Sgosh autunnale

Sgosh autunnale

venerdì 5 ottobre 2012

Da dove si comincia?

Non sono più capace di scrivere con regolarità. Forse è perché la regolarità è andata perduta da un pezzo, e non parlo naturalmente di quella intestinale, per la quale almeno potrei aiutarmi con l'Activia. 

Dopo un anno e mezzo di corse folli, di turni, di rotazioni di lavoro e cambi di contratto, eccomi di nuovo disoccupata. Non sarebbe niente di drammatico, se il mio adorato CdM ed io non volessimo sempre fare i piccioncini e condividere proprio tutto tutto a riprova del nostro immenso amore. A volte mi commuovo un po' per l'estrema solidarietà che dimostriamo l'uno con l'altra: uno si ammazza di lavoro? Anche l'altra. L'altro rimane disoccupato? Anche l'altra. Non riusciamo a star fermi, ad annoiarci, a stabilire la temuta routine di un rapporto basato su lavoro, casa, bollette, vacanze.
La situazione assume connotazioni sempre più angoscianti dal momento che la mia famiglia sta sistemando la vecchia casa dei miei nonni (anno 1958, disabitata dal 1966) per darci la possibilità di trasferirci  nella mia amatissima Ridente Cittadina. Sarebbe un'ottima prospettiva, se questo non comportasse il totale prosciugamento del mio già piangente conto in banca. 


E così stiamo adottando la triste tattica dell'invio curriculum a pioggia, che tanti saggi sconsigliano dall'alto del loro posto di lavoro, ma che al momento è l'unico intervento possibile per salvarci il fondoschiena.



Dopo 16 anni trascorsi in gran parte a fare la stagionale, il mio più grande desiderio sarebbe quello di liberarmi di questa maledizione. Un pomeriggio, mentre stiravo con l'ossessione del "ommioddio morirò facendo la receptionist in un doppio turno chiusura/apertura", il mio cellulare ha suonato e la cosa sconvolgente era che non era la Vodafone, ma un'offerta di lavoro. 
Il posto di lavoro di cui si è parlato al colloquio mi calzava alla perfezione. Sono quelle proposte che potrebbero dare una svolta alla tua vita, aprirti le porte di un futuro finalmente diverso da quello a cui sembri condannata. Per la seconda volta nella mia vita ho nutrito l'ardita speranza che l'incubo fosse finito e che le mie settimane sarebbe state lunedì-venerdì, con le chiappe posate ad una scrivania a fare un lavoro che mi sembrava bellissimo e che grazie al cielo non c'entrava con gli ascensori. Mi sentivo perfetta per quel ruolo, e al colloquio, obiettivamente, ho mostrato di essere preparata e disponibile. Attendevo solo la chiamata fatidica: "il posto è tuo, una nuova vita ti aspetta". E a quel punto avrei festeggiato preparando una cheesecake.



Poi l'altra mattina il telefono ha squillato e un'incudine mi ha schiacciato la testa.
"Sei Ausdauer? Ciao, sono AlbergatorePazzoFurioso e mi ha dato il tuo numero il tale dell'AziendaDeiSogni, mi ha parlato benissimo di te, sei piaciuta moltissimo e siccome non possono assumerti hanno pensato che potrebbe interessarti questo lavoro... e vorrei conoscerti, magari fare due chiacchiere, magari potrei assumerti a lavorare da me, io cerco una ragazza del tuo livello, ecco, so che le più brave trovano lavoro in fretta e io ho bisogno di capire se fai per me, ecco, non so, magari ti va di vederci e parlarne e, cosa ne dici? Ti interessa il  lavoro?"
Stordita dal fiume di parole incomprensibili e dal dolore incommensurabile per la presa di coscienza che quel posto da sogno non sarà mai mio, sono riuscita a sussurrare "come scusi?"
"Hai ragione, ricominciamo da capo che mi sono presentato malissimo. Sono dell'albergo FacciamociRicoverareFelicemente, mi interessa una ragazza per la prossima stagione".
A quel punto volevo buttarmi in terra e piangere fino al mio 40esimo compleanno, ma ho accettato con la morte nel cuore di fare il colloquio.



Arrivata lì scopro che il tizio in questione si presenta persino peggio di come poteva sembrare al telefono: è esagitato, fa le stesse domande anche tre volte di fila, ripete "è chiaro??" ogni 4 parole, non mi conosce affatto e mentre gli rivolgo sguardi terrorizzati continua a esclamare "credo che tu sia la persona giusta!". Mi propone una cifra esorbitante, che con la casa in arrivo sarebbe a dir poco necessaria, e mi spiega che cosa vorrebbe da me:
- l'invio di almeno 100 preventivi al giorno, seduta ad una postazione di un metro quadrato in un ufficio SENZA FINESTRA
- la mia presenza in albergo 7/8 ore al giorno per 4 mesi senza giorno libero, per altri 2 prendendomi le giornate libere che voglio compatibilmente con la mole di corrispondenza da svolgere

- nel tempo che rimane (????) dovrei occuparmi degli incassi di entrambi i suoi alberghi
- vorrebbe che io fossi pronta a sopportare i suoi scatti d'ira nel caso rimanessero camere vuote o ci fossero problemi con i clienti, conscia del fatto che comunque lui mi pagherebbe una cifra non paragonabile a quella di altre strutture

In pratica dovrei scegliere tra i soldi che mi servono per la casa e le successive cure in psichiatria e una vita fatta di stenti, ma priva di medicine per il fegato.
Inutile dire che il mio futuro mi appare sempre più roseo.


(nella foto: la mia futura cucina)

6 commenti:

  1. Risposte
    1. Si parla di lavoro stagionale, dove il giorno libero e le 40 ore settimanali stabilite dalla legge sono solo sulla carta. Chiaro che esiste il periodo di prova, ma conviene pensarci bene mooooolto prima, perché quando si inizia una stagione e si rimane a piedi durante il periodo di prova non c'è santo che tenga: sei fuori dai giochi migliori e se si vuole sperare di lavorare si prende quello che è rimasto, a stipendi spesso ridicoli.

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    2. Questo lo so, purtroppo è così se si vuole andare avanti e sopravvivere si accetta tutto.
      Però, intendevo che magari con un periodo di prova tu potresti verificare bene se farcela a tenere certi ritmi o se non fa per te... perché, comunque sia, per quanto remunerativo sia, devi essere anche tranquilla e devi poterlo fare con piacere e serenamente altrimenti un lavoro fatto con fatica e poca tranquillità si fa male...

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    3. Il problema rimane, il lavoro comincerebbe a inizio stagione naturalmente e far trascorrere quello sperando che vada bene è un rischio. Se rinuncio dopo la prova ho buttato un gran numero di possibilità alternative, perché gli accordi si prendono molto prima.

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  2. Questo è quello che si dice "finire dalla padella nella brace" :-(

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