unita alle dita grassottelle ci hanno fatto cadere le palle numerose volte. Dopo un'ora di estenuanti giramenti di sfere, ce l'abbiamo fatto. Et voilà, il nostro primo albero è stato completato. Sono così felice ogni volta che lo guardo che ora per festeggiare vado a preparare la pizza.

giovedì 9 dicembre 2010

RELAX IN CASA ELLOUINAUS

Finalmente liberi da lavoro, impegni domestici, pseudo vita sociale, il CdM e la Aus assumono la loro postazione casalinga preferita.

Situazione 1

La Aus prende posizione sul divano, assesta i cuscini, stende le gambe, si infila nel plaid con le maniche (l'acquisto migliore dell'anno) e mentre sorseggia la sua tisana serale comunica al CdM "Comincio a leggere eh".

Il CdM prende posizione sul tavolo della cucina con il suo inseparabile portatile e intanto canta gioiose canzoncine dai testi esaltanti come "La mia ciccina fa tanta puzza, mamma mia come si fa" oppure "Mamma mia che puzza fa la mia ciccina, quanta gente morirà".

La Aus sbuffa e ripete che sta per cominciare a leggere. Il CdM annuisce, ma prima deve finire di cantare il ritornello.

La Aus ha letto a malapena la prima frase che il CdM, dopo aver aperto la pagina di Facebook, inizia a leggerle lo stato di tutti i suoi contatti, ignorando completamente il fatto che se sono contatti in comune può benissimo leggerseli da sola (ammesso che ne abbia voglia) e che se non sono contatti in comune, a dirla tutta, non gliene frega una emerita cippa se tizio si è prodotto nella tal riflessione o caio ha riesumato ricordi d'infanzia per comunicarli a tutti i suoi amici. La Aus sbuffa, ribadisce che sta leggendo e riprende da capo la frase iniziata.

Il CdM comincia a ridere sguaiatamente. La Aus lo ignora. Il CdM ride ancora di più. La Aus lo ignora. ancora di più Il CdM ride e dice "No, ti prego, vieni qui, questo lo devi vedere!". La Aus, sbuffando, ribadisce ancora una volta che stava leggendo e soprattutto che detesta ardentemente i video pubblicati su Facebook, perché se dovesse guardare ogni dannatissimo video condiviso dai suoi contatti allora potrebbe pure lasciare il lavoro, gli amici, ed evitare di fare la spesa per godersi la visione dei video più scemi ed inutili che ci sono in circolazione. Ho già detto che la Aus odia perdere tempo guardandosi i video che girano su Facebook, soprattutto quando finalmente è sul suo divano e potrebbe leggere un po' del suo libro?

Dopo vari minuti di lamentale, la Aus riprende il suo posto avvilita, guardando l'orologio e vedendo che ormai si è fatta ora di andare a dormire.

Situazione 2

La Aus si distende sul letto con il suo libro, pronta a immergersi nella magica atmosfera del suo libro. Il CdM si posiziona di fianco, con il proposito di proseguire anche lui  nella lettura del suo libro ormai pieno di ragnatele. Si sorridono, bacino, e ognuno comincia a leggere.

Trascorrono pochi minuti e il CdM ha già cominciato a ridere. "Oh, senti questa" dice alla Aus scrollandole la spalla. E comincia a leggere non una frase, non un paio di righe, non un paragrafo, no, comincia a leggere praticamente tutto il  libro. La Aus, afflitta, lo interrompe con un "Amore mio, se io volessi leggere il tuo libro, non credi che me lo potresti prestare? Ho imparato a leggere a sei anni, ricordi?". Dopo di che, non riuscendo a fermare l'entusiasmo del CdM, si arrende e opta per un sano pisolino.

Qualcuno sa forse spiegare perché l'anno scorso la Aus ha letto 54 libri e quest'anno non è arrivata nemmeno a 30? 

lunedì 6 dicembre 2010

LA NUOVA COLLEGA - PARTE SECONDA

Quella che inizialmente si era rivelata una novità frizzante e golosa (per via dei quintali di dolciumi che erano entrati in ufficio), piano piano ha assunto una connotazione decisamente destabilizzante.

La nuova collega è sicuramente una donna competente e affidabile dal punto di vista lavorativo, ma devo ammetterlo, è un tantino squilibrata.

Nei giorni sì entra in ufficio sorridente, si siede alla mia scrivania e parla ininterrottamente per una buona mezz'ora. Parla di cose che a) non mi interessano, perché riguardano gli affari di altre persone e io sono già carica di mio b) sono talmente collegate tra loro che spesso perde il filo del discorso e io, che già avevo perso qualche pezzo per strada per pigrizia nell'ascolto, devo limitarmi a sorridere o scuotere la testa in un senso o nell'altro, con lo sguardo vacuo di chi pensa "cosa faccio da mangiare stasera?". Ad un certo punto il racconto prende sempre una piega tale per cui la signora in questione si arrabbia da sola, maledicendo tutto e tutti, e sale le scale del suo ufficio lanciando anatemi, che essendo un giorno sì, non riguardano quasi mai né me né il CdM, ma tutto il resto dell'umanità. Il resto della giornata scorre, con lei che parla da sola quasi tutto il tempo e io che ogni tanto le rimando un segno vacuo di assenso.

Poi ci sono i giorni no, e lo capiamo dalla faccia che ha quando entra. Se l'espressione è contrita e i capelli le coprono il viso da cui spuntano due occhi furenti, beh, è la fine.Se non è la fine per me, che generalmente ascolto con orecchio e dico sempre "sì sì" anche quando mentalmente sto contando le pecore, è la fine per il povero CdM, costretto da urla da possessione demoniaca a trasferirsi con il suo pc al mio fianco, onde evitare che la furia lo travolga e uccida. Se non sono i fogli che sono sparsi per tutto l'ufficio, è il disordine, la donna delle pulizie che passa lo straccio con il mocio marcescente, il fatto che il mio capo glissi sulle date dei  pagamenti, la situazione di angoscia che pervade l'ufficio, la persona che è entrata dalla porta, la moglie del capo che porta i bambini, il telefono che ha una brutta suoneria, insomma qualsiasi cosa è in grado di generare la crisi. E a quel punto sono mezzi singhiozzi, seguiti da risate isteriche, seguiti ancora da raptus di follia omicida che ci costringono a consegnarle tutte le penne dell'ufficio affinché possa riaccompagnarle al loro tappino abbandonato (poco importa se tu magari sei al telefono e stai scrivendo con la stessa penna che lei, in quel preciso istante, ha deciso che deve essere chiusa).

Mentre il CdM la sta vivendo come una sorta di persecuzione (lo diventa pure per me, visto che per colpa sua me lo ritrovo costantemente alle spalle che legge ciò che guardo o scrivo, e non ho un briciolo di privacy), io nonostante tutto la vivo abbastanza bene, perché rivedo in lei molte delle mie nevrosi e sento che il mio futuro sarà lo stesso. Sarò l'incubo dell'intera umanità (risata malefica).

(Qualche giorno fa le ho anche preparato uno scherzo e le ho impostato come sfondo del desktop una bella serie di penne senza tappino e sotto le ho scritto una delle sue invettive preferite. Sono una collega burlona io).

giovedì 2 dicembre 2010

Novità sparse


* Visto il periodo di gravi ristrettezze economiche, ormai abbiamo rinunciato al caffè al bar, alla pizza in pizzeria (tanto la faccio io ed è pure commestibile), alle uscite che prevedono un esborso anche minimo di denaro (non che prima folleggiassimo granché, ma almeno ora abbiamo la scusa per poltrire sul divano), allo shopping in generale, ma non abbiamo potuto rinunciare anche alle decorazioni di Natale, perciò nel weekend probabilmente assembleremo il nostro primo albero di Natale! Inutile dire che io sono già esaltata all'idea di ascoltare a ciclo continuo tutte le canzoni natalizie alla luce del mio alberino, mentre il CdM preferirebbe strapparsi le orecchie piuttosto che trascorrere un altro Natale ascoltando Paperino che canta "Qua qua qua, qua qua qua, qua qua qua qua quaaaaaaaa" sulle note di "Jingle Bells", ma sono dettagli.

* Non mi sto dimenticando la triste situazione lavorativa che subisco, dunque mi sto guardando attorno con aria circospetta. Tutto ciò che mi si prospetta davanti, come era prevedibile, riguarda l'ennesima stagione estiva dietro un bureau.
Finora mi sono state proposte condizioni vantaggiosissime quali:
- lavoro quotidiano per 10 ore sette giorni su sette senza mai un giorno di riposo, come nella migliore tradizione romagnola, dal mese di maggio al mese di settembre, con l'intero andamento di un hotel sul groppone
- disponibilità comunque a lavorare part-time(e ai comodi altrui), da casa o in un ufficio gelido, anche nei mesi invernali, a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno della settimana
- possibilità però di prendere la disoccupazione per i mesi (un paio) in cui non lavorerei.
Mi sono chiesta per anni quando avrei avuto un lavoro che si basasse su orari normali e regolari, ma ovviamente nel momento in cui l'ho trovato ho scoperto che rischio di non vedere un centesimo per l'eternità, dunque, accantonata la laurea, perché non lavorare precaria e sfruttata per il resto della mia vita? Questi sono dilemmi esistenziali non da poco.

* L'ultima perla del mio capo: Ci sembra superfluo ricordarVi che è espressamente sottinteso che ogni qualsivoglia ordine era annullato. Convinto di aver dato prova di grande padronanza linguistica, ha spedito una lettera che oserei definire aberrante. Questo naturalmente se vogliamo negare che ossimori e scelte random dei tempi verbali siano volute licenze poetiche, il tutto ragionato con cura per rendere la lettera il più enfatica possibile. Nel frattempo vomito un po', per sicurezza.

martedì 30 novembre 2010

LA PROVA DEL CUOCO

Nonostante mia nonna abbia cercato di inculcarmi l'arte culinaria fin da quando ero una bambina, l'abitudine che aveva la Mutti (perduta fortunatamente negli ultimi anni) di ricorrere ai 4 Santi in Padella ha ritardato assai la mia entrata in scena tra i fornelli.

Ora che sono una donnina di casa, ahicompagnodimerende, in settimana mi sto specializzando in piatti facili e veloci che si possono assemblare in scioltezza anche dopo aver trascorso 11 ore fuori casa e con il minimo uso di pentolame.
Nel weekend invece, quando non mi soccorrono i succulenti piatti salvanipote della nonna, mi dedico alla sperimentazione di nuovi piatti più elaborati (che non sempre però riescono, ma mi stimo assai per non aver dovuto ancora chiamare i pompieri). Il mio piatto fisso del weekend è diventata la pizza. Dopo alcune settimane di prova sul CdM, abbiamo deciso di sottoporrre tale pietanza preparata con le nostre manine ciccine a persone di famiglia, quindi prima la Mutti e i miei fratelli (baldi giovini che si nutrono quasi esclusivamente di spore), poi in seguito anche alla sorella del CdM (ragazzuola del peso di un passerotto senza piume). Constatato che sono ancora tutti vivi e non hanno riscontrato problemi gastrointestinali nelle successivi 72 ore, sabato abbiamo fatto il grande passo. Abbiamo invitato gente a cena.

E così le mie manine ciccine operose e tremanti hanno assemblato più di un chilozzo di farina con i vari ingredienti et voilà, è comparso un impasto ciccione di ben un chilo e otto.

Convinta di recupere persino il pranzo della domenica, ho servito le tre teglie di pizza in piccoli quadretti di spiluccare secondo la proprio preferenza di gusti, e sorpresa sorpresona, in cinque abbiamo spazzolato tutto. Non è rimasta nemmeno una briciola.

Sono trascorse 72 ore e pare siano ancora tutti in buona salute. Sono promossa?

Sta a vedere che se mi va male con gli ascensori e non riesco a diventare psicologa, vado a fare la pizzaiola.

giovedì 25 novembre 2010

TUTTO FILERA' LISCIO COME IL MUCO

Il mio oroscopo di ieri diceva:
Dopo alcune giornate trascorse a cercare di decifrare i vostri sentimenti (odio random per l'umanità), ebbene oggi finalmente avrete la situazione più che chiara (odio tutti) e potrete pertanto agire di conseguenza (ovvero esprimendo l'odio), senza paura di essere malintesi oppure senza che gli altri vi rimproverino per la vostra proverbiale indecisione. Tutto filerà liscio come l'olio!
Alle otto e mezza del mattino il mio malumore era a tal punto evidente che, dopo aver fatto scivolare un foglio sulla scrivania e dopo aver risposto acidamente alle prime due domande, il capo mi ha ripresa immediatamente, chiedendomi di non avere a che fare con lui se il mio atteggiamento doveva essere quello e di andarmene a casa se l'intenzione era quella di continuare ancora a lungo con la mia aggressività. A quel punto è cominciato l'Armageddon.

Ho staccato le mie chiavi dall'enorme mazzo e gliele ho lasciate sulla scrivania.

Il CdM, solidale, ha lasciato le sue.

Il Capo continuava a criticare aspramente il mio comportamento.

Sono cominciate le mie urla isteriche.

Il CdM prendeva le mie difese parlando seraficamente di come la nostra vita, priva di stipendi da mesi, sia diventata insostenibile.

Io urlavo (puntando il dito a salsiccina come una pazza furiosa) che posso avere l'atteggiamento che voglio se lui non mi paga e che può evitare di scandalizzarsi.

Il CdM ribadiva che la nostra vita, priva di stipendi da mesi, è diventata insostenibile.

Il capo a quel punto si è reso conto che ce ne stavamo andando, lasciandolo nel suo ufficio malgestito a galleggiare in un mare di liquami maleodoranti.

Io urlavo con la bava alla bocca. Lui urlava in preda al panico. Il CdM interveniva con poche, misurate e accurate, invettive.

Non so nemmeno come sia successo, ma dopo un'ora sedevo di nuovo alla mia scrivania, con l'abisso che si spalancava sotto di me e la consapevolezza che non ne uscirò mai con tutti i miei pezzi. E mentre il capo si avvicinava alla porta gli argini sono crollati e la mia faccia è diventata una maschera di lacrime e muco. Il capo mi ha guardata, non ha sopportato la visione di tutto quel viscidume esondante, ed è scoppiato in singhiozzi.

Una valle di lacrime sotto gli occhi perplessi del CdM. Un ufficio umido dove la dignità scivolava ormai da tutte le parti.

Cos'altro succederà ora? Andrò a lavare i miei panni al fiume e mi nutrirò della muffa dei muri di casa?

Nel frattempo, magicamente è comparso ben il 4% della quota di stipendio mancante. E ora? Devo cominciare a strapparmi i capelli, vomitare e pisciare in ufficio in preda alla possessione demoniaca o fare le capriole all'indietro urlando maledizioni in lingue soprannaturali per farmi dare il restante 96%?
 

martedì 23 novembre 2010

AGGIORNAMENTI

Dopo una settimana in cui:

- ha constatato che non esiste nulla di quello che si aspettava qui dentro

- ha avuto modo di constatare che le mie scenate isteriche sono dettate da una profonda disperazione radicata e non da un mio malcurato scompenso cerebrale

- non ha ricevuto una sola direttiva utile a poter svolgere il suo lavoro

- ha avuto la conferma che non solo non c'era alcun bisogno della sua figura qui dentro, ma che probabilmente per il suo servizio non prenderà un centesimo utile alla sua sopravvivenza

- ci ha rimesso una confezione di carta igienica, tre pacchi di caramelle, diverse barrette Kinder e qualche Bacetto Perugina

oggi il nuovo collega ha dato forfait.

Fuori uno.

La nuova collega sta dando di matto, in quanto il capo la rifugge e lei non ne capisce il motivo. Ha criticato aspramente il suo lavoro e mi ha mandato in ambasciata a riferirglielo, in quanto lui si vergogna. Da quel momento ci sono state solo scenate da manuale da parte mia, da parte della nuova collega e il capo, come da programma, si è dato alla macchia.

Domani scade l'ultimatum che il CdM ed io gli abbiamo lanciato ieri sera. Da giovedì è guerra.


Aggiornamento delle 14,24

Dopo aver visto la mia capa spegnere la macchina nel tentativo di aprire una finestrino, ho deciso che la mia emicrania doveva essere assecondata. E me ne sono andata a casa. D'altronde, io non ho mica ucciso nessuno.

lunedì 22 novembre 2010

Carissimo capo,

stavolta hai passato ogni limite.

Domani sarà un anno che lavoro per questo ufficio sgangherato.

Non hai ancora capito come si gestisce un'attività.

Non sai formulare una frase comprensibile nella tua lingua.

Siamo già nella cacca fino al collo e tu pensi bene di riempirmi l'ufficio di gente che, oltre tutto, vorrebbe aiutarti, ma non ha i mezzi per farlo e ci spintoniamo tutto il giorno in preda all'isteria totale.

Te la prendi con me perché in preda alla disperazione cerchiamo nuovi modi di trascorrere il tempo per salvarti il fondoschiena.

Nel momento del bisogno non ti fai vedere.

Ah, dimenticavo, non mi paghi da luglio. E continui a rimandare.

Ti comunico che mi hai prosciugata in tutti i sensi.

E ora attaccati al tram.

giovedì 18 novembre 2010

APARTMENT LIFE

Dormo con i tappi dal lontano 2006, anno in cui la disgraziata posizione della mia camera (davanti alla quale dovevano passare tutti e si trovava proprio sulla tromba delle scale, in mezzo alla camera del Bruderone e al bagno più frequentato della casa) unita al mio proverbiale sonno leggero, mi avevano causato un'insonnia perenne.

All'inizio è stata la classica convinzione "smetto quando voglio" a fregarmi, poi mi sono detta: "quando cambierò casa, cercherò di liberarmi le orecchie".
Mi sono trasferita in un appartamento in cui sotto la finestra della mia camera tre dannatissimi cani abbaiano notte e dì dandosi la voce con gli innumerevoli canidi del vicinato, in più proprio di fianco a casa sorge il campanile del paese, che come di consuetudine si produce in allegre e sonore scampanate a partire dalle sei del mattino. Di fatto, non mi sono liberata affatto il condotto uditivo e ancora ogni sera mi riempio di gomma con la speranza di attenuare i rumori.

Speranza che ti accorgi essere vana se, alle due e mezza della notte, ti svegli con il cuore in gola perché sembra che qualcuno ti stia sfondando la parete con un ariete.
"Amore, santo cielo, aiuto, qualcuno sta cercando di entrarci in casa, aiuto, moriremo tuttiiiiiiiiiiiiiiiii" ho cominciato a scrollare il CdM con la tachicardia a mille.
La risposta sonnacchiosa del CdM: "Amore, tranquilla, dormi, è solo il vicino che sta trom*****".

Mi sono tolta i tappi e non solo il caro uomo si intratteneva vigorosamente con una donna, ma aveva pensato bene di tentare di cammuffare il tutto accendendo lo stereo ad altissimo volume, così da creare per bene l'effetto "crollo della casa imminente". Alle tre di notte. Ma la gente lo sa che io devo dormire per non essere socialmente pericolosa?

martedì 16 novembre 2010

IL NUOVO COLLEGA

Sì, avete letto bene. Siccome la situazione non era già abbastanza disperata e a nulla sono valse le nostre grida, minacce, recriminazioni e insulti vari ed eventuali, ieri è comparso il nuovo collega. Ora siamo in 4 (anche se la collega è attualmente dispersa chissà dove, visto che non si fa vedere da due giorni) con due scrivanie e due pc. Comodo, efficace, per niente snervante.

Il nuovo collega è un 40enne alto quasi due metri, tanto che nell'ex ufficio del CdM non riesce quasi a stare in piedi (in quanto ricavato da un soppalco). Per entrare deve abbassarsi ogni volta e più di una volta ha rischiato di spaccarsi la fronte.
Ieri mi sono fermata a parlare con lui (poiché ero priva di pc su cui far finta di lavorare), così ho scoperto che fino a poco fa vendeva surgelati. Ma in fondo perché assumere qualcuno che abbia anche solo una vaga conoscenza di ascensori quando puoi benissimo utilizzare una psicologa-segretaria d'albergo, un fornaio-informatico, una direttrice d'albergo-tuttofare e un venditore di surgelati?

Qualunque sia il risultato di questo strabiliante team allo sbaraglio, i nuovi colleghi hanno portato una ventata di novità in ufficio. Se la collega nuova ci aveva riempito di caramelle e ogni giorno ci lascia sulla scrivania un cioccolatino in omaggio, il nuovo collega si è sentito in dovere di rifornirci non solo di cibo, ma anche della carta igienica (mancante ormai da tre mesi).

Considerato che non posso di certo sembrare deperita, mi sto seriamente chiedendo se per caso non li ho spaventati tanto da farli sentire in dovere di diventare ruffiani con la sottoscritta, prima arrivata e ancora non spodestata dal trono (ma durerà ancora per poco, garantito). Questo clima mi rende inquieta e dubbiosa, se poi ci aggiungiamo che i colleghi non cancellano la cronologia di Explorer e troneggia in bella vista anche "youporn", la cosa si fa sempre più sconcertante.

Cosa succederà ancora in questo ameno ufficio dimenticato da San Paghino? Quanto resisterò sul mio trono prima di essere spodestata a colpi di caramelle alla frutta? Aiuto.

giovedì 11 novembre 2010

ORMAI LO SANNO TUTTI CHE NON LO SOPPORTO

Dopo 12 mesi che si firma a mio nome nelle email, ieri mi pone la fatidica domanda: "posso farlo o ti dà fastidio?".
Lo guardo, respiro profondamente e gli rispondo: "Solo se mi fai correggere".
Lui si scandalizza.
"Ma per favore, la mail che ho scritto è perfetta! Dai, guarda, poi mi dici se non ho ragione."

Mi siedo e respiro un'altra volta.
"Intanto la punteggiatura..." e comincio a correggere con rabbia i suoi dannatissimi "due punti" messi a caso in ogni dove, gli stramaledetti puntini di sospensione che si protraggono per righe, aggiungo le virgole dimenticate e già mi sento meglio.
"Quante storie per una virgola..." bofonchia alle mie spalle.
"E ora mettiamo qualche lettera maiuscola" così mentre lui scuote la testa con aria indignata, io comincio a mostrargli il magico mondo del Caps Lock e dello Shift.
"E ora passiamo all'italiano" e le proteste diventano tutte un "ma non è possibile, ho scritto correttamente tutto!".
"Allora, intanto questo inerente non si può leggere.."
"Sgrunt"
"E magari qui ci può andare un congiuntivo eh"
"Bof"
"E va si scrive senza accento"
"Ahahahahahhahahah, ma per favore!" si rotola sulla sedia senza ritegno.
Mi scaldo. "Ti posso assicurare che va si scrive senza accento, così come fa, sto, sta, etc!"
"Giorgioooooooo" (chiama a gran voce l'operaio in magazzino) "va si scrive con o senza accento?"
Lui tartaglia "Oh, beh, credo senza... credo"
Il capo mi guarda con il guizzo della vittoria.
"Ellouiiiiin, vieni giù. COme si scrive va?"
E Ellouin (sì, il mio amore adorato) risponde: "Va si scrive senza accento, come fa, sto, sta, me, te,etc"
Il capo non è convinto. "Fai la correzione automatica del testo e poi vediamo".
Il mio testo non ha nessuna striscia rossa.
"Questo computer non funziona!!!"
Avvio il controllo ortografico sul suo testo e compaiono le strisce rosse della vittoria. 
Sembra convincersi. "Che cosa bruttissima, allora io ho sempre sbagliato" dice a mezza voce.
Il mio sorriso la dice lunga sul senso di vittoria e soddisfazione personale. Ti ho schiacciato, pivello.

In quel momento arriva la notifica: una nuova email ricevuta. E' un nostro fornitore milanese, persona di discreta cultura e che quotidianamente invia centinaia di email commerciali.
"Come da accordi presi poco fà..."
Il capo salta sulla sedia "Ah ah! Come la mettiamo allora?? Lo vogliamo controllare questo computer o no??" e se ne esce dall'ufficio ghignando.

Odio tutti.

martedì 9 novembre 2010

TALLONE D'ACHILLE

Venerdì sera, abbracciati stretti sotto il piumone, occhi scintillanti che si guardano.

"Tu non sai tutto di me... ci sono cose che non ti ho mai raccontato" dice la Aus con aria languida.
"Tipo?" corruga la fronte il CdM.
"Beh, cose di cui ho preso consapevolezza negli anni, che sono cresciute con me e che ora voglio condividere con te."
Occhi che si cercano pieni di curiosità.
"Davvero?"
"Sì, davvero."

Bacio a schiocco sulle labbra.
"Dai, ora allora ti faccio una confessione."
Il CdM assume un'aria attenta.
"Ho un problema con i miei talloni."
Il CdM assume un'aria contrita.
"Sì, non sopporto di dover fare pressione sui talloni. La sola idea che qualcuno possa spingermi il tallone mi fa sentire male e..."
Il CdM, con un guizzo diabolico negli occhi, si fionda sotto le coperte per testare ciò che le sue orecchie curiose hanno appena udito, ma le urla belluine e le ginocchiate mirate al suo crapino pelato lo fanno desistere.
"Ma sei cattivo!!" strilla la Aus inorridita dalla reazione malvagia.
La Aus è dispiaciuta, il suo problema con i talloni è qualcosa di serio che la mette in difficoltà, per esempio, anche alle lezioni di pilates, in cui certi esercizi vanno fatti appoggiandocisi sopra con tutto il peso. La delusione per la mancata comprensione è cocente.

Morale della favola: mai confidare un segreto al proprio compagno, specialmente se questo potrà essere usato contro di te.

venerdì 5 novembre 2010

PACE E BENE

C'era tutta questa gente al bar e provavo per tutti un odio profondo. C'erano delle mie ex compagne di classe, anche loro finalmente punite da quell'età ingiusta che aveva fatto mettere su un po' di chili anche alle loro membra smunte, e godevo oltremodo guardando le loro guance cicciotte e le cosce floride, come le mie. "Non solo a me dunque" ghignavo con aria malvagia.
E poi c'erano tutti questi ragazzi che si prendevano gioco di me, mi schernivano e mi nascondevano la bicicletta. Mi avvicinavo ad uno di loro, intimandogli di restituirmi la bici, e lui aveva quel sorriso così strafottente che non resistevo più, e gli infilavo le dita negli occhi con cattiveria, prendevo la sua testa tra le mie mani e la sbattevo forte sul tavolo, e poi colpivo quella faccia da schiaffi con tutta la forza di cui disponevo. Ripetutamente, con cattiveria infinita.

Mi sono svegliata con la consapevolezza che oggi sarei potuta diventare pericolosa.

Poi ho assistito alla telefonata che terminava con la frase "sicuramente c'è una differenza abissevole" e ho desiderato ardentemente che almeno una delle persone con cui me la sono presa stanotte entrasse in ufficio e mi strappasse le orecchie.

giovedì 4 novembre 2010

LA BASE SICURA

Pur non condividendo tutti gli aspetti della teoria sull'attaccamento, ho sempre trovato affascinanti i discorsi sulla figura materna, intesa come base sicura, un porto saldo a cui il bambino sa di potersi aggrappare nei momenti (fisiologici e psicologici) del bisogno. La madre buona che attraverso la sua funzione di holding si preoccupa di fornire al bambino un ambiente fisico e psichico di sostegno, mettendo in secondo piano i propri bisogni in favore di quelli del bambino, è una figura sicuramente affascinane che rincorriamo un po' tutti nella vita.

Questo rapporto con la madre si evolve naturalmene nella sana e spontanea separazione, ma chiunque abbia provato questo senso di appagamento primordiale sa quanto in realtà, anche a trent'anni, sia confortante l'idea di trovare ancora qualche residuo di quel porto caldo e tranquillo fatto di protezione e dedizione della propria mamma. Se poi la tua vita si sta trasformando in una sorta di "incertezza costante ansiogena" sul futuro immediato e non, la necessità di rientrare nel rango "protezione mode on" diventa qualcosa di irrinunciabile.
Quindi ecco che anche la sottoscritta aveva ceduto al bisogno di conforto. Lontana ormai da casa (anche se fisicamente sempre presente), avevo lasciato in quella casa i miei preziosi biscotti allo yogurt della Vitasnella. Ci tengo a specificare che tali biscotti rappresentano la mia salvezza nelle sere in cui mi dedico al pilates, e che li avevo riposti in dispensa con fiducia in quanto:
a) i miei fratelli li detestano
b) passando dalla Mutti dopo l'ufficio mi è  più comodo prenderli su al volo da lì piuttosto che ricordarmi di portarmeli in ufficio al mattino.
La Mutti inoltre conosce a dovere sua figlia e sa perfettamente che se ella non si nutre, può diventare pericolosa, specialmente se poi deve sottoporsi ad uno sforzo fisico.

Ieri l'amarissima scoperta. Di fretta, con l'umore solito da "è finita un'altra giornata di lavoro ed è stato il solito schifo" e la consapevolezza di dover faticare a breve, apro la dispensa e non li vedo. I miei biscotti non ci sono più.

"Mamma???"
"Oh, beh, sai quando ti ho detto che sono venuti i bambini a fare 'dolcetto o scherzetto' e io mi sentivo in colpa perché non avevo niente, così ho dato loro dei biscotti?"


L'orrore che mi si dipinge sul volto. Ha regalato i miei preziosissimi biscotti a dei bambini qualsiasi in una sera in cui le avevo pure scritto un sms dicendo che a mia volta avevo dovuto negare il dolcetto per mancanza di riserve di dolciumi.

Ho quasi tren'tanni e ho perso la mia base sicura? Sono affranta.

("Tra l'altro i bambini sono rimasti delusissimi da quei biscotti, non erano granché adatti credo". Sgosh)

mercoledì 3 novembre 2010

LA NUOVA COLLEGA


Devo ammettere che non me lo aspettavo, ma siccome le condizioni lavorative sono già disastrose i casi sono due:

a) la nuova collega salverà la barca con i suoi superpoteri
b) la barca affonderà inesorabilmente e ci libererà da tutti i nostri mali e amen.

La situazione dunque ora è la seguente: il CdM è stato spodestato dal suo ufficio, quindi ora vaga come un profugo per l'ufficio senza una postazione fissa, sistemandosi per lo più dietro le mie spalle e lasciandomi zero privacy per sparlare amenamente di lui con le mie amiche nei momenti di disperazione (avere qualcuno alle spalle che guarda quello che scrivo e/o leggo è una delle cose che odio di più al mondo, ma siccome l'ha già letto in anteprima scommetto che non si stupirà nel leggerlo di nuovo).

Dai piani alti (dunque dall'ex ufficio del CdM ramingo) proviene ora una voce costante. E se dico costante, intendo, costante. Perpetua. Imperitura. Poiché il bagno si trova al piano di sopra, non posso più godere di qualche minuto di pace nemmeno sul wc, perché la nuova collega è un fiume in piena. Anche mentre la vescica si svuota, lo sciacquone si attiva, l'acqua scorre, io sento la sua voce che spiega, domanda, impreca, racconta, rivela. Ho quasi trent'anni e posso finalmente dire di aver compreso a pieno il significato della parola "logorrea". Quando usciamo di qui le nostre orecchie frizzano per almeno un'ora. Ammesso che si riesca ad uscire, in quanto dobbiamo letteralmente scardinarla dalla sedia e condurla gentilmente alla porta ogni volta alla chiusura, perché bisogna sì riconoscere che non è una che si risparmia sul lavoro, ma sapete com'è, io fuori dall'ufficio avrei anche una vita (nettamente migliore, tra l'altro).

I miglioramenti della qualità della vita in ufficio, impossibile negarlo, sono comunque evidenti. La nuova collega è sveglia, in pochissimo tempo ha capito perfettamente che qui non funziona niente, che i problemi che io reputavo enormi sono in realtà inaffrontabili e che sì, ci vorrebbe un miracolo. Non le ho dovuto dire quasi nulla, e questo è un sollievo, così come lo è il fatto che riconosca pienamente che la colpa non è nostra se va tutto in malora, e che stiamo solo pagando le conseguenze di una delirante gestione impostaci dall'alto. Per consolarci oggi è comparsa con tutta una serie di "beni di conforto", che comprendono dietorelle, barrette Kinder, gelatine di frutta e cioccolatini, a cui sto attingendo istericamente da stamattina come se fosse l'unico cibo a mia disposizione da un secolo.
Ogni volta che si presenta qualche situazione assurda (tipo il mio capo che mi chiama e mi affida i compiti più indecifrabili, scorretti, o abominevoli che esistano) e la sento gridare dall'alto "ma dai, non è possibile! Tutto questo è allucinante!" quello che prima mi usciva come un'imprecazione disperata ora si trasforma in un ghigno malefico dipinto sul viso che significa "allora non sono io che non capisco una brocca!". Ho intenzione di continuare a godere di questa empatia finché, come è inevitabile, lei non deciderà di darsela a gambe e a quel punto, beh... io mi sono un po' stracciata la budella.

(Nel frattempo, dopo sei giorni di pastiglie e applicazione di creme, la mia faccia è tornata guardabile, Gioiamo tutti insieme alè alè).

venerdì 29 ottobre 2010

ZOMBIE


Io sono quella che se ha un formicolio alla gamba, guarda su internet e pensa "oddio, ho la sclerosi multipla".
Sono quella che in caso di mal di testa più forte del solito pensa già di avere un ictus in corso.
Sono anche quella che quando soffre enormemente per il ciclo, pensa ogni volta di essere vittima di un'emorragia interna.
Sono sempre quella che l'ultima volta era andata dal medico con l'occhio supplicante dicendo qualcosa come "dottore, sento di avere una trombosi in corso".

Sono quella che, martedì mattina, si è svegliata con mezza faccia ricoperta di puntini rossi, che nel corso della giornata si sono gonfiati fino a formare grosse macchie che mi deturpano il viso. Il mio medico non c'era, così quella lì, quella un po' bacata nella testa, si è affidata alla farmacista, la quale le ha consigliato una crema antistaminica e di farsi vedere dal medico appena possibile.


Ebbene, oggi finalmente il medico era disponibile, anzi, era addirittura a casa di mia nonna, così ho lasciato al volo l'ufficio con la promessa "torno subito" e ho raggiunto trafelata la cucina ansando un "dottore, guardi la mia faccia, che cosa mi sta succedendo?".
Lui si alza in piedi, mi scruta il viso con espressione preoccupata misto disgustata e dice "Oddio, che roba è, impressionante".
Oh santa puzzola. "Dottore, guardi, in farmacia mi hanno dato questa crema, ma non vedo miglioramenti".
"Quella crema?" domanda scandalizzato indicando il tubetto "Oh, beh, io non me la metterei in faccia."
"Dottore, io la metto da tre giorni, e ora?" pensando con occhi sgranati dal terrore "lo sapevo, ora muoio".
Mi chiede se ho cambiato cosmetici (considerato che sono ridotta come il porco e non ho fatto nemmeno la ceretta ai baffi...), crema, se sono venuta in contatto con sostanze strane. "No, davvero, solo con il tappetino di pilates in palestra" ammetto mentre mia nonna già mi riprende "ma senza usare nemmeno un telo, che schifo!". Diavolo, lo fanno tutte, io che ne sapevo.
Mi prescrive una nuova crema, delle compresse, e mi chiede il nome della palestra, per poterla depennare dalle sue possibili frequentazione. Ringranzio e torno di corsa al lavoro.

Non appena chiudo la porta lui sospira e dice a mia nonna e alla Mutti: "Mah, speriamo bene per quella faccia".

Oddio, lo sapevo. Ora vorrei tanto potermi mettere a letto con la faccia della sofferenza, perché mica mi sento tanto bene. Sento di avere anche un po' di nausea, nonché un senso di debolezza. E sonno. Oddio, no, non sto mica bene. E stasera devo pure uscire. Santo cielo santo cielo!